Visto in Dvx in lingua originale sottotitolato in inglese.
Un uomo da fuoco al proprio negozio per
avere i soldi dell’assicurazione, si re-immette nel mondo del lavoro vendendo
crocifissi su suggerimento dell’amico, ma la cosa non andrà a buon fine e
l’uomo, dilaniato fra un figlio impazzito per troppa poesia, un altro incapace
nel prenderne il posto ed un socio di lavoro morto suicida si ritroverà solo ad
affrontare una sorta di apocalisse mai dichiarata.
Detto così sembra esserci una storia,
in realtà questo riassunto prende vari spezzoni del film che sono inframmezzati
da altri con personaggi avulsi dalla vicenda, ma che tornano periodicamente
(l’impiegato gay che fugge all'aeroporto, l’ex generale filo nazista in casa di
riposo ecc…). Inoltre l’atmosfera generale è un personaggio a se, un ambiente
urbano asettico, ma mai riconoscibile, funestato da eventi inspiegabili (una
casa che si muove), da un’umanità al limite e anche oltre (le persone vestite
da ufficio che si fustigano per le strade) e una serie di eventi normali, ma che
avvengono senza una causa (l’ingorgo d’auto); tutto questo si fonde a dare
l’idea di una possibile fine del mondo, mai dichiarata (di fatto neppure nella
buffa scena di fuga con le valige) e mai spiegata.
Il regista fa scelte precise e
costanti: ambienti scarni, personaggi e vestiti anonimi, colori insipidi e
malaticci, inquadrature fisse, tempi dilatati, lunghi silenzi, profondità di
campo esagerata, un’azione principale svolta in primo piano spesso di dubbio interesse
immediato e in secondo o terzo piano un’azione simbolica spesso folle. Tutto
ciò concorre a creare un film che è atmosfera più che storia, che è allegoria
più che dichiarazione d’intenti. Ovviamente un significato lo si trova ed è la
rappresentazione di una società priva di valori che si va sfaldando, dove non
c’è comprensione o complicità neppure all'interno delle famiglie dove tutto
(dal rapporto genitori-figli ai rapporti sessuali fra coniugi) è declinato ad
una freddezza meccanica e ottusa.
A livello di stile, quello che lo
differenzia da film dai tempi dilatati tipici di un certo cinema nordico o
della pretesa autorialità all'europea è l’ironia, il senso del grottesco che
qui fanno da padroni quasi in tutte le scene, quasi su ogni smorfia dei
personaggi o sui corpi degli attori. Poi in più c’è la surrealtà. Non ricordo
un film surreale meglio realizzato (ma soprattutto meglio narrato) di questo
che non fosse di Lynch.
Un film che è una curiosità facile da
odiare, ma piuttosto soddisfacente se non ci si annoia.
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