lunedì 15 aprile 2019

Sono nato, ma... - Yasujirô Ozu (1932)

(Otona no miru ehon - Umarete wa mita keredo)

Visto in Dvx.

Un uomo si trasferisce con la famiglia nella periferia di Tokyo, i due figli dovranno integrarsi con i ragazzini della zona, ma la parte più difficile sarà accettare le umiliazioni a cui il padre si sottopone in favore del proprio boss.

Un film delizioso completamente votato alla commedia che sembra voler semplicemente mostrare le dinamiche di socialità dei bambini, ma che nel finale si soffermerà nel mostrare la scoperta dei rapporti di forza tra gli adulti e la loro accettazione, nonostante tutto. Un finale con il sorriso sulle labbra, ma un sapore amaro in bocca.

Ozu, ancora muto data la sua diffidenza nei confronti del sonoro, ripulisce la sua tecnica degli anni precedenti e confezione un film godibile e agro-dolce che resiste tranquillamente agli anni passati.
Ancora, però, non ha ottimizzato la sua regia in favore del minimalismo assoluto e regala dei virtuosismi tecnici estremamente gustosi, con un uso continuo dei carrelli (utilizzando il movimento anche come unione fra le scene come nella sequenza dei lavoratori messi in relazione con la classe e con i due ragazzi nel prato; ma su tutte vince il carrello con i lavoratori che sbadigliano che torna indietro ad aspettare che anche l'ultimo dimostri stanchezza, per poi proseguire), un paio di panoramiche, ma soprattutto un uso esteso dei punti di vista differenti (su tutte, nelle lunghe sequenze in esterni dei ragazzi i punti di vista aumentano per aumentare il dinamismo).

Lontani anni luce dall'Ozu dei decenni successivi, complesso nella regia, ma estremamente semplice nella trama, rimane un gioiello da ripescare nella filmografia del regista.

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