Visto in tv.
Un cast teatrale in cui le intemperanze, ma
soprattutto gli affetti, personali corrono fra tutti i colleghi deve mettere in
scena una commedia degli equivoci dai ritmi serrati; quello che si vedrà sarà
la copia della commedia stessa nelle vite degli attori, si snoderà la loro personale
commedia degli equivoci dai ritmi serrati mentre provano e mentre recitano.
Bogdanovich è il più intellettuale,
tecnico, autoriale e cinefilo regista americano… almeno il più grande ad avere
tutte e quattro queste caratteristiche. Agli esordi tutto ciò gli fece
realizzare alcuni dei più bei film anni ’70, ma poi cominciò a perdere colpi.
In questo film però dimostrò di avere ancora le doti degli inizi.
Il film parla di un’opera teatrale le
cui caratteristiche si intersecano con le vite private del cast, niente di più
banale; ma Bogdanovich su questo crea un’altra opera teatrale (perchè questo è
il film, per i toni, la verbosità, la recitazione e la suddivisione delle
scene, nonché per il fatto di essere davvero tratto da un’opera teatrale)
suddivisa in tre atti.
Nel primo atto, la prova generale, ci
viene mostrato il primo atto della commedia nonché le personalità dei
protagonisti, nonché un inizio di intreccio. Questa prima parte quietamente
divertente è diretta con il solito piglio arrogante di chi ama i piani sequenza
e le inquadrature inusuali. Una gioia per gli occhi, un tiepido antipasti per
quanto riguarda il divertimento.
Il secondo atto è la messa in scena
dell’opera ad una matinee di relativa importanza. Gli umori del cast sono
furenti e l’odio non solo è palpabile, ma difficilmente contenibile.
Bogdanovich mette in scena al suo meglio regalandoci una sequenza fenomenale;
se nella prima parte del film, tutto era mostrato guardando sul palco, qui
tutto si sviluppa dietro le quinte; e Bogdanovich da cinefilo qual è ci regala
uno strepitoso film comico slapstick sul modello di quelli degli anni ’20,
divertentissimo girato da dio senza una pausa e senza un capello fuori posto.
Il terzo atto è la rappresentazione a
Cleveland, la serata più importante. Gli umori sono totalmente fuori controllo
ed il cast si divide in chi si ubriaca e si sfoga in scena, in chi cerca il
recupero ed in chi va avanti fregandosene di tutto. Si ritorna a guardare il
palco ed in crescendo rispetto alle scene precedenti il caos è ai limiti
massimi ed il divertimento raggiunge alcuni picchi memorabili.
Bogdanovich crea la solita opera
complessa, parzialmente ispirata ad un filone cinematografico d’altri tempi e
sempre con le prove di forza muscolari (a livello di regia) e tocchi di classe
da campione; il tutto sorretto da un cast che esce trionfante da un film
tutt'altro che ovvio.
Il consiglio è di non fermarsi alla
prima parte del film, che può risultare carina, ma stucchevole; quello non è
altro che l’incipit per introdurre lo spettatore ad un grande spettacolo.
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