(Id.)
Visto al Festival di Cinema Africano (fuori concorso), in lingua originale sottotitolato.
La vita da Mandela dagli inizi come avvocato all'associazionismo per i diritti dei neri, la sferzata verso il terrorismo, la prigione, i contatti con de Klerk, la scarcerazione, la lotta contro la violenza e l'elezione.
Quando si fa un biopic il rischio è sempre essere didascalici; quando poi bisogna farlo di un personaggio larger than life il rischio diventa una garanzia (se non ci si chiama Sorrentino).
Il film è assolutamente ben costruito e scorrevole, impreziosito da una fotografia curatissima (tutto l'incipit nell'infanzia di Mandela rimane in mente a lungo); ma è decisamente didascalico.
A favore ha il fatto di non fare sconti al personaggio che incensa, mostra i suoi tradimenti ai danni della prima moglie e il rapporto burrascoso con la seconda, mostra gli attentati fatti da lui (a danni di strutture, mai di persone... almeno così appare dal film), l'estremizzarsi della violenza dell'ANC, la guerra civile ecc...
A fronte di questo l'aura del mito traspare fin da subito e il film non lesina in scene enfatiche e in momenti di grande sentimento o saggezza da parte del personaggio principale.
Ma quello che mi ha dato più fastidio è stato che nelle quasi 3 ore di film, la solita ansia di condensare tutto, ha fatto in modo che molte parti risultino frettolose, accelerate, se non addirittura che si muovano a salti con personaggi che reagiscono in maniera eccessiva o eccessivamente precipitosa.
Elencati tutti questi difetti il film rimane piacevolissimo, ben fotografato e può dare qualche delucidazione importante su una porzione della storia sudafricana.
PS: il protagonista è uno di quei rari attori che mi fanno dire, questa faccia non l'ho mai vista eppure dovrei conoscerla.
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