(The immigrant)
Visto qui.
Le disavventure di un emigrante che cerca di sopravvivere, prima sulla nave che conduce verso gli USA, poi alla miseria che incontrerà una volta giunto a terra. Il finale positivo gli porterà un matrimonio nonostante le difficoltà
Gradevolissimo cortometraggio di un Chaplin già molto abile nello slapstick, anche se non ancora perfetto nell'unire nelle medesime capacità di far empatizzare.
L'ho cercato dopo averlo visto nel film "Arrivederci, ragazzi" perché è evidente che, senza sollevare troppa polvere, Chaplin mostra le condizioni degli emigranti, il sollievo nel vedere la Statua della libertà e gli effetti della povertà (il pesante pestaggio dell'uomo che non può pagare al ristorante); Chaplin qui unisce, come farà nei suoi film migliori, la risata alla lacrima, diverte per le condizioni orribili sulla nave e per le persone trattate come animali così come per le difficoltà economiche successive. Il fatto che sia stato realizzato nel 1917, periodo in cui le migrazioni dall'Atlantico erano ancora presenti (e di cui probabilmente Chaplin aveva avuto esperienza diretta) lo rende una critica sociale in versione di commedia. Bravo.
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