(Id.)
Visto al Festival di Cinema Africano (fuori concorso), in lingua originale.
Sulla carta era stato chiesto un documentario sulla strage dei migranti del 3 ottobre 2013 di Lampedusa, lasciando carta bianca al regista.
La scelta è caduta su una sorta di ricostruzione dell'accaduto in via indiretta, dapprima con inquadrature a fior d'acqua con macchina da presa storta che riprende le onde e una nave, passa poi a mostrare alcuni acquerelli ispirati a quegli avvenimenti a descrivere quanto accaduto, mentre una voce fuori campo lancia strali (frasi molto belle). Poi passa a mostrare il flashmob organizzato quest'anno per l'anniversario con 368 persone immerse nel mare di Lampedusa con un lenzuolo bianco a coprirli (la macchina da presa sta soprattutto sott'acqua anche in questo caso); intanto la stessa voce di prima elenca i nomi di tutti i morti dando la traduzione di quelli meno usuali (quasi tutti quelli in amarico).
Quello che vien fuori, più che un documentario (della strage come del flashmob), è un'opera d'arte visiva che ha gli stessi pregi e gli stessi difetti di questo tipo di opere; riesce nella prima parte a rendere piuttosto bene un mood, non quello della strage, ma quello di chi si imbarca; verso la fine, con l'elenco dei nomi e il flashmob in retroscena, si ottiene solo molta noia. Certo i nomi ripetuti riescono anche a rendere i numeri della strage, ma la ripetitività può facilmente disinteressare.
PS: l'immagine è una foto del regista, al momento non esistono foto decenti del corto.
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