(Id.)
Visto al cinema... in 3D.
Un gruppo di astronauti americani viene sorpreso da una pioggia di detriti artificiale, l squadra viene massacrata e gli unici due sopravvissuti devono riuscire a cavarsela senza attrezzi o navicelle di salvataggio (tutto è andato distrutto).
Si questo è il classico survival movie, quello in cui si è isolati e senza nulla e bisogna riuscire a cavarsela lo stesso... Per chi è stato sensibile a Open water (come il sottoscritto), questo film sarà la versione quintuplicata (almeno nel mezzo dell'oceano hai ossigeno all'infinito!).
Il plot è banalissimo e tutto il film gioca sporco sulle paure più ovvie e la storia sarà un susseguirsi di tentativi fortunosi di sopravvivere e un elenco di sfighe continue a distruggere ogni certezza (Armageddon in confronto sembra una passeggiata). Eppure il gioco sporchissimo Cuarón lo conduce perfettamente.
C'è da sottolineare la verosimiglianza dei fatti narrati, quindi questo non è lo spazio a gravità zero che ti fa volare, ma non ha conseguenze reali, qui l'assenza di gravità è un nemico temibile, è un susseguirsi di strattoni e botte pesanti, è un continuo aggrapparsi all'ultimo e un viaggiare roteando nel vuoto.
Come già detto Cuarón lavora benissimo con quello che ha e, sfruttando una CGI perfetta e la libertà di movimento che lo spazio gli concede, si trastulla in piani sequenza e inquadrature che continuamente alternano il punto di vista da uno esterno ad uno interno alla vicenda. Il tutto permette la creazione di un clima costantemente senza speranze (davvero ogni 15 minuti sembra che non ci sia più nulla da fare) e per tutta la prima metà credo che ci sia la più alta concentrazione di angoscia possibile.
...ma forse quello che più colpisce in questo film è come un'opera completamente costruita al computer possa essere così materica; il metallo è gelido ed inerte, la carne sensuale e fragilissima, il vuoto... beh veramente vuoto; ogni materiale trasuda le proprie caratteristiche e diventa parte integrante del film.
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