mercoledì 2 marzo 2016

Gardenia blu - Fritz Lang (1953)

(The blue gardenia)

Visto in Dvx, in lingua originale e sottotitoli in inglese.

Una donna, abbandonata dal fidanzato partito per la Corea (le crocerossine fanno strage di cuori) decide di uscire per una serata al buio; un uomo che cerca la coinquilina la invita fuori pensando sia l'altra donna. Si divertono, si ubriacano, vanno a casa di lui e ci prova, lei quindi lo uccide.
Il film mostra per lo più i tentativi della donna di cavarsela dalla situazione in cui si incastrata, le indagini della polizia e l'ingerenza di un giornalista che vuole risolvere il caso prima dell'ispettore e che poi si innamora della ragazza.

Di questo film ho letto di tutto; dal fatto che è un noir stanco e senza nerbo, al fatto che è uno dei noir più innovativi di quegli anni. Di fatto entrambi i punti di vista sono corretti.
L'inovazione sta nel personaggio principale femminile (una sorta di versione femminile di un remissivo Robinson), sedotto e violato (non c'è un'equivalente della femme fatale) determina la costruzione di un noir di stampo classico, ma con l'innovazione dell'inversione dei generi in maniera quasi totale.
Purtroppo però fatico a considerarlo un noir vero e proprio, ma una commedia sentimentale in veste noir. L'innamoramento dei due protagonisti (cosa impossibile in un noir ordinario) così come il tocco leggero dovuto ai momenti più schiettamente comici (soprattutto le scene fra coinquiline). Tutto questo affossa il mood drammatico che si cerca comunque di tenere in piedi. Se a questo si aggiunge un twist plot finale che sembra essere stato deciso solo per applicare un happy ending ingenuo e venato di rosa si può capire il disappunto di molti (un finale tanto insperabile quanto inadatto).

La regia di Lang si fa vedere in alcuni momenti. Il film comincia abbastanza lentamente (e con una certa noia), dispone i personaggi e i fatti principali dando il là alla scena dell’omicidio; qui si comincia a fare sul serio e Lang esce allo scoperto iniziando la classica storia di un uomo qualunque (qui una donna) che compie un omicidio (perché l’omicida si annida dentro ognuno di noi) e per sottolineare il momento il regista mette in scena le sue ottime luci espressioniste (anche se piuttosto contenute, ma comunque torneranno nelle scene in notturna sia negli esterni che negli uffici del Chronicle), gioca di montaggio con i dettagli (il fiore che cade a terra nella colluttazione, lo specchio che si rompe) per non dover mostrare l’omicidio, ma rendendolo comunque esplicito. Altre piccole idee costellano il film (come la donna che telefona dicendo di essere la gardenia blu e poi si scopre essere la poliziotta), ma sono spesso declinate sul versante della commedia rendendo il genere più confuso.

In definitiva un film con tutte le caratteristiche estetiche di un buon noir, purtroppo la storia è quella di un thriller sentimentale e dai toni leggeri.

Nessun commento: