martedì 5 ottobre 2010

Strange days - Kathryn Bigelow (1995)

(Id.)

Visto in DVD.

In un futuro distopico (all’epoca era il futuro, ormai invece è il passato visto che è ambientato a cavallo fra 1999 e 2000) esiste una nuova droga, e sono le immagini e le sensazioni della vita altrui registrate e rivissute da chi ne fa uso; puoi essere un criminale durante una rapina, o una pornostar al lavoro, o puoi anche morire… In una Los Angeles a 5 cm netti dallo scontro razziale si muove lo spacciatore Ralph Fiennes (un ottimo personaggio, simpatico il giusto, figo il giusto, sfigato il giusto) che si arrabatta tra nuovi clienti, vecchi amici, ex ragazze che lui ama ancora (una Juliette Lewis che fa spavento, davvero mi chiedo come sia possibile anche solo immaginare che possa essere un oggetto del desiderio), un assassino psicotico che si aggira indisturbato attorno a lui e un segreto sulla morte di un rapper che deve rimanere tale.

Questo è un film dall’estetica completamente orwelliana, ogni inquadratura trasuda distopia ad ettolitri; uno dei film che rende di più il senso di claustrofobia, di impossibilità di fuga, di malattia sociale. Un film che è quasi più sudato di “Angel heart”. Fatto di immagini evocative che si agganciano co quanto già presente nella memoria comune; la scena della lotta nello scantinato ad esempio, per atmosfere ed ammiccamenti vale quanto tutto “Blade runner”.

La Bigelow fa un lavoro sopraffino, iniziando col botto, con un piano sequenza fatto da una camera a mano complicato ed incasinato il giusto, che per altro serve pure a spiegare il tipo di droga in uso; e già questo basterebbe. Poi ci mette dentro tutto quello che riesce, utilizzando l’idea della soggettiva obbligata come mezzo per nascondere o dare informazioni. Ma soprattutto crea un film fatto di luci, di scenografia e di luci. Le luci vengono sparate in camera, accecano, nascondono, mostrano, sottolineano, creano ambienti, fari, neon, lampadine. Un lavoro divino. Tutto improntato a rendere il senso di fine imminente, di un mondo che va a rotoli… e la signora si permette anche di realizzae una delle migliori scene d’azione degli anni ’90, con la sequenza in metropolitana, aiutata da un D’onofrio in versione poliziotto silenzioso e letale ed un Fichtner nei panni di un Fichtner standard.

Con questi presupposti il finale delude (si lo dico, contro ogni pronostico c’è l’happy ending, ma qui temo ci sia lo zampino di Cameron); entro un certo punto è prevedibile e comprensibile (nello svelamento dell’assassino), ma poi laddove potrebbe essere il degno coronamento di un film ambientato in un mondo caotico in bilico su un baratro, anziché puntare sull’apocalisse punta invece sul rassicurante già visto (la questione della polizia)… però glielo si può perdonare, quantomeno per la bellezza di alcune scene, come D’onofrio in versione demone vendicatore coperto di sangue in un turbinio di coriandoli.

Stupendo. Non si può giudicare la Bigelow senza aver visto questo film.

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