(In the tall grass)
Visto in tv.
Da un racconto di King, Natali costruisce il suo nuovo "The cube". Premesse ottime. Se King ha scritto troppo per essere sinonimo di qualità a priori, Natali è un pò il nostro compagno di viaggio allucinato sin dall'adolescenza (se si è millenials); non ci si può non buttare a pesce.
Citare "The cube" per questo film, per una volta, non è a sproposito; il film parla di erba assassina (no, diversa da questa) che attira le vittime dentro di sé, le sposta nello spazio e nel tempo, le conduce ad una roccia che le fa andare fuori di testa. Ok la sinossi non rivela il paragone, ma di fatto si tratta di un gruppo di persone, fra loro sconosciute (di fatto due famiglie) che si perdono in un labirinto verde in cui non sanno cosa sta accadendo e non hanno idea di come uscirne.
L'idea iniziale (il romanzo) è strutturata e chiara, ma il come condurla lo è meno, il come farlo è un concetto totalmente assente. Natali si perde in assurde ripetizioni, deve incollare un finale posticcio positivo che rende ancora più incongruo l'ordine e il significato degli eventi e rimane sul vago e sul suggerito (male) per tutta la vicenda non riuscendo mai a essere chiaro (e non volendo, per fortuna, spiegare tutto a voce). Il tutto si riduce a un film dalla sceneggiatura caotica e scritta malissimo e da una regia interessante all'inizio che si perde nel labirinto che si sta creando.
Trovo poi piuttosto fastidiosa questa fotografia linda pulita anche in rpesenza di terra e fango e queste notti americani malfatte degne di film di serie B o di molte porduzioni Netflix, già con il colpo d'occhio si riesce a intuire la fregatura.
PS: inguardabile il cast, però si vede sorridere Patrick Wilson, non ricordavo ne fosse capace.
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