(Id.)
Visto in tv.
La storia di un ragazzino che vuole inseguire la sua passione (fare il mariachi) in una famiglia in cui la musica è stata bandita per un trauma subito dalla trisavola. Per cercare di partecipare a un contest durante il giorno dei morti, il ragazzo, ruberà la chitarra al suo eroe (un mariachi e attore anni '40 ormai defunto)... ma rubare il giorno dei morti a un morto ti fa andare nell'aldilà e lì dovrà farsi aiutare dalla porzione defunta della famiglia che però osteggia in blocco il cantautorato.
Questo film Pixar è il più grande contributo (e omaggio) alla Disney classica, con un protagonista indipendente che si ribella alla famiglia castrante per inseguire i suoi sogni; niente di più lineare e antico.
La Pixar però non è posto per luoghi comuni e ci mette del suo. Il passaggio nell'oltretomba mette in mezzo un mondo timburtiano che introduce la morte in cartone animato per bambini e lo fa con gaiezza e colori lisergici per poi toccare la morte vera (anche qui, come in "Inside out" la morte vera è legata alla memoria e all'oblio) che può far "morire" i defunti (con un'idea che aumenta i passaggi, ma porta al medesimo risultato).
In questo mondo affascinante e perturbante si muovono le avventure del ragazzo che prendono spunto dai classici per arrivare al cinema orientale miyazakiano (come già diverse opere del passato della Pixar) dove non esiste un antagonista (ok, verso la fine ci sarà un villain, ma durerà poco).
Lo scioglimento e il raggiungimento dello scopo saranno un pco scontati e con alcune delle sequenze "d'azione" più tristi della casa di produzione di Lasseter (che ci ha abituati a molto di più), ma il vero terreno di gioco del film è tutto sulle emozioni, con alcuni momenti strappalacrime sbattuti in faccia con violenza.
Visivamente impeccabile e con una fotografia tra le migliori che ricordi.
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lunedì 28 ottobre 2019
venerdì 9 ottobre 2015
Inside out - Pete Docter, Ronnie Del Carmen (2015)
(Id.)
Visto al cinema
La mente di una bambina è governata da quattro emozioni di cui la principale è Gioia; assieme a loro vive anche Tristezza che però non ha una funzione e viene ostracizzata. Per un incidente (legato alla goffaggine di Tristezza) entrambe le protagoniste si vedono sbalzare fuori dal centro di comando e finiscono in mezzo alla memoria a lungo termine; dovranno affrettarsi a tornare in cabina di regia prima che l'apatia della ragazzina diventi permanente.
Idea avvincente (anche se non originale, ricordo anche una sitcom, sullo stesso oggetto) che da il là a una trama ampia, ma non dispersiva, che permette un intenso family drama a fianco di una serie di sequenze d'azione e avventura più classiche. L'interno della mente della protagonista è reso in maniera materica e dettagliata, ma rimane sempre sul versante dell'anima, mai della fisiologia delle emozioni.
Il film, va detto, si rivolge a un pubblico adulto in maniera decisamente maggiore rispetto ai precedenti lavori (troppi i riferimenti che un bambino non può cogliere), ma l'essenza rimane godibile anche per il pubblico più giovane, anche se non rimarrà colpito da questo film al pari di altri usciti quest'anno.
Ovviamente però siamo in casa Pizar e tutti i vari livelli sono ottimali. Intanto, in maniera molto superficiale, questo è il film più divertente della casa di produzione; questo è un discorso molto soggettivo, ma scommetto che chiunque a riso grassamente per tutta la parte centrale.
Le scene d'avventura sono perfettamente realizzate, continui colpi di scena, continue fughe in avanti e debilitanti ritorni al punto di partenza (con anche una scena di sacrificio che non ricordo d'aver mai visto in un film per bambini dall'epoca delle serie televisive anni '80 giapponesi).
La realizzazione del mondo della mente fantastica, con tocchi di classe e costruzione di ambienti diversi (anche scientificamente complessi come il disgregatore che riporta tutto a forme semplici bidimensionali e colori).
L'animazione ovviamente all'avanguardia, con il tocco di classe di una realizzazione più bidimensionale e cartoonesca per la mente e una più tridimensionale e incredibilmente realistica per il mondo reale.
Infine c'è il racconto più diretto che costruisce un romanzo di formazione sull'accettazione della tristezza come elemento fondamentale della vita (anzi importante per la vita) e, in definitiva, come caratteristica base del passaggio dall'età infantile a quella adulta (in quale altro cartone per bambini viene dichiarata una cosa del genere?).
Poi c'è tutta la galassia di dettagli che rendono il lavoro della Pixar un capolavoro da certosini e sono tutte a carico del character design, delle emozioni mostrate (molto miyazakianamente) con lievi movimenti del volto e con i dettagli, ma anche piccole hint sparse in giro (la gag dei fatti e delle opinioni, le sequenze dell'interno della mente dei vari personaggi, la mente della madre governata dalla tristezza e quella del padre dalla rabbia, ecc...).
Un film che è un universo completo, con mille piani di lettura diverse, mille dettagli sparsi, mille motivi di interesse e che tratta con serietà e dignità tutto il suo pubblico, compreso quello infantile. In definitiva. l'ennesimo capolavoro.
PS: anticipato dal corto "Lava", uno dei corti più convenzionali della Pixar, storia d'amore e agnizione molto Hollywoodiana.
Visto al cinema
La mente di una bambina è governata da quattro emozioni di cui la principale è Gioia; assieme a loro vive anche Tristezza che però non ha una funzione e viene ostracizzata. Per un incidente (legato alla goffaggine di Tristezza) entrambe le protagoniste si vedono sbalzare fuori dal centro di comando e finiscono in mezzo alla memoria a lungo termine; dovranno affrettarsi a tornare in cabina di regia prima che l'apatia della ragazzina diventi permanente.
Idea avvincente (anche se non originale, ricordo anche una sitcom, sullo stesso oggetto) che da il là a una trama ampia, ma non dispersiva, che permette un intenso family drama a fianco di una serie di sequenze d'azione e avventura più classiche. L'interno della mente della protagonista è reso in maniera materica e dettagliata, ma rimane sempre sul versante dell'anima, mai della fisiologia delle emozioni.
Il film, va detto, si rivolge a un pubblico adulto in maniera decisamente maggiore rispetto ai precedenti lavori (troppi i riferimenti che un bambino non può cogliere), ma l'essenza rimane godibile anche per il pubblico più giovane, anche se non rimarrà colpito da questo film al pari di altri usciti quest'anno.
Ovviamente però siamo in casa Pizar e tutti i vari livelli sono ottimali. Intanto, in maniera molto superficiale, questo è il film più divertente della casa di produzione; questo è un discorso molto soggettivo, ma scommetto che chiunque a riso grassamente per tutta la parte centrale.
Le scene d'avventura sono perfettamente realizzate, continui colpi di scena, continue fughe in avanti e debilitanti ritorni al punto di partenza (con anche una scena di sacrificio che non ricordo d'aver mai visto in un film per bambini dall'epoca delle serie televisive anni '80 giapponesi).
La realizzazione del mondo della mente fantastica, con tocchi di classe e costruzione di ambienti diversi (anche scientificamente complessi come il disgregatore che riporta tutto a forme semplici bidimensionali e colori).
L'animazione ovviamente all'avanguardia, con il tocco di classe di una realizzazione più bidimensionale e cartoonesca per la mente e una più tridimensionale e incredibilmente realistica per il mondo reale.
Infine c'è il racconto più diretto che costruisce un romanzo di formazione sull'accettazione della tristezza come elemento fondamentale della vita (anzi importante per la vita) e, in definitiva, come caratteristica base del passaggio dall'età infantile a quella adulta (in quale altro cartone per bambini viene dichiarata una cosa del genere?).
Poi c'è tutta la galassia di dettagli che rendono il lavoro della Pixar un capolavoro da certosini e sono tutte a carico del character design, delle emozioni mostrate (molto miyazakianamente) con lievi movimenti del volto e con i dettagli, ma anche piccole hint sparse in giro (la gag dei fatti e delle opinioni, le sequenze dell'interno della mente dei vari personaggi, la mente della madre governata dalla tristezza e quella del padre dalla rabbia, ecc...).
Un film che è un universo completo, con mille piani di lettura diverse, mille dettagli sparsi, mille motivi di interesse e che tratta con serietà e dignità tutto il suo pubblico, compreso quello infantile. In definitiva. l'ennesimo capolavoro.
PS: anticipato dal corto "Lava", uno dei corti più convenzionali della Pixar, storia d'amore e agnizione molto Hollywoodiana.
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venerdì 13 settembre 2013
Monseters university - Pete Docter, Lee Unkrich, David Silverman (2013)
(Id.)
Visto al cinema.
Visto al cinema.
Prequel del ben noto film Pixar,
questo Monsters University è di fatto in linea con le ultime produzioni (si
guardino i seguiti/spin off di Cars!), un mero sfruttamento dei brand seminati
in passato; un abbassare il livello per raccogliere più denaro. Non so se
questa è un malvagia politica imposta dalla Disney (ma in realtà già in passato
erano state fatte operazioni del genere, da Toy story 2 in poi) o solo una
necessità economica per poi tornare in grande stile con le nuove idee.
Quel che si nota è che dall'uscita di
Up la casa di Lasseter è in una china discendente e, credo, ne sono tutti
consapevoli. In questa puntata si vede da dove sono nati tutti i personaggi del
primo film, come si sono creati i rapporti di amore o di odio e dove si sono
formate le loro personalità. Il gioco è velocemente svelato al sopraggiungere
di Randall, la Pixar punta tutto sull'autocitazionismo e sul cambiare
completamente le carte in tavole, chi si amerà all'inizio si deve odiare e
viceversa. Detto ciò il film è il classico prodotto americano sul riscatto di
cui tutti sanno già tutto.
Il vero punto di forza è la qualità
dell’animazione che sembra inarrestabile, con ogni film migliora qualcosa e
migliora in maniera evidente. Ormai gli esterni sono sostanzialmente indistinguibili
con una location vera e propria.
A questo proposito va citato il corto
iniziale, L’ombrello blu. Un corto molto consueto, tenero e positivista in
mezzo al grigiore urbano come ormai la Pixar sembra essere costretta a fare (e
in questo caso la fantasia è decisamente poco sfruttata); quello che colpisce è
che l’utilizzo degli oggetti inanimati (ci sono esseri umani nel corto, ma sono
sostanzialmente manichini che reggono ombrelli) e la verosimiglianza che gli
oggetto assumono in una CG ormai arrivata al limite delle sue possibilità in
questo ramo (quello degli oggetti, sulle creature viventi c’è ancora da
lavorare).
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mercoledì 6 marzo 2013
Cars: motori ruggenti - John Lasseter, Joe Ranft (2006)
(Cars)
Visto in tv.
Visto in tv.
Per la storia passo parola.
Il film è stilisticamente
stupendo come al solito. Ampi spazi creati ad hoc ricalcati dal mondo delle
macchine, disegnati come un acquerello. Una verosimiglianza nella costruzione
di oggetti e personaggi che difficilmente è stata raggiunta prima
(probabilmente il fatto che anche i personaggi siano oggetti è d’aiuto); un
particolare complimento alla “materia”, la corposità dell’asfalto, la leggerezza
dell’acqua, l’effetto della polvere sulle carrozzerie, tutto è tremendamente
corposo e realistico.
Il vero problema qui è la
storia. C’è tutto ciò che di più americanamente banale possa offrire il cinema,
una storia di ritorno alle origini e ai veri sentimenti, ma anche una storia di
riscatto, ma anche un film sull'unione che fa la forza. Niente di particolare,
anche le parti comiche (che sono la parte migliore del film) non sono niente di
eccezionale.
Per carità è stato il film
Pixar più venduto (anche grazie ad un merchandising spietato), quindi se è
stato realizzato (come è ovvio) per il puro fine economico è stato un indubbio
successo, ma delle doti della Pixar (personaggi originali, comicità e dramma
uniti, emozioni delicate e delicatamente inserite ovunque) se ne vedon ben
poche… Beh un buon investimento, ma un film mediocre.
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venerdì 28 settembre 2012
Ribelle, The brave - Mark Andrews, Brenda Chapman (2012)
(The brave)
Visto al cinema.
Alla principessa Merida va stretta la carriera di regina che sua madre vuole farle interpretare a tutti i costi nella vita. Quando i genitori decidono che deve andare in sposa obbligata al primogenito di un altro clan lei si ribella definitivamente, fugge e trova rifugio da una strega alla quale chiederà un aiuto per "cambiare" sua madre. SPOILER, la strega le fornirà un dolce che si rivelerà avere il potere di trasformare gli uomini in orsi; con la amdre così modificata dovrà fuggire nella foresta per non farla uccidere dagli uomini del castello.
Il primo film della Pixar con una protagonista donna è anche uno dei pochi con degli esseri umani. In ogni caso la casa di produzione californiana riesce a mettersi tranquillamente nella scia delle eroine disneyane classiche con tutti i crismi (la ribellione, la voglia di indipendenza, la lotta), ma dall'altra parte finalmente si sgrava di una visione anni '50 che è rimasta fino ai nineties nelle opere Disney, in questo film infatti la protagonista deve fare unicamente i conti con se stessa (senza bisogno di sfide decisive d'altro tipo) e riuscirà a realizzarsi (e quindi a riportare un equilibrio nella storia) unicamente crescendo (e facendosi accettare dalla madre) senza bisogno di innamorarsi/sposarsi con un principe di turno.
Se questo non fosse sufficiente c'è anche da sottolineare come tutto il film sia un'opera discretamente affine a capolavori di Miyazaki (seppure declinati in una versione parziale vista da uno statunitense). C'è un'importante commistiene fra magico e reale senza che ciò crei difficoltà a nessuno (e i fuochi fatui sono molto miyazakiani), c'è un necessario ritorno alla natura per ritrovare sé stessi, ma soprattutto non c'è un nemico vero e proprio (tutto è causato dall'orgoglio di Merida e la strega è tutto sommato un personaggio propositivo; SPOILER l'orso che attacca il padre è una vittima di un incantesimo dovuto al proprio orgoglio al pari della protagonista, ecc...). Dirò di più, c'è anche un sottotesto di contro la guerra anche se solo sfiorato.
Infine c'è da dire che l'animale preso a protagonista della vicenda è un orso; di fatto un classico della Disney che viene riproposto con gli stilemi classici (più che a Koda o Baloo, a me ricorda molto la gestualità di Humphrey Bear).
Detto ciò bisogna parlare dell'animazione... sarà che ho dimenticato i capitoli precedenti nel dettaglio; ma questa mi è parsa la migliore in assoluto. Ovviamente la Pixar è lo stato dell'arte in questo campo, ma Ribelle sembra proprio aver raggiunto un vertice impressionante. I movimenti di Merida sono assolutamente credibili e perfetti, s ein più ci si somma quella selva di capelli che sembrano disegnati a pastello e riescono ad avere nel contempo verosimiglianza e vita propria. Inoltre anche l'orso ha una gestualità caricaturale ma ineccepibile specie nella prima scena in cui compare. In generale l'intero film è realizzato più dalla comunicazione del corpo (l'orso che non può parlare, i tre fratellini della protagonista, il linguaggio non parlato della strega o la perfezione del corvo, la governante del castello che urla più che parlare) divenendo un perfetto film di gag slapstick realizzati in maniera incredibile.
Altro importante capitolo le location che fanno da sfondo e in alcuni brevi momenti divengono praticamente pate integrante del racconto (come nel finale).
In due parole, animazione migliore di sempre sia nella verosmiglianza sia nella caricature e grande uso delle location.
Ovviamente il film nel complesso è fantastico.
PS: il film, come sempre è preceduto da un corto stavolta realizzato dall'italiano Enrico Casarosa (il che mi rendo orgoglioso) intitolato "La Luna", un piccolo capolavoro dalla trama esile esile che però premia un'idea dolce e poetica il giusto realizzata con una grazia vintage che non si vedeva da un pò.
Visto al cinema.
Alla principessa Merida va stretta la carriera di regina che sua madre vuole farle interpretare a tutti i costi nella vita. Quando i genitori decidono che deve andare in sposa obbligata al primogenito di un altro clan lei si ribella definitivamente, fugge e trova rifugio da una strega alla quale chiederà un aiuto per "cambiare" sua madre. SPOILER, la strega le fornirà un dolce che si rivelerà avere il potere di trasformare gli uomini in orsi; con la amdre così modificata dovrà fuggire nella foresta per non farla uccidere dagli uomini del castello.
Il primo film della Pixar con una protagonista donna è anche uno dei pochi con degli esseri umani. In ogni caso la casa di produzione californiana riesce a mettersi tranquillamente nella scia delle eroine disneyane classiche con tutti i crismi (la ribellione, la voglia di indipendenza, la lotta), ma dall'altra parte finalmente si sgrava di una visione anni '50 che è rimasta fino ai nineties nelle opere Disney, in questo film infatti la protagonista deve fare unicamente i conti con se stessa (senza bisogno di sfide decisive d'altro tipo) e riuscirà a realizzarsi (e quindi a riportare un equilibrio nella storia) unicamente crescendo (e facendosi accettare dalla madre) senza bisogno di innamorarsi/sposarsi con un principe di turno.
Se questo non fosse sufficiente c'è anche da sottolineare come tutto il film sia un'opera discretamente affine a capolavori di Miyazaki (seppure declinati in una versione parziale vista da uno statunitense). C'è un'importante commistiene fra magico e reale senza che ciò crei difficoltà a nessuno (e i fuochi fatui sono molto miyazakiani), c'è un necessario ritorno alla natura per ritrovare sé stessi, ma soprattutto non c'è un nemico vero e proprio (tutto è causato dall'orgoglio di Merida e la strega è tutto sommato un personaggio propositivo; SPOILER l'orso che attacca il padre è una vittima di un incantesimo dovuto al proprio orgoglio al pari della protagonista, ecc...). Dirò di più, c'è anche un sottotesto di contro la guerra anche se solo sfiorato.
Infine c'è da dire che l'animale preso a protagonista della vicenda è un orso; di fatto un classico della Disney che viene riproposto con gli stilemi classici (più che a Koda o Baloo, a me ricorda molto la gestualità di Humphrey Bear).
Detto ciò bisogna parlare dell'animazione... sarà che ho dimenticato i capitoli precedenti nel dettaglio; ma questa mi è parsa la migliore in assoluto. Ovviamente la Pixar è lo stato dell'arte in questo campo, ma Ribelle sembra proprio aver raggiunto un vertice impressionante. I movimenti di Merida sono assolutamente credibili e perfetti, s ein più ci si somma quella selva di capelli che sembrano disegnati a pastello e riescono ad avere nel contempo verosimiglianza e vita propria. Inoltre anche l'orso ha una gestualità caricaturale ma ineccepibile specie nella prima scena in cui compare. In generale l'intero film è realizzato più dalla comunicazione del corpo (l'orso che non può parlare, i tre fratellini della protagonista, il linguaggio non parlato della strega o la perfezione del corvo, la governante del castello che urla più che parlare) divenendo un perfetto film di gag slapstick realizzati in maniera incredibile.
Altro importante capitolo le location che fanno da sfondo e in alcuni brevi momenti divengono praticamente pate integrante del racconto (come nel finale).
In due parole, animazione migliore di sempre sia nella verosmiglianza sia nella caricature e grande uso delle location.
Ovviamente il film nel complesso è fantastico.
PS: il film, come sempre è preceduto da un corto stavolta realizzato dall'italiano Enrico Casarosa (il che mi rendo orgoglioso) intitolato "La Luna", un piccolo capolavoro dalla trama esile esile che però premia un'idea dolce e poetica il giusto realizzata con una grazia vintage che non si vedeva da un pò.
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sabato 31 luglio 2010
Toy story 3 - Lee Unkrich (2010)
(Id.)
Visto al cinema.
La Pixar quest’anno prova a giocare facile, cerca di creare il franchising. Piglia Toy story, gli scuote di dosso la naftalina e lo imbelletta sperando di cacciarlo in gola al grande pubblico… devo ammettere che Toy story non lo amo alla follia, più che altro per il lieve difetto di disprezzare solo 2 personaggi, Woddy e Buzz…
Eppure è innegabile che la Pixar abbia fatto centro anche stavolta. Prende Toy story e lo trasforma in un perfetto film carcerario con tutti i crismi, tutti i personaggi fondamentali, tutte le scene necessarie, ma soprattutto con tutta l’atmosfera del caso. Senza scendere nei particolari, è innegabile la bellezza assoluta della storia di Lotso, perfetta per resa del mood, magnifica la fuga dall’asilo e semplicemente stupenda la sequenza nell’inceneritore (non dico cosa ho provato in quel momento perché sentirei minata la mia virilità); tutte create con una perfezione formale e tecnica con pochi precedenti. E cosa dire poi del grottesco ed inquietante personaggio di Bimbo
Poi però c’è pure da dire che questo è forse il primo film della Pixar che non supera il precedente, ma prima poi doveva pur succedere…
C’è poi all’inizio il solito corto. Diciamolo subito, non è divertente come i precedenti che lo battono senza pietà; però rappresenta lo stato dell’arte per la Pixar. Si tratta infatti di una stupenda animazione congiunta fra 2D e 3D assolutamente senza sbagli, con un utilizzo delle scene mostrate e dei suoni che rappresenta al contempo un vero e proprio dialogo perfettamente comprensibile. Tecnicamente ineccepibile, più che piacere, sbalordisce.
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mercoledì 11 novembre 2009
Up - Pete Docter, Bob Peterson (2009)
(Id.)
Visto al cinema.
Forse è il miglior film della stagione. "WALL-E" mi era molto piaciuto e quindi Up ha cominciato col piede sbagliato; venire dopo un capolavoro. Eppure riesce a vincere la sfida. Vince su tutta la linea.
Oggigiorno la Pixar è l'unica a trattare i bambini come persone e non come ritardati; è l'unica che ha il coraggio di mostrare dolore e morte (era dai tempi de "Il re leone" che la morte non era presentata in maniera così, importante e continuativa, giusto "Alla ricerca di Nemo" l'aveva brevemente riutilizzata, e guarda un pò, è proprio della Pixar) pur con la dovuta maniera soft; è l'unica che si permette di ironizzare sulla vecchiaia, sul ricordo e sulla sofferenza. E poi lo fa con stile.
Certo, è molto più sguaiata di Miyazaki, cerca di fare film che siano anche comici, ma tolto il maestr giapponese chi altri riesce a rendere sentimenti così forti e complessi con uno sguardo? un dettaglio? un'esitazione? e poi in sto film c'è pure tutto il discorso sul volo... comincio a credere che Lasseter abbia guadagnato più di quanto ha speso producendo i film di Miyazaki, non solo in termini economici.
Tutto in questo film è funzionale, l'attacamento ala casa, i palloncini, tutto è fatto perchè sia visivamente splendido ma con uno scopo. I personaggi impegnati i scene d'azione o comiche hanno brevissimi momenti in cui tirare fuori la loro personalità, ma in quei brevi attimi ti raccontano tutto un mondo.
La scelta dei cani poi aggiunge a tutto un gusto comicità surreale strepitoso (la scena degli aerei è veramente fuori di testa).
Al di la delle conoscienze tecniche la Pixar ha una tale consapevolezza delle tecniche cinematografiche ed un tale rispetto per il suo pubblico, di qualsiasi età, che oggigiorno risulta essere la migliore industria del cinema, qualitatiamente parlando. E se si considera che finora non ha fatto altro che migliorare ad ogni film sono già in attesa di "Toy story 3".
Visto al cinema.
Forse è il miglior film della stagione. "WALL-E" mi era molto piaciuto e quindi Up ha cominciato col piede sbagliato; venire dopo un capolavoro. Eppure riesce a vincere la sfida. Vince su tutta la linea.
Oggigiorno la Pixar è l'unica a trattare i bambini come persone e non come ritardati; è l'unica che ha il coraggio di mostrare dolore e morte (era dai tempi de "Il re leone" che la morte non era presentata in maniera così, importante e continuativa, giusto "Alla ricerca di Nemo" l'aveva brevemente riutilizzata, e guarda un pò, è proprio della Pixar) pur con la dovuta maniera soft; è l'unica che si permette di ironizzare sulla vecchiaia, sul ricordo e sulla sofferenza. E poi lo fa con stile.
Certo, è molto più sguaiata di Miyazaki, cerca di fare film che siano anche comici, ma tolto il maestr giapponese chi altri riesce a rendere sentimenti così forti e complessi con uno sguardo? un dettaglio? un'esitazione? e poi in sto film c'è pure tutto il discorso sul volo... comincio a credere che Lasseter abbia guadagnato più di quanto ha speso producendo i film di Miyazaki, non solo in termini economici.
Tutto in questo film è funzionale, l'attacamento ala casa, i palloncini, tutto è fatto perchè sia visivamente splendido ma con uno scopo. I personaggi impegnati i scene d'azione o comiche hanno brevissimi momenti in cui tirare fuori la loro personalità, ma in quei brevi attimi ti raccontano tutto un mondo.
La scelta dei cani poi aggiunge a tutto un gusto comicità surreale strepitoso (la scena degli aerei è veramente fuori di testa).
Al di la delle conoscienze tecniche la Pixar ha una tale consapevolezza delle tecniche cinematografiche ed un tale rispetto per il suo pubblico, di qualsiasi età, che oggigiorno risulta essere la migliore industria del cinema, qualitatiamente parlando. E se si considera che finora non ha fatto altro che migliorare ad ogni film sono già in attesa di "Toy story 3".
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