Visto in VHS.
Una coppia di ballerini che, negli anni ’30, imitavano Astaire e la Rogers, si ritrovano dopo 40 anni per danzare insieme in una trasmissione televisiva. I vecchi ricordi, qualche segreto, le molte possibilità perdute e, su tutto, la grettezza di un mondo andato a puttane, esemplarmente mostrato dal mondo televisivo, fatto di menefreghisti, ipocriti, fenomeni da baraccone, freaks e spettacolarizzazione di tutto, anche del crimine, della santità, dell’amore ecc…
Un film amaro, e con molti rimpianti, che è una critica alla società (anche qui come in Carpenter) consumistica (si vedano gli inserti pubblicitari, televisivi e dei cartelloni) e una dimostrazione di come l’arte la possa salvare, o quantomeno momentaneamente interrompere.
Quando i due ballerini si ritroveranno a danzare insieme, tutto si ferma, e per un minuto il caos ritroverà un minimo di senso.
Su tutto vince la scena, poco prima della danza, in cui le luci saltano, e tutti rimangono sospesi in un momento che, come di dice Mastroianni, sembra un sogno.
Complessivamente però il film non convince. Troppo prevedibile e ripetitivo; e visivamente colpisce poco. Da Fellini ci si sarebbe aspettati un tripudio di immagini e storie al limite, ma non succede. Non è malvagio, ma rimane un minore nella carriera del regista.
PS: mamma com’è invecchiata la Masina.
Nessun commento:
Posta un commento