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Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
In un paesino della Nuova Zelanda un ragazzo appena trasferitosi ha dalla sua una madre psicotica, degli zii ultrareligiosi e una passione smodata per il metal. Di fatto dovrà cercare di uscire vivo dalla sua adolescenza, la sfigaggine che lo segue ovunque, il suo isolamento dal resto del mondo a cui il metal fa schifo, ma soprattutto, da un'accidentale evocazione satanica fatta proprio suonando con la sua band metal.
Horror splatter con corredo di possessioni zombesche e demoni, oltre che a potenti nemici umani che si muove con estrema dignità e passione nel proprio genere. Con una regia che sembra una versione accettabile e pulita di "Scott Pilgrim", con un'attenzione alle strizzatine d'occhio metacinematografiche concentrate all'inizio, con segmenti alla Manowar e filmati amatoriali; si fa via via più diretto e meno fighetto nella parte finale per permettere uno showdown come dio comanda.
Ammazzamenti ironici e grotteschi (peccato che la scena dei vibratori sia stata tenuta troppo a lungo), fatti con effetti speciali artigianali estremamente curati che non potranno non essere apprezzati dagli appassionati; pacchetto tecnico ottimale in tutto.
Inoltre, questo film, ha il valore aggiunto di calare la classica horror comedy nel mondo del metal con riferimenti interni e con l'utilizzo di questa forma musicale come simbolo dell'adolescenza e il suo senso di inadeguatezza, dell'essere fuori posto, ma con la voglia di essere grandiosi.
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