(Ta'm e guilass)
Visto in Dvx.
Un uomo vorrebbe suicidarsi, ma vorrebbe anche che il suo corpo venisse sepolto subito dopo. Si aggira quindi per le strade della periferia di Teheran per trovare qualcuno disposto a farlo per soldi. Incontrerà un giovanissimo militare kurdo, un seminarista afgano e un uomo che lavora come tassidermista.
Il film è di una semplicità che sfonda il limite con l'inesistenza. Se le immagini chiare (e qualitativamente migliori rispetto ai film precedenti del regista) danno un senso di irreale serenità all'iniziale peregrinare del protagonista i vari incontri, che rendono chiarissimo l'intento, vorrebbero essere una sorta di intelligenza degli ultimi, dei semplici, ma tendono incredibilmente verso la noia con una ripetitività non giustificabile (certo, ci sono alcuni picchi come il momento in cui il soldato si trova "intrappolato" in macchina e si rifiuta di uscire a vedere la fossa). L'ultimo incontro, invece, con una dolcezza incredibile e una totale mancanza di retorica riesce a rendere perfettamente il senso di poesia che è la necessità stessa del film, ma anche qui con una nota di lentezza che è si, cifra stilistica, ma che riesce a stancare con facilità. L'impalpabilità della trama, l'ultimo incontro, ma anche la bellezza visiva del finale, avrebbero meritato di più, avrebbero meritato, forse un minutaggio inferiore; se si fa arrivare lo spettatore alla fine del film col fiato corto il film non può essere completamente riuscito.
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