mercoledì 16 dicembre 2020

L'ufficiale e la spia - Roman Polanski (2019)

 (J'accuse)

Visto su NowTv.


La storia del caso Dreyfuss trattata da Polanski. La sinossi è tutta qui. Il punto di vista è quella dell'ufficiale che fece parte della commissione giudicante, ma che in seconda battuta scoprì che le prove a carico di D. erano costruite e il colpevole di tradimento ancora a piede libero.

Per stessa ammissione del regista il punto di vista è lontanissimo da quello del condannato perchè era un personaggio... noioso. Pochi interessi, personalità normale, niente di cinematograficamente utile (beh e poi c'è un'esilio sull'isola del diavolo piuttosto lungo). 

Polanski quindi si concentra sui dettagli fisici dell'indagine successiva alla condanna, costruisce una sorta di giallo tutto fatto da pezzi di carta, documenti, faldoni e lacci da sciogliere (senza metafore, proprio i lacci che chiudono i porta documenti) in una pornografia della fisicità che non aiuta la suspense, ma la verosimiglianza di un film in costume che diventa totalmente reale, quasi sinestesico.

Il film funziona perfettamente per tutta la parte dell'indagine, si rimane attaccati allo schermo non per scoprire cosa succederà e quale svolta prenderà la vicenda (è un fatto abbastanza noto anche da noi, salvo i dettagli, l'esito si conosce già), ma per sapere come verrà provata l'innocenza, quali q quante prove o indizi saranno necessari. Nell'ultima parte con i nuovi processi si perde un po d'interesse (anche la sceneggiatura si fa più enfatica), ma la cura impeccabile per la fotografia riesce a mantenere alta la qualità.

Per la prima volta Polanski mette in piedi un films torico reale e realistico senza perdere quella sua attitudine sempre svolta nei suoi drammi da camera, con vicende chiuse fra quattro pareti dove personaggi su fronti opposti si si scontrano, si studiano o cercano di eliminarsi (anche fisicamente); e il risultato è il migliore fra i suoi film in costume.

Cast magnifico, tutti all'altezza con un Dujardin che gioca di sottrazione (ma in maniera più calda rispetto ai colleghi americani) e fa da mattatore, una Seigner messa lì perché Polanski la mette dappertutto e un Garrel rabbioso messo u po in disparte (ah c'è pure Barbareschi in una particina).

2 commenti:

Lory ha detto...

Un grande film con una scenografia impeccabile e un grande amore per il dettaglio. Non conoscevo la storia, purtroppo finita amaramente così com'è finita in modo triste per Emile Zola. Polanski non si smentisce, riesce sempre a mettere in scena qualcosa di mai scontato. Da poco ho anche visto "L'inquilino del terzo piano"👍 atmosfere inquietanti nei suoi film che diventano capolavori!

Ne approfitto per augurarti BUONE FESTE!

Lakehurst ha detto...

Beh Polanski da il meglio nei suoi thriller d'appartamento; però, come dici tu, il suo sguardo non è banale neppure in questi drammoni in costume.
Intanto buone feste in ritardo.