lunedì 1 ottobre 2018

Il giustiziere della notte - Michale Winner (1974)

(Deathwish)

Visto in Dvx.

Un tranquillo ingegnere di New York, innamorato di sua moglie, ex obiettore della guerra di Corea, viene raggiunto dalla notizia dell'omicidio della signora e dello stupro della figlia (che la farà rimanere sotto uno shock da cui non si riprenderà mai). A seguito di un tentativo di aggressione contro di lui finito con la fuga del malintenzionato grazie a una reazione violenta e a seguito di una pistola donatagli da un cliente, inizierà a muoversi per una New York sempre peggiore in cerca di criminali da uccidere.

Primo film ad affrontare il tema della giustizia sommaria e della violenza nella vita di tutti giornil si porterà dietro una fama di blando fascismo americanocentrico che, nel bene e nel male non gli è propria.
Il film è tratto da un romanzo di successo che viene declinato da un punto di vista totalmente psicologico; il protagonista, un uomo tranquillo, non diviene un violento giustiziere a seguito del torto subito; ma è l'ambiente criminale che gli viene costantemente messo davanti (dalla tv, dai colleghi e dalla polizia stessa), dopo la morte della moglie, e la logica americana delle armi facili a portarlo sempre di più verso l'altra sponda (rispetto all'obiezione di coscienza). A questo si somma una struttura sociale che non mostra lo stato assente (non è un violento neorealismo all'italiana), ma una polizia intenta nel proprio dovere, semplicemente soverchiata dalla quantità e dalle difficolatà. 
Inoltre vengono, a dire la verità solo superficialmente, incrociati anche i temi dell'effetto che ha un giustiziere di questo tipo sulla popolazione generale e successivamente sulle forze dell'ordine (una sorta di "The dark knight" con i suoi effetti domino, dove il supereroe è un uomo qualunque).
Il finale, ironico e grottesco sembra un poco svilire quanto successo prima, ma rimane anche una delle poche scelte che non fossero un happy ending disneyano (e fuori luogo).

Oltre a tutto questo, la forma è essenziale, ma adeguata; la fotografia terrea perfetta per il tema trattato e la regia asciutta. Bronson non recita, ricordo, sinceramente, pochi cambi d'espressione per tutto il film; semplicemente Bronson è il corpo adatto a incarnare lo spirito del film e porta a casa un lavoro egregio. 

Uniche pecche, un ritmo che nella seconda metà (a causa di una certa ripetitività) si fa a tratti lento e una caratterizzazione della criminalità macchiettistica.
Da ricordare un giovanissimo Jeff Goldblum nella sua prima apparizione cinematografica.

Nessun commento: