(Wu de fu qin mu qin)
Visto in DVD.
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Un uomo torna al villaggio natale per la morte del padre, vecchio maestro del posto, e deve cercare di mediare alle richieste della madre per un funerale tradizionale. Nel mentre racconterà la storia d’amore dei due genitori e della vita del padre dedicata all’insegnamento.
Zhang Yimou vira verso una sorta di neorealismo alla cinese, che non rinuncia affatto al sentimento, anzi, che si accompagna con una storia d’amore semplice dai sentimenti delicati, che si racconta con calma, con molti silenzi più che con le parole. Tutte le emozioni passano allo spettatore ed il film, pur essendo molto consueto, funziona e attrae.
Il regista però non rinuncia ad alcune idee di messa in scena, come un uso accorto del colore (mai violento, ma sempre preciso) e con l’uso del bianco e nero per gli episodi ambientati ai giorni nostri.
Le accuse di servilismo verso la dittatura comunista cinese (mi pare che questo sia il film che ha segnato definitivamente il sodalizio Zhang Yimou/regime) mi pare un poco pretestuoso, certo il regista realizza film in Cina con soldi cinesi, e pertanto sottostà alle indicazioni generali, ma il prodotto è totalmente indipendente e non si priva di alcune (lievi) frecciatine vero la rivoluzione culturale, oltre alla rappresentazione di una Cina affogata nell’arretratezza… si insomma, più di quanto abbia fatto Eisenstein in certi film o la Riefenstahl in qualunque suo film.
Zhang Yimou vira verso una sorta di neorealismo alla cinese, che non rinuncia affatto al sentimento, anzi, che si accompagna con una storia d’amore semplice dai sentimenti delicati, che si racconta con calma, con molti silenzi più che con le parole. Tutte le emozioni passano allo spettatore ed il film, pur essendo molto consueto, funziona e attrae.
Il regista però non rinuncia ad alcune idee di messa in scena, come un uso accorto del colore (mai violento, ma sempre preciso) e con l’uso del bianco e nero per gli episodi ambientati ai giorni nostri.
Le accuse di servilismo verso la dittatura comunista cinese (mi pare che questo sia il film che ha segnato definitivamente il sodalizio Zhang Yimou/regime) mi pare un poco pretestuoso, certo il regista realizza film in Cina con soldi cinesi, e pertanto sottostà alle indicazioni generali, ma il prodotto è totalmente indipendente e non si priva di alcune (lievi) frecciatine vero la rivoluzione culturale, oltre alla rappresentazione di una Cina affogata nell’arretratezza… si insomma, più di quanto abbia fatto Eisenstein in certi film o la Riefenstahl in qualunque suo film.
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