lunedì 9 luglio 2018

Il rosso segno della follia - Mario Bava (1970)

(Id.)

Visto in Dvx.

Uno stilista di vestiti da sposa ama uccidere giovani donne alla prima notte di nozze. La sua vita scorre tranquilla tra una sfilata e un ammazzamento finché non uccide la moglie che, vendicativa, ritorna sotto forma di fantasma rovinandogli la piazza.

Buffo e raffazzonato thriller anni '70 che mette insieme una sfacciata storia di serial killer con quel gusto cormaniano per fantasmi e dannazione eterna senza rinunciare a un twist plot finale (totalmente inutile) come se questo salvasse la baracca.
In quel decennio film di questo tipo nascevano come funghi, quindi non si pretende originalità, ma almeno concretezza, un minimo di qualità nel gestire l'idea originale e portare a casa il risultato.
A livello di regia il povero Bava fa quello che può con un incremento del montaggio interno fatto di zoom che servono a dare dinamismo (ma talvolta danno fastidio) e la solita fotografia chiassosa di altissimo livello; però neppure lui riesce ad alleggerire il film accelerando il ritmo e sorvolando sulle parti ininfluenti della trama e il risultato finale sconta una sceneggiatura confusa e un Bava troppo impegnato a muovere la macchina da presa invece che l'intero film.

Di fatto se il film fosse stato spezzato in due il risultato sarebbe stato migliore. Un film con il punto di vista del serial killer anziché della vittima sarebbe stato interessante, ma vista la prima parte di quest'opera sarebbe ridicolo dire che sia mostrata la psicologia di un assassino. La seconda parte con un fantasma che perseguita una vittima con la sua sola presenza, una maledizione inalienabile, ma estremamente calma è anch'essa originale, ma viene fuori quasi per caso e in maniera poco incisiva.

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