(Austenland)
Visto in Dvx.
Un'americana appassionata (ossessionata) dai libri di Jane Austen e dalla vita sociale parzialmente disadattata da questo pervasivo dettaglio, si regala un soggiorno a Austenland, un parco di divertimenti ispirato alla scrittrice, dove si vive in una villa d'epoca, con vestiti appositi, linguaggio confacente, giornate piene di attività dedicate (dalla caccia al pizzo) con la possibilità, mai dichiarata apertamente, di un qualche amorazzo con uno degli attori (sexy attori) che si fingono paggi o personaggi della vicenda.
Opera prima di Jerusha Hess come regista, moglie di quel Jared Hess con cui firma sempre le sceneggiature.
Come regia siamo agli antipodi rispetto al marito; macchina da presa mobile, costruzione di scene tridimensionali e concessioni a molti stacchi, dettagli, movimenti. Come fotografia invece siamo in linea, colori vivaci, luci che si adeguano al calore dell'ambiente, il tutto trattato solo in maniera più dolce, più zuccherosa, come la vicenda richiede.
Dal punto di vista contenutistico direi che non siamo distanti ai soliti film della coppia; personaggi emarginati per eccesso di nerditudine che cercano una valvola di sfogo proprio nel mondo che ritengono a loro più simile; ovviamente rimarranno scottati ripetutamente fino allo scioglimento finale. Qui però il tutto è trattato in maniera più convenzionale con il passo della commedia sentimentale e un happy end che sembrerebbe canonico. Ma quello che più impressione è vedere un Hess che permette ai suoi attori di recitare.
Come dicevo il contenuto è simile, ma lo svolgimento più banale. Tuttavia non è da buttare; lo svolgimento arriva alle solite conclusioni hollywoodiane, ma è evidente che Jerusha Hess non è interessata alla meta, quanto al viaggio. Per arrivare all'happy end, si passerà da un ambiente di attori, pagati per sedurre, in cui la realtà e l'ambiente ricostruito si fonderanno determinando cortocircuiti, rotture e incomprensioni; il tutto non si fermerà ad Austenland, ma verrà esportato anche nel mondo reale con la scena dell'aeroporto. Il discorso intrapreso permette di giocare con le possibilità offerte da un sogno che si realizza e con l'impatto che può avere con la vita di tutti i giorni.
Senza raggiungere mai i picchi di sentimentalismo dei film realizzati con il marito, questa commedia romantica riesce a intrattenere con gusto, un piglio più dissacrante e un'intenzione di non trattarti da deficiente che a molti film dello stesso genere manca.
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