(La vie d'Adèle)
Visto in tv.
L'educazione sentimentale e sessuale di un'adolescente francese che scoprirà la propria omosessualità. Nella seconda parte viene invece eviscerata la sua vita di coppia da giovane adulta con la rottura e il tentativo di andare avanti.
Fotografato in maniera perfetta con colori tenui e freddi è solo la cornice per un quadro magnifico.
Il contenuto è, come si diceva, un'educazione sentimentale trattata con delicatezza incredibile, con la macchina da presa sempre puntata sulla sua protagonista ne mostra la vita e la psicologia più che spiegarla. Se lo scavo psicologico è descritto in maniera minuziosa (ma lo sono soprattutto i rapporti fra ragazzi in generale che sono quanto di più verosimile abbia visto sullo schermo finora) il vero lavoro è tutto sul corpo e sulla recitazione; la macchina da presa indugia sulla protagonista in maniera costante (famose, alla sua uscita, le lunghe scene di sesso), mentre la giovane Exarchopoulos, impeccabile nella parte dell'adolescente, da urlo nel mostrare insicurezza, ritrosia, la voglia di superare l'imbarazzo.
Da tutto questo racconto di formazione la parte dell'età adulta (la vita di coppia) appare sminuita. La regia è la stessa, ma non lo sono le protagonista; dalla delicatezza dei complicati sentimenti adolescenziali, alla storia d'amore complicata il salto è notevole e le sottigliezze di recitazione vengono messe un poco da parte, mentre la trama diventa semplicemente già conosciuta.
Nella seconda parte rimane un ottimo film, ma perde l'aura di capolavoro che stava accumulando.
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