(Id.)
Visto al cinema.
Un uomo trasformato in vampiro nel 1700 a causa di una strega innamorato di lui, viene risvegliato nel 1972; ritroverà i suoi discendenti e cercherà di ricostruire la grandezza della sua famiglia. Questa è l'essenza della trama, che però passa in netto secondo piano rispetto all'estetica del film ed i rapporti fra i personaggi.
Ma andiamo con ordine, per prima cosa c'è da dire che il film mi è piaciuto. Mi è piaciuto perché raffrontato con i precedenti film di Burton (e soprattutto con il terribile "Alice") questo è un capolavoro.
In secondo luogo questo film azzecca due cose fondamentali, diverte ed intrattiene bene; trova il tono giusto e il ritmo perfetto.
Secondo grande pregio, la confezione. Il film è (come al solito) esteticamente perfetto, stiloso e chiassoso quanto deve, gotico e oscuro quanto riesce, utilizzando la differenza di epoche tra il vampiro e gli anni '70 come punto di forza della messa in scena più che della storia.
Terzo encomio per il cast. Non è tanto Depp a colpire (anche se qui per la prima volta da 10 anni recita ogni tanto anziché riproporre di nuovo Jack Sparrow con un trucco diverso), ma i comprimari, su tutti Michelle Pfeiffer (impeccabile) ed Eva Green (bella; e si sapeva; ma soprattutto perfetta in una parte costantemente sopra le righe).
Quarto, il citazionismo, quando non è urlato (ance se evidente), piace. Al di la dell'ovvio "Nosferatu" ho notato diverse atmosfere "alla Corman" davvero ragguardevoli (il Vincent Price de "La tomba di Ligeia" è perfettamente calato nel mondo timburtiano).
Detto ciò le parti negative... in primo luogo direi il finale, banale e riappacificatore, nonché sconnesso, tutto giocato sul "buttare su" tutto quello che viene in mente purché faccia gotico. Per carità, molte idee sono fantastiche (le statue che si muovo che non vedevo dall'epoca di "Haunting", o il corpo da bambola di porcellana che si spezza), ma sembra davvero un costante giocare al rialzo perché non si sa bene come finire.
Infine c'è da sottolineare la perdita totale della tematica base di Burton, l'outsider della società borghese, reso mostro dalla società stessa, ma di fatto migliore d'essa. qui l'outsider c'è ed è reso mostruoso da chi poi diventerà capo spirituale della società borghese... ma stavolta il mostro non si limita a cercare di sopravvivere e a lottare solo per difendere ciò che c'è di buono. Stavolta il mostro lotta fin dall'inizio per l'odio e per difendere la famiglia; stavolta non è un perdente che ci prova, ma un vincente che torna alla ribalta. Stavolta c'è uno scontro fra titani, alla pari. Il che non è una cosa negativa in se; però è evidente che a Tim Burton non fa piacere d'aver cambiato e ogni 3 scene ci prova a cambiare registro e a far sembrare i protagonisti positivi come vittime di un sistema (la madre morta del bambino, tutta la storia d'amore interrotta dalla morte, il vampirismo come limite per essere accettato dalla società, ecc...), aumentando solo la confusione senza azzeccare l'obbiettivo...
Un film che considero complessivamente positivo... "Edward mani di forbice" rimana comunque tutta un'altra cosa.
PS: cameo risicato per Christopher Lee che però stavolta si ritrova nella parte della vittima di un vampiro!
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