Visto in DVD.
Claudia Cardinale torna a Volterra, sua
città natale con il marito, per presenziare alla dedica del parco di famiglia
(donato perché diventi pubblico) al padre morto ad Auschwitz. Una volta tornata dovrà fare i conti con il passato, con la madre pazza, con il patrigno
con cui sono in pessimi rapporti, ma soprattutto con il fratello.
Tecnicamente un film, bello, anzi
impeccabile. Una regia dinamica fatta di zoom che al’epoca facevo figo, ma usati
bene uniti ad una macchina da presa mobile. Alcune location assolutamente
perfette (su tutte la cisterna dell’acqua), una costruzione delle immagini ben
fatta; ma soprattutto una fotografia impeccabile con un buonissimo uso delle
luci (e delle ombre)…
Tutta via il film non ce la fa proprio
a farsi ben volere. Troppo gelido, troppo distante, troppo snob, troppo chiuso
nelle sue altezzose e cerebrali emozioni distrutte per poter essere empatico,
un passato da dimenticare o da scoprire troppo sospirato per poter essere
seguito con interesse, piccole agnizioni piccolo borghesi che non aiutano ad
aumentare l’interesse ed un ritmo che segue l’esito dell’intero film. Una lenta
marcia verso la noia.
Il leone d’oro a Venezia fu un evidentissimo
tentativo di dare un contentino dopo la disfatta (quella si immotivata e, anzi,
criminosa) de “Il gattopardo”.
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