(The train)
Visto in tv.
Un treno carico di opere d'arte rubate da un milite nazista parte da Parigi per la Germania poco prima dell'arrivo degli alleati. Un gruppo di pochi uomini (con la collaborazione di capostazione e macchinisti) cercherà di rallentare il treno il più possibile.
Un film dalla trama esile come tutti i film d'azione (azione del '64), ma dal ritmo eccezionale. Obbiettivamente quanti modi ci sono per fermare un treno? beh a quanto pare se sei un capostazione e sei interpretato da Burt Lancaster (sempre con la stessa espressione, ma sempre incredibilmente adatta) ne conosci abbastanza per intrattenere per minuti senza mai un momento di stanca.
Frankenheimer è grande dietro la macchina da presa; un bianco e nero solidissimo ed una profondità di campo enorme che permette bellissime inquadrature dalle rotaie e che nelle scene in indoor fa in modo di inquadrare tutti i personaggi su piani distantissimi. (ad essere onesti questo film è stato iniziato da Arthur Penn, poi sostituito da Frankenhemeir, non so quindi a chi vada la maggior parte del merito).
La questione se valga la pena morire per un'opera d'arte non è mai dichiarata direttamente tranne nell'evidente finale (rimane comunque meno urlata che in Monuments men). A parte questo non c'è una morale dietro a questo film; i nazisti sono addirittura mostrati come uomini con opinioni contrastanti fra loro (non sono solo tutti dei cattivi da macchietta) e lo showdown finale è l'antitesi della spettacolarità. Un inno alla continenza... se non ci fosse stato un enorme incidente tra treni in poche scnee prima e diversi bombardamenti, tutti egualmente credibili.
Completa il film un cast ottimo usato per parti minuscole ed una Moreau utilizzata come mobilio francofono.
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