Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato in italiano.
Acitrezza,
1948, la famiglia di pescatori dei Valastro vede il ritorno di Antonio partito
marinaio e tornato per continuare l’attività di famiglia. Però Antonio ha
viaggiato, ha visto molti pezzi d’Italia (“Taranto, Bari, anche La Spezia”) ed
è cresciuto mentalmente e non ci sta più a farsi sfruttare dai grossisti di
pesce che continuano a pagare tutti una miseria e ad arricchirsi alle loro
spalle. Dapprima proverà ad organizzare quella che sostanzialmente è una
cooperativa di pescatori, ma si sa, le novità fanno paura; nessuno verrà
convinto, ma la famiglia lo spalleggia e, impegnando la casa, si metterà in
proprio. Come ai Malavoglia coi loro lupini (wikipedia mi ha appena avvertito che in effetti questo film è proprio tratto da I Malavoglia), anche ai Valastro la sfortuna sarà
inclemente, tutto verrà perduto, la famiglia si disperderà e i soliti padroni
vinceranno facilmente.
Una sorta di
documentario di finzione come è sempre il neorealismo più autentico (Umberto D.
ad esempio) dove tutto quello che succede non è solo verosimile, ma anzi, è
probabile. Tutto girato nella vera Acitrezza coi soliti attori presi davvero
fra i pescatori del luogo (come al solito molto bravi essendo dei neofiti). E
come spesso è anche quel genere di neorealismo un po’ paraculo, in fondo
Visconti è un regista raffinato, ma ampolloso, vuole il realismo anche nella parlata,
ma rendendosi conto che il dialetto di Acitrezza è troppo incomprensibile lo fa
ridoppiare e visto che voleva la realtà lo fa doppiare in un dialetto
siciliano… solo più chiaro (che comunque non ho capito quasi per nulla, per
fortuna avevo i sottotitoli in inglese).
Inoltre, come
spesso può succedere, questo è anche un grande affresco sociale, i ritmi della
storia sono abbastanza lenti anche se le 2 ore e mezza sono ricche di
avvenimenti, i dialoghi sono trascinati e l’attenzione rischia di calare spesso.
Inoltre c’è una delle voci fuori campo più patetiche ed inutili di sempre.
Come
contropartita però ci sono alcune immagini bellissime, una fotografia
neorealista che trasforma ogni primo piano e ogni primissimo piano (ce ne sono
pochi) in un’opera d’arte a se. Infine, come già detto, è quel neorealismo che
fa un documentario con un film di finzione, l’esatto opposto dei mockumentary
attuali.
PS: Realizzato, come si evince dal titolo, per essere il primo episodio di una trilogia "sociale", di fatto resterà l'unico ad essere girato.
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