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Il Cairo. Nel quartiere di Heliopolis si muovono diversi personaggi (il film per lo più mostra una receptionist, una coppia di fidanzati, un medico che vuol vendere il suo appartamento, uno studente universitario che fa una ricerca sulle minoranza etniche ed un militare in guardiola) che sprecano la loro giornata con lavori sterili, o in ricerche inutili, o con piccole bugie quotidiane. Tutti accomunati dall’insoddisfazione e dalla paralisi.
Per essere un’opera prima indipendente la regia è decisamente buona, fotografia pulita, una macchina da presa che inquadra il giusto e che gioca a fare la macchina a mano quando serve, un montaggio ben utilizzato e qualche inquadratura decisamente gustosa; quindi complimenti a Abdalla… chi è da insultare è lo sceneggiatore; quindi un vaffa ad Abdalla (maledetti questi registi che non sanno quando devono fermarsi)… si perché il film è devastante. La storia gira a vuoto, sterile come le vite dei protagonisti; e lo fa con un ritmo vertiginosamente lento e pesante…
Un film assolutamente da evitare, non da nulla, se non il sonno.
Il film è stato anticipato da un cortometraggi "El icha (Vivre)" di Walid Tayaa… questa è la storia di una donna tunisina costretta in un lavoro spersonalizzante, tra persone formali ma vuote, un figlio lontano che non ci pensa neanche a tornare e l’ottusità di una religione castrante…. E basta… Tutto qui…. Come a dire “giochiamo a fare un corto banale, ma che sembri intellettuale?”. Non brutto, ma inutile… ed in questo senso è adattissimo al film a cui è stato associato.
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