lunedì 27 aprile 2020

Noah - Darren Aronfsky (2014)

(Id.)

Visto su Netflix.

Aronofsky prende la storia biblica di Noè, la gonfia a dismisura introducendo personaggi e relazioni nuove e (questa l'idea fondamentale) la gestisce come un fantasy. Ed ecco fatto un film.
A monte di ogni giudizio fa piuttosto specie vedere un regista viscerale e circonvenuto come Aronofsky alle prese con un colossal dal sapore supereroistico,  avrei scommesso fosse un film su commissione della Paramount rimaneggiato dall'autore se non ne avessi letto della precisa volontà di Aronofsky che da anni tentava di portare sullo schermo questa storia.

Detto ciò il film è, come già detto, un'avventura fantasy; un'ottica che, per le storie bibliche soprattutto per un europeo, è sostanzialmente nuova e, diciamocelo, vincente. La storia trattata in questo modo riesce ad avere un ritmo, un passo e un titanismo che difficilmente avrebbe avuto in altro modo, ma no solo questo. Aronofsky prende una delle storie bibliche più fantasiose (meno realistiche) e la gestisce con i linguaggi delle storie inverosimili cinematografiche, anziché il tentativo di un'agiografia di un personaggio impossibile. Fatto il salto l'effetto finale è garantito.

A fronte di questa idea di trama il film fa perno sui rapporti familiari come base del racconto, attriti, rapporti di fiducia e di forza che si muovono, si sbilanciano e si ricreano mentre questo gruppo di persone equilibrato viene messo in mezzo a una delle situazioni più estreme in assoluto.
A condire e a gonfiare c'è (e ci deve essere) un antagonista esterno che banalizza un poco e degli alleati esterni (gli angeli di pietra realizzati e animati benissimo che sono, di fatto, l'unico elemento dichiaratamente fantastico inserito a forza).

Peccato che l'arco narrativo sia scontato per gli scontri esterni e sia invece claudicante per quelli interni.
Per gli scontri esterni la scena di assalto all'arca è l'unica che si fa ricordare.
Gli scontri fra i membri della famiglia invece, una volta arrivato il diluvio diventano l'unica fonte di dinamismo ed essendo confinati in un luogo con pochi personaggi, diventano presto pretestuosi, ripetutitivi e con cambi improvvisi non giustificati.

Con tutto quanto ci si può chiedere se e dove Aronofsky si riconosca. Aronofsky c'è ed è riconoscibile. Splendido il time lapse per indicare il passare del tempo (la fonte d'acqua che diventa fiume), perfetto il continuo ritornare alla frutto della conoscenza e la morte di Abele con 3 immagini in sequenza riconoscibilissime (una sintesi rapida e perfetta fatta solo con immagini di comune riconoscibilità); idee ben congegnate, ma che, per me, sono pò poco.

2 commenti:

Christian ha detto...

Nonostante i difetti, anch'io l'avevo trovato guardabile e a tratti gradevole. Ma non è certo l'Aronofsky migliore!

Lakehurst ha detto...

Tutto sommato finché non arriva il diluvio è un fantasy rispettabile.