venerdì 18 gennaio 2013

Adam resurrected - Paul Schrader (2008)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Ambientato negli anni ’60 in un ospedale psichiatrico per sopravvissuti all'olocausto; in un ambiente rigido e impeccabile si muove il lato oscuro di chi il lato oscuro l’ha vissuto direttamente. Il protagonista Adam è sopravvissuto ad un campo di concentramento facendo il cane al gerarca nazista d turno, mentre moglie e una figlia venivano uccise. Adam ha anche la particolarità di avere un controllo totale sul proprio corpo sanguinando a piacimento o “morendo” volontariamente per poi “risorgere”; è inoltre un inguaribile donnaiolo con la tendenza all'alcool.

Schrader sembra essere rimasto agli anni ’70, tutto il film verte sui suoi temi standard, la colpa personale, il male perpetrato agli altri nonostante l’impossibilità a fare altrimenti, e poi i consueti percorsi verso l’espiazione. C’è tutto, qui, una famiglia distrutta dal protagonista senza che lui potesse farci nulla; un ambiente che è un coacervo di estetica puritana, ma l’interno è costituito da sofferenze e turbinio di peccato (l’ospedale con il suo ripieno di personaggi senza speranza; il protagonista stesso; l’infermiera ligia alle regole, ma con la tendenza a fare il cane…); e poi c’è il deserto come luogo principe per ritrovare se stessi o per purificarsi (come già Gesù ne “L’ultima tentazione”). Infine, negli ultimi minuti, Schrader riesce pure ad aggiungere la solita domanda se valga la pena vivere nel lato oscuro o nella banalità del bene.

Una fotografia color pastello, una regia dinamica che fa tanto Scorsese e un Jeff Goldblum che finalmente torna a recitare concludono i pregi… Perché i difetti sono diversi, ma su tutto è il senso di finzione che traspare da tutto. I flashback sono uno shoa movie in cui tutto urla la ricostruzione in studio e i personaggi che si vedono sanno di banale macchietta nazista fin dall'inizio; l’importante personaggio del ragazzo/cane è di uo stucchevole da far paura e tutta la sua parabola è una lunga sequenza di prevedibilità poco credibile…  Peccato, un buon piano viene sprecato da un’impossibile sospensione dell’incredulità.

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