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Visto in DVD.
Nel 1979 Ridley Scott deicde di girare un film di fantascienza. Non ha mai girato un film di questo genere, anzi, fatto salvo un film in costume ("I duellanti") non ha mai girato un film.
Scott si approccia la genere in maniera particolare... lo ignora quasi integralmente. Prende a mani basse gli stilemi dell'horror e del thriller e crea un via nuova (stessa cosa che farà subito dopo con "Blade runner" unendo la fantascienza con il noir). L'effetto finale è potentissimo.
Scott mette un gruppo di persone in un luogo isolato, come nel più classico slasher, e vi fa penetrare il perturbante (che qui prende le forme di uno xenomorfo anziché di un uomo con la maschera); fa spezzare il gruppo, organizzare difese e contrattacchi e li farà morire tutti a uno a uno in una gestione della tensione esemplare che non si esaurirà con la fuga finale della scream queen, ma andrà ancora oltre.
Ovviamente il film non è tutto qua o ce lo ricorderemmo come quel film tipo Carpenter ambientato nello spazio.
Scott organizza i suoi personaggi e li rende il più possibile tridimensionali con poche, oculate, cadute nel macchiettistico e crea una protagonista che definirla scream queen è quasi un insulto (chiedo scusa per averlo fatto poco fa); è un'eroina dura e rocciosissima, determinata e pronta a tutto, qualcosa di così vicino alla disperazione apatica e spietata (sempre sangue di xenomorfo) da essere stata avvicinata solo da Furiosa in tempi recenti. Il fatto di non aver giocato al ribasso nel cast è il valore aggiunto decisivo: la Weaver alla sua prima apparizione importante è stata una scommessa vinta, Hurt la botta di fortuna utilizzata per il minutaggio minore, ma nella parte decisiva; il resto sono tutti attori di peso che vanno dalla qualità assoluta (Holm) alla caratterizzazione di gran classe (Stanton). Pretendere di più sarebbe stato impossibile.
Scott però non si limita al cast e lavora d'immagini (come farà di nuovo in "Blade runner"). Butta a mare 25 anni di fantascienza pulita con navi spaziali bianche e luminose e pianeti grigi e polverosi e trasforma l'ambiente in un incubo. Tutto diventa nero, organico e umido, i (pochi) punti luce servono solo a creare squarci insignificanti fra le tenebre o a creare icone che diverranno il canone da '79 in poi (il tavolo illuminato dall'interno). L'ambiente molla la fantascienza classica per creare un linguaggio nuovo che diventerà la base anche dell'horror contemporaneo.
Infine la creatura; difficile dire qualcosa sul colpo di genio di Giger, sulla commistione biologica e inorganica, sul costante gocciolio e sulle allegorie parasessuali, il tutto unito in un mostro che mette i brividi ancora adesso.
Il termine seminale è abusato, ma in questo caso, come poche altre volte, può essere usato con assoluta tranquillità, per un film che a distanza di 40 anni(!) non ha ancora perso un colpo.
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