Visualizzazione post con etichetta *Mad Max. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta *Mad Max. Mostra tutti i post

mercoledì 3 febbraio 2016

Interceptor - George Miller (1979)

(Mad Max)

Visto in Dvx.

Futuro, nell'outback australiano i poliziotti sono cazzutissimi e guidano macchine veloci inseguendo pirati della strada e rider senza scrupoli e per farlo utilizzano ogni mezzo possibile. Fra loro un giovane Gibson vorrebbe tirarsene fuori vedendo come ci si imbruttisce rimanendo in quell'ambiente; ma quando gli faranno fuori il miglior amico e pure la famiglia deciderà che la vendetta dev'essere servita violenta.

La genesi di questo film è ormai aneddotica; anni '70, i paesi arabi hanno capito che il petrolio è potere ne usano il prezzo per determinare scelte nei paesi occidentali, arriva l'austerity e McCausland assiste all'assalto di una pompa di benzina a Melbourne e immagina un futuro distopico a base di automobili e benzina. Intanto il Dr. Miller, un chirurgo, sta immaginando un film su machcine superveloci e stunt impossibili basandosi sulle innumerevoli (e terribili) ferite delle vittimi di incidenti stradali. Quando i due si incontreranno, faranno del sesso (a livello intellettuale) e il prodotto del concepimento sarà il film riassuntivo degli anni '70... ovviamente sarà questo film.

Tutto sommato il futuro e la distopia era solo un modo per giustificare l'ultraviolenza e le macchine truccate, perché in realtà quello che il film mostra è più o meno quello che mi aspetto dall'outback australinao di quel periodo; una sorta di versione motorizzata di "Wake in fright".                  

Il film è esteticamente molto bello, caldo, polveroso e sudato, tutto giocato su colori caldi come la sabbia del deserto australiano, e il tutto senza esagerare i costumi nonostante la distopia negli anni '70 era vista come un freak show kitsch.
Il vero punto di forza però è la storia totalmente atipica che, a grandi linee, si può riassumere così: 45 minuti di inseguimenti e vendette, mezzora di vita famigliare con vendetta, venti minuti di violenza e vendetta conclusiva. Un protagonista giovane, bello, buono e idealista che si trasforma in tutto ciò che non voleva essere per portare il proprio piano in un crescendo di orrore, una prima metà quasi a sé con inseguimenti fantastici, mai ripetitivi o noiosi che mettono in scena alcuni degli stunt meno organizzati di sempre (la moto che sbatte contro la testa dello stuntman sul ponte era tutto fuorché voluto), ma tutti magnifici; una corsa continua tenuta a un livello impensabile anche per film con un budget decisamente più cospicuo o per mestieranti più navigati; si insomma, un mezzo miracolo.

Inoltre il film rappresenta perfettamente il decennio appena trascorso, mixando alcuni dei topos prediletti e alcune della innovazioni; ci sono ovviamente i film di inseguimenti in auto, c'è il poliziesco roccioso figlio di Callaghan e c'è una spolverata dei futuri post-apocalittici con ritorno a un medioevo meccanizzato.

Tutte queste sono ottime ragioni per vedere un film, pure se prese da sole. Ma qui c'è anche un ritmo che si muove con grazia (parte mille per poi rallentare, accelerare e rallentare di nuovo, ma sempre con consapevolezza) e un risultato finale che difficilmente lascia insoddisfatti.

PS: chissà perché cambiare il titolo originale con un altro sempre in inglese, sostituendo il nome del protagonista con quello dell'auto usata nel finale.

lunedì 1 giugno 2015

Mad Max: Fury road - George Miller (2015)

(Id.)

Visto al cinema.

A quasi 40 anni di distanza dal capostipite George Miller riprende in mano la sua creatura e ne fa un film. Onestamente non ci avrei scommesso troppo sul suo successo; invece devo ricredermi completamente.

Non provo neppure a scrivere mezza sinossi, è inutile, è un film action tout court, ci sono pugni, fughe, inseguimenti, un breve momento di calma e poi inseguimenti, fughe e pugni, più qualche esplosione.

Il film vince però per tutto quello che fa da contorno. L'estetica è il caposaldo del film, viene preso il post apocalisse dei seguiti, l'istinto steampunk che tanto ispirò "Ken Shiro" e viene esploso, con interventi in ogni ambito, dagli abiti agli accessori, dai veicoli alla mitopoiesi complessa che fa da sfondo alla vicenda (viene tratteggiata in maniera coerente un'intera società figlia di quella attuale, ma medievalizzata). Il tutto infilato in un ambiente desertico che ha rapporto ingoiandoli continuamente e che rappresenta la tela per il dipinto del film (oltre a una serie di manipolazioni estetiche sempre perfette come il fantastico effetto notte nel deserto con sprazzi di luce).
Il film vince perché riesce a lavorare il protagonista pur avendolo totalmente spersonalizzato, anzi messo d aaprte. C'è un incipit rapidissimo che cala nell'azione più pura lo spettatore, qui ci sono alcune (fastidiose) sequenze di ricordo (ritorno del) passato del protagonista con una bambina che non è riuscito a proteggere (pallido legame con l'originale, non particolarmente utile), poi il film vira e il protagonista lascia il posto alla protagonista; trasformando questo in un film action al femminile dove un gruppo di donne fugge dagli uomini (tutti, a parte un paio) e cerca di farli fuori perché vengono utilizzate come oggetti.
Il film vince perché, esattamente come il capostipite era l'essenza del decennio trascorso, questo ha assimilato tutto quello che c'è stato in mezzo; utilizza i corpi come i body horror gli hanno insegnato (malattie, malformazioni, obesità, tatuaggi, scarificazioni, trucchi che deformano i lineamenti, sporco che nasconde i volti, corpi di donne sexy, corpi di donne incinte, corpi di donne mutilate) con un protagonista azzeccato (qui non deve neppure sforzarsi, ma Hardy è uno degli attori più fisici degli ultimi anni, basti ricordare "Bronson") e una protagonista, tecnicamente figa, che però viene utilizzata in toto, ammazzandone la sensualità; Miller ci mette pure il classico film di inseguimenti che tanto conosce; sfrutta appieno il genere postapocalittico di cui ha dettato le regole decenni fa; e frulla tutto in un film d'azione adrenalinico modernissmo che non ha nulla in comune con tutte le sue opere precedenti. E ovviamente per fare questo se ne fotte dei vincoli di produzione, delle (auto)censure e dei vari PG.
Il film vince ppiù che altro per quest'ultimo punto. Vince perchè dopo qualche minuti dall'inizio comincia una fuga a rotta di collo che lascia senza fiato. Quando finisce è solo l'inizio di una fuga a ritroso ancora più folle, disperata e dispnoica (letteralmente lascia senza fiato) dove non si può non essere partecipi ed emotivamente coinvolti; dove la macchina da presa che vola continuamente sopra, sotto e ai lati dei veicoli qaunto i personaggi che cadono, inciampano, rimangono legati, beh quella macchina da presa lì, mossa da un settantenne, non ti fa mai staccare gli occhi dallo schermo e dopo solo due ore di film ne chiedi ancora, solo una mezzora...

PS: e comunque pure questo film ha creato immagini, personaggi e situazioni con cui il cinema action dovrà confrontarsi negli anni a venire.