Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
“La voce nella tempesta” è, come rivela
il titolo originale, Cime tempestose (ma devo dire che il titolo italiano è
comunque affascinante). Dietro la macchina da presa William Wyler, tutto
sommato una garanzia.
Il film parte bene mostrando fin
dall'incipit quale sarà l’impronta. Un film tutto in interni in cui il vero
protagonista è però lo spazio esterno. La campagna inglese è infatti il luogo
d’incontro segreto dei due amanti; il tempo atmosferico è l’espressione dei
sentimenti dei protagonisti e sarà quasi sempre sferzante e avrà un peso
diretto sulle loro vite; le dinamiche di vicinato nelle campagne, i rapporti di
forza dati dalle gerarchie e dai sentimenti sono tutti trasferiti sul luogo
fisico o sulla distanza. Wyler quindi lavora dall'esterno all'interno perché è
in questo modo che si svolge la vicenda; la macchina da presa, all'inizio delle
scene, è all'esterno e sembra spiare ciò che avviene da dietro una finestra,
poi avvicinandosi entra direttamente nelle vicende in atto (talvolta avviene il
contrario). Wyler poi mostra, ancora una volta soprattutto nell'incipit, di
riuscire a costruire ottime scene anche in storie consunte.
Poi siamo davanti ad un tipico
melodramma anni ’30, pomposo, enfatico, con occhi strabuzzati, lacrime
trattenute ed amori declamati come a teatro; ma tutto sommato non annoia, anzi,
il senso di un amore che per rabbia distrugge tutto e tutti è reso piuttosto
bene e salvo qualche eccesso di manierismo il film funziona ancora.
… un punto in meno per la protagonista
Merle Oberon, semplicemente non adatta a recitare come personaggio principale.
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