(Shock corridor)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.
Un giornalista vuole scoprire l’assassino di un malato psichiatrico (da ora “matto”) all’interno di un ospedale psichiatrico (da ora “ospedale per matti”)… e va che idea gli viene in mente! Si spaccia per matto lui stesso! Convince la recalcitrante compagna di fingersi sua sorella (!) di denunciarlo per aver tentato di violentarla (!) tanto poi ci penserà lui a convincere i medici che è matto urlando a caso durante la visita e facendo altre cose da matto standard… ma vuoi che non riesca a scoprire chi è stato (mica tanto spoiler, non è uno dei matti!)?! e vuoi che ciò non accada mandandolo oltre la soglia di mattitudine accettabile?!
Diciamo subito i pregi. La regia è buona, anche se di impianto teatrale. Mobile e dinamica con una cura particolare nelle inquadrature costruite su più piani, con l’aiuto delle solite luci e ombre un po stilizzate ma efficaci.
Veniamo ai difetti. Uno solo. Questo film è una cazzata.
Come sempre quando in America (ma non solo) vogliono fare un film sui matti scadono nello schematismo più becero, ritraendo i personaggi in maniera eccessiva e caricaturale, trattandoli come i matti dei fumetti, costantemente urlanti (urlano davvero tutti in sto maledetto film) e le ninfomani come ritardate con tendenza alla zombietà. Qui però ci danno dentro di idee pacchiane toccando il fondo, a mio avviso, con il nero che odia i neri (!) e con l’inseguimento del nero più vecchio da parte di tutti i matti insieme.
In più ci si aggiunga una sceneggiatura verbosa fino allo sfinimento, una voice off irritante come sempre ed una trama schematica e precisa come un compito in classe, ma a tutti gli effetti poco chiara (alla fin fine, perché lui impazzisce? Non ne ha dei gran motivi e sembra quasi che sia stato contagiato dagli altri matti e basta).
Pessimo film. Per vedere un buon film sulle malattie mentali bisogna ancora ricorrere a “La fossa dei serpenti”.
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