(Id.)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Sangue nelle mie mani.
Torna in campo Tonny; appena uscito dal carcere cerca di riallacciare i rapporti col padre (che è uno che traffica in auto rubate), ma tutti i suoi tentativi sembrano continuamente fallire; nel frattempo si fa avanti una donna che sostiene d’avere appena partorito suo figlio. In contemporanea un suo amico gli chiede di accompagnarlo ad un appuntamento con Milo, dove compra della droga che perde subito per stupidità, questo sbaglio l’amico lo riverserà tutto su Tonny che si ritroverà ad avere un debito senza aver fatto nulla.
Siamo dalle parti del film precedente, con un’umanità che sguazza i bassifondi mostrata senza filtri (anzi con un bel po di gusto per l’eccesso), una serie di falliti di cui Tonny sembra essere il rappresentate assoluto, qualunque cosa faccia o non faccia si rivolterà contro di lui. Che poi Tonny, di per se, sarebbe solo un idiota arrogante, ma ,messo in queste situazioni, diventa una vittima di una nemesi imbattibile. Il tutto però declinato verso il rapporto padre e figlio (che è il grande argomento di questa seconda puntata).
Oltre al cercare di rimanere a galla, dal primo capitolo è mutuato lo stile della regia ed il finale aperto (finale stupendo nel film precedente, meno geniale e più improntato verso l’ottimismo in questo). Quello che cambia è il mood generale, il film è meno claustrofobico, meno ansiogeno, la tensione latita molto di più, in definitiva risulta un film di mala, crudo e godibile… la potenza del predecessore è tutta un’altra cosa.
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