Visto in DVD.
Un gruppo musicale decide di partecipare a un a un festival dalla parte opposta della Basilicata. Per raggiungere la cittadina (di cui non ricordo il nome) intendono attraversare la regione a piedi. Alle loro calcagna viene messa una, poco interessata giornalista.
Più che un film è uno spot pubblicitario; un film manifesto della proloco Lucania dove vengono messi in mezzo squarci dei paesaggi locali, i paesini meno battuti, riferimenti culturali letterari e pure evidenti pubblicità ai vini della zona. Una pubblicità però non con intenzioni puramente turistiche, ma con l'intento di dare spazio a una zona semplicemente sconosciuta ai più; è evidente che Papaleo ama quella terra e vorrebbe solo che fosse più famosa. L'intento e il piglio con cui viene fatta questa operazione riesce a rendere digeribile e scorrevole un progetto che sulla carta poteva solo essere ruffiano.
La regia è agile, si muove con adeguata cura, sceglie location decisamente buone (e per forza, per fare marketing...) e inonda tutto con una splendida luce. Senza eccessi, riesce a portare a casa il proprio lavoro ben fatto.
Il ritmo è sempre mantenuto e spesso il divertimento è centrato. Con tutti questi pregi sembra un film perfetto (addirittura la Mezzogiorno riesce a non essermi indigesta!). Eppure qualcosa che non va lo si trova. Dalla seconda metà il film si perde; la commedia opportunista, ma anarchica dell'inizio lascia il posto ai buoni sentimenti e a una serie di conclusioni stucchevoli. La storia di per sé debole lascia spazio all'ovvietà e le buone idee iniziali (il leitmotiv della musica con il continuo sfruttare strumenti non convenzionali per dare ritmo e quel bordone dato dal basso di Gazzè che si introduce ogni scena e con leggere musiche che fanno da sfondo ad alcuni dialoghi trasformandoli in declamazioni) vengono abbandonate definitivamente preferendo scene scaldacuore.
Alla fine il film intrattiene, senza noia, con abbastanza divertimento e non troppa stucchevole premeditazione. Finite le idee dell'inizio perde abbastanza per un senso di vaghezza, sembra che a parte l’intento di vendere una regione (seppure con affetto) ci fosse poco altro.
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