Visto in Dvx.
Qualche tempo
fa ho provato a guardare “L’Atalante”… purtroppo condizioni contingenti mi
hanno obbligato ad addormentarmi durante la visione. Mentre aspetto che mi
torni lo sgurz di riprendere in mano quel film, mi avvicino a Jean Vigo da lato
con questo cortometraggio.
Questo è un
cortometraggio che Vigo fece nel 1930 mentre si trovava a Nizza per curarsi
dalla tubercolosi. Aiutato da un Boris Kaufman (come direttore della
fotografia), fratello di quel Dziga Vertov che modificò completamente ilconcetto di cinema (almeno per quanto riguarda la ripresa della realtà) qualche
anno prima.
Chissà quanta parte ebbe Kaufman nella
realizzazione di questo corto. Qui c’è abbondanza di tutto: inquadrature
dall'alto perpendicolari al terreno, macchina da presa che si muove in relazione
alle forme architettoniche che inquadra, carrelli che mostrano in primo piano
il marciapiede, inquadrature storte, montaggio che gioca con l’immagine (una
donna ripresa con vestiti diversi fino ad inquadrarla nuda, un uomo abbrustolito
dal sole). Vertov è ovunque, la sua lezione è ripetuta in maniera ossessiva; non
conta molto quello che si inquadra, ma conta la possibilità di mettere in
relazione la macchina da presa con quello che mostra, non è l’oggetto ad avere
predominanza, ma il modo che si ha di inquadrarlo.
Poi vien fuori la parte sociale del
documentario alternando scena dalla molle e sonnacchiosa vita dei borghesi nel
loro buen retiro alternate a scene di povertà e degrado assoluti a volte
anche molto pesanti; o mettendo in relazione dei frivoli festeggiamenti con il
lavoro, la guerra e la morte (sempre come in Vertov tutto si può mostrare senza
autocensure).
Un documento piuttosto piccolo, meno
appagante de “L’uomo con la macchina da presa”, ma decisamente molto ben
realizzato.
Nessun commento:
Posta un commento