Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso), in lingua originale sottotitolato.
Tratto dalla vera storia di un gruppo di ragazzi, nati da genitori algerini, che si misero in marcia dalla periferia di Marsiglia fino a Parigi dove furono ricevuto da Mitterand e ottennero seguito ad alcune delle richieste fatte.
Il film è uscito l'anno scorso in Francia per il trentennale della marcia; e pare abbia suscitato più critiche che elogi dato che sono stati inseriti personaggi inesistenti nella realtà e sono stati aggiunti eventi mai accaduti. Beh questo sinceramente non è il difetto peggiore.
In questa furia drammatizzante viene fatto tutto quello che si può per essere giovanilistico ed enfatico. Una serie di personaggi carini, il protagonista che è già moralmente come Gandhi fin dalla prima scena, amore fra noi ggiovani, un prete che combatte di fianco a noi senza mai parlare di religione, una serie di background dove chi è stato in prigione c'è stato per motivi condivisibilissimi, una ragazza a cui incidono una svastica sulla schiena e una che è lesbica; ah già c'è pure Debbouze che fa il simpatico e tenero picchiatello e un anziano razzista che darà una mano più di tutti gli altri.
A questo ci si può aggiungere che la psicologia dei personaggi si limita alla copertina, il pallido tentativo di evoluzione si limita alla superficie dei due personaggi più in vista; i problemi incontrati che si superano tutti senza mai mostrare come.... e non intendo citare la fotografia hipster desaturata.
Yadir però non ha dimenticato come si fa a dirigere un film (dopo aver fatto quel piccolo film impeccabile e molto tecnico di "Le barons"), rimane più invisibile del solito, ma mettendoci comunque in mezzo una serie di idee molto personali e autoriali, semplicemente ben diluite (la carrellata alterale rasoterra in palestra, la carrellata a circondare il personaggio che parla alla folla, ecc...); l'unica cosa che gli si può obiettare è che al massimo è uno spreco di tecnica, non avendo, in molte occasioni, un utilità pratica.
Quello che ne vien fuori è un film commercialissimo e giovanilistico, che scalda il cuore senza mai mettere in pericolo la tranquillità o le certezze dello spettatore, dove per ogni lacrima c'è sempre un sorriso (o due); tutto questo però intrattenendo benissimo, con un ritmo ben bilanciato e facendo passare due ore nette con una facilità impressionante.
Un film poco interessante, ma molto godibile; Yadir ne esce bene nonostante dimostri fosse un'operazione alimentare (o forse lui ci credeva a tal punto da accettare ogni condizionamento?... massì dai, vogliamo crederci).
Il film è stato anticipato dal corto "Afronauts" di Frances Bodomo, tratto dalla vera storia di Nkoloso, direttore dello Zambia space academy e dei suoi tentativi di battere URSS e USA nella conquista della luna... praticamente tutto quello che c'è nel film è vero, tranne il finale.
Questo corto è bellissimo. Fotografato con un impeccabile bianco e nero e giocato molto su questi due colori (la pelle nera degli attori e quella bianca della protagonista albina; il nero del cielo e il bianco della sabbia) mostra semplicemente una serie di inquadrature bellissime. Praticamente ogni fotogramma è costruito in maniera tale da essere almeno bello, quando non arriva a essere magnifico.
Bellissimo.
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