(Gojira tai Hedorah)
Visto qui, doppiato in inglese.
Per quasi tutti gli anni '60 ilo franchise Godzilla macinò almeno un film all'anno (nel 1964 addirittura due); la distanza di ben 2 anni fra la precedente opera della serie e questo significa molto più di quanto non appaia. Nel 1970 la Toho esplose, iniziando un rischio default tenuto per quasi tutto il decennio, i costi dovettero essere ridotti e il capitolo kaiju fu chiuso quasi interamente; rimase in piedi unicamente il progetto Godzilla che dovette però essere svecchiato. Per introdurre il mostro nel nuovo decennio si decise di affidare il progetto a Banno.
Banno era un filmmaker alle dipendenze della Tohod a una quindicina d'anni come assistente alla regia (fu alle dipendenze di Kurosawa) che solo l'anno precedente fece parlare di sé per un filmato (anche se probabilmente sarebbe più corretto definire installazione visuale) "Birth of the Japanese islands" in cui immergeva gli spettatori in una realistica e coinvolgente ricostruzione di eventi tellurici con l'utilizzo di un cortometraggio e giochi di specchi; l'evento fu proiettato all'Expo del 1970 e fu il padiglione con record di visite. Di fatto Godzilla fu la sua opera prima e, per quanto riguarda la fiction, anche l'ultima.
Banno fece piazza pulita del clima infantile dei film precedenti e tornò al mood horror e moralizzante del primo, non eliminando la continuity, ma ignorandola completamente (non si fa menzione dell'isola dei mostri o di Minilla, ma neppure ci sono riferimenti diretti al film del 1954 e a inizio film un bambino gioca con dei pupazzi che raffigurano Godzilla e Ghidorah).
Per la trama tornò alla filosofia iniziale, ma aggiornandola con la nuova paura collettiva che stava nascendo e che rappresentava il nuovo scempio dell'uomo sulla natura: l'inquinamento.
L'idea fu quindi di creare un mostro alieno che si nutre di inquinamento aumentando potenza e dimensioni; Godzilla d'altra parte, doveva rappresentare la natura che arriva a chiudere i conti, in un'accezione positiva (viene per distruggere l'altro mostro) eliminando (o più semplicemente dividendo su due personaggi) la dicotomia che era propria del primo film (Godzilla come effetto dell'uomo sulla natura e come risposta stessa della natura).
Per realizzare tutto questo scelse un'estetica alla Cthulhu per l'antagonista, una ambientazione più oscura (finalmente si torna ad aver qualche scontro in notturna circondato dalla nebbia) e una serie (lunga) di scontri che definire più realistici è un'esagerazione, ma in cui i mostroni se le danno di santa ragione.
Parallelamente al cambio di cifra e al tema ambientalista (smaccatamente didattico, com'era quello nucleare a inizio saga) si uniscono scelte di regia innovative con inserti musicali seventies (inutili), inserti animati non narrativi (buffi, ma interessanti) e una gestione più dinamica.
Il film fu un buon successo al botteghino, ma nel giro di pochi anni fu spernacchiato dalla critica e fu detestato dal produttore esecutivo che desiderava un'altra deriva per il personaggio di Godzilla. Nonostante l'efficace svecchiamento (anche a fronte delle solite ingenuità e qualche esagerazione idiota come il Godzilla volante) Banno fu estromesso dal franchise per sempre e ritornò a fare da assistente alla regia e come protagonista si occupò di documentari.
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