Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.
Tutto inizia con una ragazza che
coltiva marijuana a cui un poliziotto piomba in casa, lei, pur essendo vergine
decide di offrirgli del sesso purché tenga la bocca chiusa. Non tutto va
secondo i piani e lei decide di vendicarsi, prima picchiandolo, poi insidiandone
la moglie (che di per se è una masochista feticista in più ambiti). Beh direi
che già così si ha l’idea generale. Tutto è rappresentato in chiave grottesca, divertente e divertita, senza pretese, che permette al film un tele senso di leggerezza (in senso positivo) da far impallidire.
Credo che in questo film ci fosse tutto
quello che potesse scioccare la Spagna dell’epoca, il femminismo, la droga, la
prostituzione, l’omosessualità, il sado-masichismo, parafilie varie, il
dileggio alle autorità, linguaggio sboccato, imene plastica, tutto raccontato
senza soluzione di continuità, ma tutto raccontato con una follia dadaista ed
una allegra leggerezza che rendono il film un film sulla gioia di essere vivi,
qualunque siano le voglie, le preferenze e le intenzioni di ognuno.
Parafrasando, Almodovar sembra il primo a rispondere “chissenefrega!” quando la
domanda è lo scopo della vita.
In quest’ottica si inserisce la vita
cartoonesca dei personaggi che vivono solo perché seguono le proprie passione o
per una volontà di vita enorme.
Incredibile poi che un film del genere,
addirittura para-amatoriale com'è, sia pervaso di un ritmo tale che, nonostante
i 2000 personaggi e i continui cambi di storia, non annoia mai.
Caricaturale, eccessivo, grottesco e
rivoluzionario (nel senso anti-establishment), un degno figlio di Bunuel
cresciuto nei seventies; più che un film è un manifesto; una presa di
posizione.
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