Visto in DVD.

Drammone langhiano per eccellenza, che già dal titolo (italiano stavolta) chierisce subito il tema portante di tutta la produzione del regista, la lotta dell’uomo contro il proprio destino; e come Lang stesso amava dire, non conta il risultato, ciò che importa è se si è lottato per raggiungerlo o meno.
Il film è chiaramente ispirato a “Intolerance” per via della costruzione con più storie autoconclusive attorno ad un tema centrale, ma qua (come nel successivo film di Leni) i 3 racconti sono posti all’interno di una cornice e, devo ammettere, che la cornice è decisamente l’episodio migliore del film. I 3 racconti sono molto diversi per tono e tema, passando dal dramma al comico dell’episodio cinese, che però risulta il più spettacolare a livello visivo con una serie fenomenale di effetti speciali (Lang sostenne che Fairbanks lo contattò per sapere i segreti dei trucchi del film per poterli copiare ne “Il ladro di Bagdad” di Raoul Walsh; versione mai confermata da Walsh stesso).
Al di la della storia della morte con la ragazza il film si fa apprezzare soprattutto per la messa in scena, esteticamente impagabile, anche se estremamente luogo comunista nella realizzazione degli ambienti esotici dei 3 episodi. Su tutto però si fa ricordare l’antro della morte, con mura altissime che sembrano schiacciare gli individui e con una foresta di fiamme, le vite degli uomini.
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