Visto al cinema.
Un padre ed una
figlia vivono nelle paludi della... mah non viene mai detto, ma io mi sono immaginato la Lousiana, in un microambiente fatto di
degrado; natura pervasiva; struttura sociale complessa, ma animalesca in tutto
(nel bene e nel male). In questo ambiente la bambina si muove fra racconti di
cinghiali giganti, piccole difficoltà quotidiane, una diga che sta uccidendo la
comunità, l’arrivo dell’uomo bianco (inteso come lo stato) che porta la civiltà
ed il rapporto di amore/odio (ma più amore che altro, magari un amore anch'esso
animalesco) per il padre.
Un film che va
apprezzato fin dall'inizio per due motivi. È ambientato ai giorni nostri, ma
per più di metà film si ha l’impressione di essere in un ambiente
postapocalittico, in una società regredita, invece è solo il mondo dietro
l’angolo della provincia più distante dall'impero. Il secondo motivo è che un
film indipendente americano, ma non ha nessuna caratteristica del modello
Sundance… ce n’era bisogno; bravi.
Detto ciò il
film è molto carino, fatto di piccoli momenti, alcune minuscole gag e tanta
paraculaggine nel gestire i sentimenti del personaggi. Un finalone ruffiano più
del resto del film e pieno di orgoglio non riesce ad ammazzare del tutto il
sentimentalismo animale che pervade il resto della pellico.
Direi
sopravvalutato, ma decisamente gradevole.
2 commenti:
Molto bello e particolarissimo, ne conservo uno splendido ricordo! :)
Beh è decisamente una boccata d'aria fresca per il cinema americano, una produzione indie originale è davvero una mosca bianca negli ultimi anni. e poi è così ricattatorio che nel finale non si può non cedere e dargli tutte le ragioni del mondo
Posta un commento