(Id.)
Visto al cinema.
Un uomo, per la festa di compleanno del figlio, indossa un vestito da clown maledetto e lentamente si trasforma in un demone scandinavo affamato di bambini.
Se il clown nel cinema horror è diventato un instant classic con "IT" (nonostante poi ne sia stato tratto un film tv mediocre), c'è anche da dire che, nonostante diverse riproposizioni con alcune variazioni sul tema (qui una lista, incompleta, ma molto carina sull'argomento), l'argomento si era già esaurito con il film capostipite (anche se i fratelli Chiodi hanno dimostrato d'essere dei grandi dribblando il problema e buttandola sulla comicità). Risulta quindi incredibile che nel 2014 si possa discutere ancora di un film di clown, per di più in modo positivo!
Il presupposto è stupido, ma d'altra parte deriva da un finto trailer di cui è innamorato Eli Roth e ha deciso di produrlo... Eli Roth è quel personaggio del cinema contemporaneo che funziona molto meglio come produttore che come regista, quindi, contro ogni pronostico, anche stavolta ci azzecca.
Al di là dell'idiozia dell'idea di base il film si muove per la prima mezzora come il più classico del film horror anni '80-'90, un oggetto demoniaco, una maledizione risvegliata per sbaglio, un vecchio che sa tutto e che diventa rapidamente l'Achab del film (come ci ha insegnato "Behind the mask"), una scream queen (che dato il modificarsi della società, in questo caso è una scream milf); nella seconda mezzora però il film si modifica, l'horror classico si sposta verso il body horror con la trasformazione fisica e psicologica del mostro, il suo ubbidire sempre di più agli appetiti demoniaci e il suo cercare di fermare tutto quello che sta succedendo; nella parte finale del film (qui si in realtà entra in azione la scream milf) il film diventa altro ancora, sempre dalle parti del body horror, ma più verso "La mosca" con la moglie che cerca di aiutare il marito e, proprio per questo, con una serie di scene e uno showdown particolarmente efficaci.
La cosa bellissima del film è come vengano di volta in volta utilizzati tutti gli stilemi classici dell'horror e vengano riproposti in maniera serissima, senza voler rompere nessuna regola, ma volendo realizzare un credibile film di genere. Il semi esordiente Watts poi sa gestire benissimo la tensione che viene mantenuta quasi costantemente sfruttando lo spaesamento che ogni location può offrire uniformando tutto con una fotografia dai colori neutri. Il film potrebbe e dovrebbe essere ricordato per la scena dentro ai tubi colorati, una sequenza da film horror classico con dei colori in più e dei bambini come protagonisti anziché degli adulti.
Se tutto va bene stiamo entrando in una fase in cui le idee cazzare alla Tarantino/Rodriguez si metteranno sempre in scena con l'iperrealismo alla Nolan... Per l'horror non si può chiedere di più.
PS: il film è uscito in Italia prima che in qualunque altro paese, se rimanesse nei cinema per più di mezzora sarebbe motivo sufficiente per pagare un biglietto.
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