venerdì 19 ottobre 2018

Marebito - Takashi Shimizu (2004)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un videoamatore (in realtà un tizio ossessionato dall'idea di inquadrare il terrore con la sua pessima videocamera) si introduce nel labirintico sottosuolo di Tokyo; troverà un'enorme caverna sotterranea con costruzioni abbandonate e una luce dalla provenienza ignota; incatenata ad una parete troverà un giovane e bellissima donna, piuttosto palliduccia. Come fossimo in uno dei Guine pig la porterà a casa... purtroppo lei è una creatura che si nutre solo di sangue e lui sarà costretto a procurarglielo, che sia il proprio, di un animale o di altri esseri umani è questione di poco conto.

Film dell'ottimo Shimizu, realizzato con un presupposto un pò del cazzo (cercare il terrore per inquadrarlo... ma che vuol dire?! e le creature del sottosuolo... vogliamo parlarne?), realizzato a costo bassissimo in poco tempo con la partecipazione straordinaria di Tsukamoto.
Regia accettabile (che nella prima parte ricorre alla camera a mano), ma che viene ammazzata, nella gestione del ritmo, da una trama laboriosa e da una voce fuori campo che dovrebbe rappresentare i pensieri del protagonista, ma in definitiva è il veicolo principale per esporre l'inquietudine che lo spettatore dovrebbe provare... definire questa cosa didascalica è un eufemismo.
Il film, già un poco lento, rallenta ulteriormente nella seconda parte con il rapporto con la donna del sotterraneo che fa deragliare la comprensibilità della vicenda e rende impossibile capire dove voglia andare a parare, o più semplicemente quali fossero le intenzioni iniziali.

L'unico punto di forza è qualche momento azzeccato nella sequenza dei sotterranei che lascia sperare qualcosa che non arriverà mai.
Sinceramente la qualità è ottima se si considera l'extremly low budget, peccato, perché mancano le idee.


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