(Id.)
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Questo film più d'ogni altra cosa sottolinea il come Michael Moore abbia modificato il modo di fare documentari (in positivo).
Da una parte ha imposto la figura del documentarista come fulcro delle scene girate (insegnamento non utilizzato in questo film, ma colto, ad esempio, da Spurlock), dall'altra ha mostrato che per rendere avvincente qualsiasi racconto è necessario lavorare sulle immagini. Posto che il lavoro d'archivio che fa Moore è impareggiabile (ogni suo filmato o segmento non è solo calzante, ma è pure divertente, strambo e assolutamente imprevedibile), in questo documentario riescono ad avvicinarsi al maestro.
Va detto, questo The corporation è più un prodototto televisivo che altro (voice off tutto il tempo come collante fra le diverse scene, interviste realizzate in studio, ecc...), però realizzato con la leggerezza necessaria (nonostante il tema grave, e anzi, proprio per il tema credo che i realizzatori non se la siano sentita a fare il salto di qualità dalla leggerezza all'ironia) e con il lavoro d'archivio che si diceva, riuscendo così ad ottenere un girato di oltre 2 ore che non annoia mai, si fa seguire e incide pesantemente sull'umore di chi guarda.
Poi va detto che ha anche gli stessi difetti dei film di Moore; mette troppa carne al fuoco, per riuscire a descrivere al massimo la figurare delle corporazione tocca troppi argomenti e con troppa facilità, dando un'idea generale di tutto, ma senza riuscire ad incidere in maniera decisa in nessun punto.
Trovo poi ingenuo, ma carino che anche in questo film venga fatta l'arringa finale come nei filmati di Moore, un discorso in chiusura che esorta la gente a muoversi attivamente e a non aspettare che le cose cambino da solo; dico che è carino perchè fatalità (che caso) è proprio Michael Moore a recitarla...
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