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Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso); in lingua originale.
Un'ottima commediola molto ironica e ben fatta ambientata nella profonda Algeria d'oggi.
Mounir ha una sorella, Rym, che pur amandola molto rappresenta il suo unico problema, è narcolettica e da tuttiè additata come una pazza che resterà zitella per questo suo problema; in una notte d'alcol Mounir dirà a tutti che l'ha promessa in sposa ad un ricco occidentale e da qui parte una piccola commedia degliecquivoci non originale ma efficace. Il tutto è ovviamente intrecciato con la storia d'amore, del vero amore, di Rym.
Come dicevo forse non spicca per originalità, ma molte sono le scene divertenti, semplici ma molto ironiche e le dinamiche del piccolo paese sono ben rappresentate.
Salem non è un genio, ma un cineasta che conosce a fondo il suo mestiere e sa gli obbiettivi a cui vuole giungere; conosce le tecniche base e sa come muovere una telecamera quando ne il momento è adatto (si veda all'inizio la panoramica reiterata nella piazza per cogliere le piccole faccende dei vari abitanti). La fotografia dai colori terrei non è perfetta ma ben curata e accompagna gli occhi suivolti dei personaggi. Buoni gli attori.
Il film perde in credibilità solo nel finale un po troppo assurdo e caotico.
In una parola un ottimo film medio.
Il film è stato preceduto da un cortometraggio, "Waramutseho" di Auguste-Bernard Kouemo Yanghu che parla di due amici, studenti in Francia uno dei due di etnia tutsi, l'altro hutu; lo scoppio dei disordini in Ruanda provocherà sui due ragazzi una serie di reazioni fino ad uno scontro diretto. Un buon film su come fatto lontani (geograficamente, non emotivamente) possono incidere sulle vite di tutti i giorni. Il crto è decisamente ben fatto, anche se non eccezionale, Yanghu si limita ad inquadrare quello che deve, un telefono (il mezzo per eccellenza di questo film), una presenza o un'assenza. La scena della collutazione tra i due nel loro salotto che si conclude sotto la bandiera ruandese è un tocco di classe.
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