(Secret in their eyes)
Visto al cinema.
Un omicidio, un agente dell'antiterrorismo che, per motivi personali, si mette a indagare; a distanza di 13 anni sembra avere (finalmente) scoperto qualcosa, cerca di riaprire il caso grazie all'aiuto della sua ex fiamma (quasi mai dichiarata) riaprendo vecchie ferite.
Questo film è, ovviamente, il remake americano, dell'omonima opera argentina. Al netto delle differenze di trama (molto semplificata in questo caso, eliminando alcuni personaggi tra cui il bellissimo collega alcolista e riducendo la vicenda a un doppio inseguimento, uno nel passato e uno nel futuro) l'operazione è interessante, perché prende una vicenda blandamente legata alla storia della dittatura argentina e la attualizza sostituendo la dittatura con l'ossessione per il terrorismo post 11 settembre.
Più che la semplificazione della storia (che almeno nella seconda parte sembra modificarsi per poter ottenere l'effetto finale simile a quello del film originale anche per chi già conosce la storia) quello che qui fa scadere il film al rango di un mediocre thriller è tutta la sottigliezza di sceneggiatura e di regia (per le qual cose si può incolpare sempre Billy Ray).
Semplificando la vicenda vengono semplificati anche i rapporti tra i personaggi; l'attrazione corrisposta, ma ami dichiarata, fra i protagonisti è esplicitata innumerevoli volte senza riuscire a raggiungere le vette del precedente; viene ance cassata la scena madre del treno, ma a voce alta tutti dicono continuamente dell'amore tra i due. Cambiando il rapporto con la vittima, la magnifica ossessione del protagonista del film ispanico (ossessione legata alla vicinanza con l'innamorata e a fattori indiretti) non viene sfruttata (e sarebbe stato magnifico vedere un protagonista ossessivo in un ambiente paranoico come il post 11 settembre) e si riduce tutto a una sorta di vendetta quasi personale.
Infine la regia si adagia. Non si pretendono i forzati virtuosismi del primo film, ma qui proprio manca tensione quasi in ogni scena e manca completamente il ritmo, riuscendo con successo a costruire qualcosa giusto nel breve inseguimento al galoppatoio.
Il cast all star non rende assolutamente; la Roberts si salva solo per la consuzione che le si vede sul volto e per il dono fattole di interpretare tutte le scene madri, Ejiofor è bravo, ma naviga nella media, la Kidman toglie ogni sottigliezza al personaggio e non riesce minimamente a ricordarmi perché l'ammiravo così tanto.
Un film che perdendo tutto il fascino dell'originale non riesce comunque a competere dal punto di vista del thriller, diventando uno dei tanti prodotti che presto si dimenticheranno.
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