(Un prophète)
Visto in streaming.
Film di formazione morale (o amorale) di un ragazzo musulmano in Francia, seguito durante i 6 anni di carcere che gli sono stati inflitti per non si sa quale colpa (non viene mai spiegato).
Il film risulta immediatamente duro, diretto, senza fronzoli, realista fino in fondo non da speranza, è sporco ovunque deve esserlo e squallido fin quanto riesce, non lascia niente sottointeso; utilizza tutti gli stereotipi dei film di prigione, ma in maniera abbastanza intelligenti da non dare mai l'impressione del già visto, ma donando un'aura di originalità, di sincera onestà ad ogni idea. Ma mentre il realismo del film non può essere messo in discussione, bisogna però sottolineare la surrealtà di molte scene, soprattutto quelle in cui appare il fantasma (ma non solo), momenti dove tutto è straniante pur utilizzando pochi trucchi da film gotico e molto spingendo, ancora, sul realismo.
Il film passa rapidamente da un sottogenere ad un altro, dal film di prigione, al film di gangster, da quello più propriamente mafioso al film di formazione tout court, fino al biopic di un self made gangster al pari di Tony Montana, con un'attenzione ossessiva per il suo protagonista che aleggia continuamente in ogni inqudratura (anche quando non c'è), con una perseveranza (tipica di audiard) che non si vedeva almeno da "The wrestler".
Audiard fonda la sua regia sull'instabilità. La maggior parte delle inquadrature sono realizzate con una camera a mano che fa di tutto per farlo capire, i movimenti sono rapidi e nervosi, e anche la tecnica che lui chiama mano nera (realizzare una maschera da cinema muto con le mani direttamente davanti all'obbiettivo) utilizzata diverse volte all'inizio aiuta il clima generale. Una regia del genere riesce infatti a sposarsi perfettamente con la storia di questo ragazzo sempre in bilico.
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