mercoledì 1 maggio 2019
Il serpente e l'arcobaleno - Wes Craven (1988)
Visto in Dvx.
Scienziato americano viene inviato ad Haiti per cercare la droga utilizzata per creare gli zombie (potrebbe essere un anestetico di nuova generazione con facilità di recupero dopo la somministrazione). Nel farlo verrà aiutato da una dottoressa locale, ma sarà ostacolato dal capo della polizia del dittatore locale (Duvalier). Intanto scoppierà la rivoluzione.
Un film horror dalle idee di base piuttosto tipiche (straniero in terra straniera, studia usi e costumi che non dovrebbe studiare, zombi, ecc...), tuttavia a essere originale è il punto di vista. L'orrore qui non è dato dagli zombi in se (l'uomo ricomparso dopo 30 anni è una vittima non un mostro) e neppure la magia nera (anzi, talvolta riesce a proteggere), ma è l'uso che se ne fa; è lo sfruttamento politico della magia che serve a mantenere attiva una dittatura e a compiere vendette. Questo film trasforma il perturbante classico da oscura presenza e mezzo per ottenere dei fini (positivi o negativi secondo i casi).
Per me non brilla in maniera particolare per quanto riguarda l'esito complessivo (interessa quanto deve, ma senza sussulti; i personaggi sono un pò troppo semplicistici), però vince nella creazione di ambienti adatti, nella creazione di belle immagini da mettere in archivio (soprattutto nelle ultime scene oniricheggianti) e nella realizzazione di un film estremamente di fiction (seppure basato su un libro tratto da fatti veri) calato in una vicenda da poco conclusasi e su cui getta un'ombra diversa.
Un film più intelligenti che memorabile
mercoledì 14 marzo 2018
Il mio vicino Totoro - Hayao Miyazaki (1988)
Visto in Dvx.
Film tra i più famosi di Miyazaki con una storia esilissima di due sorelle che si trasferiscono in una casa nuova in campagna vicina alla cittadina dove si trova ricoverata la madre. Nella nuova casa entreranno in contatto con un mondo parallelo fatto di creature magiche.
Al di là della qualità del disegno che, quando si parla dello studio Ghibli, è un pò il minimo che ci si possa aspettare, quello che sorprende è che questo è giustamente il film più importante della carriera del regista giapponese pur non essendo il più bello.
"La città incantata", a mio avviso, non perde nulla in delicatezza, ma aumenta molto in complessità risultando superiore (e la cito solo perché assieme a "Kiki" è il mio film preferito di Miyazaki, ma il discorso si può fare quasi con tutte le altre oepre del regista), eppure, nell'apparente leggerezza di questa commedia per bambini si dimostra una capacità estremamente muscolare di condurre il gioco.
L'arroganza di Miyazaki si espone al massimo del rischio in questo riuscitissimo film per bambini, con protagonisti dei bambini, realizzato con le tecniche e le suggestioni proprie dell'infanzia, ma adatto anche a un pubblico adulto. L'arroganza si dimostra nella costruzione di un mondo estremamente complesso, fatto di persone e creature innumerevoli che compaiono in maniera normalissima e di cui non viene data alcune spiegazione, semplicemente perché non c'è bisogno di spiegazioni per ottenere una risposta emotiva. Infine, l'arroganza, si vede nella realizzazione di un melodramma classico (con la malattia come evento magico senza possibilità di chiarimento) che, pur finendo con un happy ending non definitivo, riesce a soddisfare pienamente.
Oltre a ciò da vita ad alcune immagini iconiche come solo il maestro giapponese da fare.
Obiettivamente quindi, può non essere apprezzato come gli altri suoi film, ma rimane la più titanica presa di posizione della poetica miyazakiana che sia stata realizzata.
mercoledì 7 dicembre 2016
The fourth dimension - Zbigniew Rybczynski (1988)
Visto qui.
Un uomo e una donna si preparano per uscire insieme, cenano e fanno sesso. Il tutto è ripreso con i personaggi sempre fermi e "mossi" con un movimento circolare che ne determina l'anamorfosi del corpo.
Dopo "Tango" ho cercato un altro corto di Rybczynski per vederne le differenze.
In un ambiente dalle atmosfere magrittiane, con deformità che rendono i protagonisti dei personaggi alla Francis Bacon (si veda l'immagine sotto), con citazioni di stampo classico e rimandi leonardeschi, la storia è di una semplicità imbarazzante, ma viene stravolta dalla tecnica di animazione.
Va detto, l'idea è splendida, ma il corto dure 27 minuti e a lungo annoia.
Affascinante comunque il gioco delle trasformazioni degli oggetti che si dimostra innovatore in gesti semplici come l'apertura delle porte e delle finestre o durante la cena.
Inutile dire che siamo davanti, di nuovo, a un corto di arte video; decisamente più bello (esteticamente) di "Tango", innovatore, ma meno interessante del precedente... che poi in ste cose l'opinione è totalmente soggettiva e senza alcun valore (pure di più che nei film normali).
mercoledì 7 gennaio 2015
Stress da vampiro - Robert Bierman (1988)
Visto in Dvx.
Uno yuppie di New York dal ciuffo biondo e con la psicoterapeuta con lo studio in centro città comincia a credere di esser un vampiro. Si ha avuto un incontro ravvicinato con un pipistrello ed un paio di allucinazioni, ma senza alcuna prova è convinto del suo graduale trasformarsi in mostro. Non riesce più ad avere rapporti con l'unica donna che gli interessa, mangia scarafaggi e piccioni crudi, si compra un paio di canini finti, abusa (in ogni senso possibile) di una sua segretaria e cerca di morire.
Il film potrebbe essere qualcosa di bello; una discesa dentro la follia che si esprime soprattutto come violenza psicologica (e non solo) verso le persone sottoposte; invece in questo film si preferisce mettere insieme 3 o 4 idee tutte contemporaneamente, mischiarle, seguirne malamente una più delle altre e vedere cosa viene fuori.
Non è una commedia nera in senso stretto; si ride per gli eccessi del film, ma dubito fossero voluti; non è un horror o un thriller e non funziona bene neppure come dramma.
Però questo film si ricorda e deve essere visto per Nicolas Cage. Dire che qui reciti sopra le righe è un eufemismo; qui vince il campionato mondiale di faccette esagerate in quasi ogni inquadratura (è da questo film che viene fuori il "You don't say" dei rage comics) e si permette discorsi idioti come "scusa se ieri sembravo volerti violentare in ufficio, ma avevo preso della mescalina e sai come va con queste cose" (e viene compreso e perdonato). Per me però la scena cult è quella nel finale dove lui pensa di stare dalla psicoanalista e di incontrare la donna della sua vita.
Applausi.
lunedì 27 ottobre 2014
Killer klowns from outer space - Stephen Chiodo (1988)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Un gruppo di clown alieni invadono una cittadina degli USA, catturano gli uomini per farne baccelli di zucchero filato per potersene nutrire. Un gruppo di ragazzi salverà il mondo.
Canonico horror scifi figlio diretto degli ultracorpi e della fantascienza anni '50 in genere innestato sull'umorismo e sulla parodia anni '80. Negli anni '80 ormai il genere horror aveva un decennio e rotti di archetipi base, aveva nelle vene i tentativi indipendenti di fare orrore con tutto (ma proprio con ogni singolo oggetto), non restava che la presa per il culo ed il film per ragazzi in declinato nei vari generi (grazie a Dante).
Qui l'idea è che gli alieni siano una razza di clown con tutti gli oggetti relativi, i colori sgargianti e i giochi, a cui poi noi (stupidi umani) ci siamo ispirati per inventare i nostri innocui pagliacci (questo non viene mai detto, ma credo fosse la base teorica del film). Quello che si si trova di fronte è quindi un film dalle scenografie felliniane, dai colori chiassosi, dalle idee visive continue (realizzate con effetti speciali d'epoca, ma buoni) e dal ritmo sostenuto. La banalità della trama è diluita nella gigantesca serie di idee nuove per i vari omicidi perpetrati dai clown; questi alieni infatti sembrano avere possibilità illimitate, escono dai cartoni per la pizza, uccidono con una valanga di torte in faccia, usano ombre cinesi animate, intrappolano nei palloncini, utilizzano pop corn/semi di piante aggressive ecc...
Se a questo si unisce la capacità di prendersi mai sul serio, ma di voler divertire con la parodia ben realizzata, il risultato finale è un film che (ovviamente) non farà mai paura, ma che conquisterà fin da subito e costringerà a non staccarsi mai dallo schermo fino alla fine.
Un must da applausi che non potrà non piacere quasi a chiunque.
PS: pare che stiano progettando un remake... tremo all'idea di quello che potrebbero fare la CG a basso costo...
lunedì 25 agosto 2014
Hellbound: Hellraiser II; prigionieri dell'inferno - Tony Randel (1988)
Visto in Dvx.
A seguito del massacro del primo episodio Kirsty viene internata in un reparto di psichiatria per poter superare il trauma... purtroppo però l'ineffabile psichiatra che l'ha in cura è da anni alla ricerca del modo per far funzionare le scatole dei cenobiti (si, da questo episodio li chiamiamo cenobiti).
Lo psichiatra riporterà in vita la matrigna di Kirsty e, con un colpo da maestro, entrerà nel labirintico mondo dei cenobiti (l'inferno?) con altre 3 persone.
L'idea di base di questo film è prendere gli ultimi incasinati 10 minuti del capostipite e dilatarli per tutta la durata del film. Una volta entrati nel mondo dei cenobiti non c'è più nulla che abbia senso, i personaggi fanno cose casuali, gli avvenimenti (che dovrebbero spiegare qualcosa) sopraggiungono senza che ne venga detto il motivo; si ha quindi l'indubbio svantaggio di avere uno spiegone senza che nulla venga realmente spiegato affossando la trama.
Il ritmo che nel primo era sempre a rischio, ma alla fine teneva, qui viene completamente mandato a cagare almeno da metà film in poi.
In mezzo a questa diarrea di idee idiote c'è pure uno scontro fra i 4 cenobiti classici contro quello nuovo; una scena che urla vendetta, perché distrugge il mito dei cenobiti, non crea una reale alternativa e riesce comunque a non regalare neanche un'oncia di pathos.
Sappiamo tutti ormai che Barker (qui solo alla scrittura) non aveva idea di dover fare un seguito dopo la fine del primo, sennò si sarebbe preparato meglio il terreno... tuttavia non capisco perché mandare in vacca in maniera così sfacciata.
Il fatto poi di fare un horror adulto è già stata abbandonata; la sensualità esplicita del primo qui viene sostituita da una sua rappresentazione pacchiana messa li solo per eccitare dei 12enni, il resto è tutto in mano a due regazzine. (che poi se è vero che negli anni '80 i regazzi toccavano sangue e altri fluidi biologici con questa frequenza e questa noncuranza, non mi sorprende l'ondata di AIDS).
Al di là che siamo davanti ad un film horror senza orrore, incasinato e senza ritmo; al di là di tutto questo le cose che più mi hanno dato fastidio sono state due:
1- Non c'è un'idea visiva decente. Considerando che uno dei pochi punti positivi del primo film era l'estetica generale dei mostri direi che qui c'è un notevole passo indietro. Barker (o chi per lui) accumula facce brutte, clown in ambienti inquietanti, traumi infantili e strumenti chirurgici sperando che questo possa bastare. Peccato che no; non basta far grondare sangue da un mobile per aver creato un'immagine indelebile.
2- I cenobiti vengono distrutti; e questo nel senso più allargato possibile. Trovo sconvolgente che si ammazzi così l'idea determinante della serie. I cenobiti sono creature ambigue, perché non fanno nulla di testa loro, vengono attivamente evocati da chi desidera diventare una loro vittima, quindi loro si muovono con un distacco ed una noncuranza degne di un dentista davanti al paziente nel panico per il trapano che deve curargli la carie; se a queste figure dai un briciolo di umanità e la possibilità di contrattare una via di fuga (o peggio una rivolta interna) hai ammazzato completamente la loro credibilità. Altro dettaglio importante, i cenobiti apparivano imbattibili, onnipotenti ed onnipresenti, far succedere quel che succede (senza neppure spiegare nulla) è un atto criminale.
Sappiamo tutti che i seguiti (soprattutto dei film horror) sono spesso indecenti, ma questo veramente mi apre esagerato... almeno Nightmare 2 vinceva per le idee cazzare talmente idiote da essere divertenti, qui non si riesce ad avere neppure questo...
Forse vi ricorderete di me per scene come:
I paesaggi disegnati che potrebbero stare bene pure in un film Disney? no dai questo no.
La casa dello psichiatra tesa fra il razionalismo anni '60 e una wunderkammer? no, non credo.
La scena della rinascita della matrigna sanguinolenta dal materasso...? ...no ha fatto il suo tempo
...l'uomo senza pelle che scrive, col proprio sangue, sul muro di essere all'inferno e di aver bisogno di aiuto... diciamo quello... massì dia diciamo quello...
lunedì 3 febbraio 2014
Rain man, L'uomo della pioggia - Barry Levinson (1988)
Visto in tv.
Un uomo, alla morte del padre, scopre di avere un fratello autistico a cui è stata versata l'intera eredità. Lo porterà via con se per convincere le autorità di meritare la gestione dei beni del fratello; lungo la strada imparerà a conoscerlo.
Zuccheroso film che ebbe il pregio di mostrare al grande pubblico una malattia prima sostanzialmente sconosciuta. Lo fa con una storia di amore odio classica, dove due persone molto diverse imparano a conoscersi e ad apprezzarsi. Lo fa inoltre scegliendo una sindrome di Asperger, dando quindi al grande pubblico una visione comunque positiva di una malattia che molto spesso non ha risvolti incredibilmente remunerativi...
Levinson ci prova a dare qualche idea d'autorialità, ma si riduce tutto a qualche scossone alla macchina da presa; la sceneggiatura butta nel finale un'apparenza di originalità, ma di fatto tutto il percorso fino a quel punto è il classico e consolatorio svolgimento hollywoodiano. Infine Hoffman fa la sua porca figura portando altra pubblicità all'Actors studio.
Al di la di questo non ho trovato molti altri pregi.
lunedì 13 gennaio 2014
I gemelli - Ivan Reitman (1988)
Visto in tv, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Due gemelli nati da un ovulo fecondato da x persone (non ricordo il numero) durante un esperimento per creare l'uomo perfetto, vengono separati alla nascita; non era previsto fossero due. Uno nasce perfetto come si deisderava (Schwarzenegger; da ora S), l'altro è l'insieme dle materiale genico di scarto (DeVito, che credo abbia ringraziato quando gli proposero la parte). Una volta ritrovatisi partiranno alla ricerca della madre che credevano morta mentre DeVito (un mezzo criminale sfigato) cerca di mettere le mani su cinque milioni di dollari.
Prima incursione di S nella commedia; passo quasi obbligato data l'autoironia che gli è propria e dato l'alone cartoonistico che lo circonda. Per farlo entra nell'entourage di Reitman, il genio della commedia d'azione. Il risultato è incredibilmente indecoroso... per entrambi... ok forse più per Reitman.
Non si ride, praticamente mai. Non c'è una scena d'azione degna di questo nome. Il villain è talmente dimenticabile che ad un certo punto non ci si chiede più perché li stia inseguendo (obbiettivamente ora non riesco a ricordarlo). Le due storie parallele (lo stucchevole ricostruirsi un'identità alla ricerca delle proprie origini e la noiosa storia dei milioni) non si intrecciano mai, vengono introdotte, poi se ne segue una fino ad un punto morto, quindi parte la secondo fino alla conclusione; nel finale torna la prima; con un'innegabile abilità ad ammazzare, ognuna, il ritmo dell'altra.
Incomprensibile successo al botteghino per l'epoca.
PS: già all'epoca S sfotteva se stesso autocitandosi in situazioni improbabili.
mercoledì 13 novembre 2013
Donne sull'orlo di una crisi di nervi - Pedro Almodovar (1988)
Visto in Dvx.
lunedì 19 agosto 2013
Chi ha incastrato Roger Rabbit - Robert Zemeckis (1988)
Visto in DVD.
lunedì 22 luglio 2013
Alice - Jan Švankmajer (1988)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in italiano.
venerdì 3 maggio 2013
Amsterdamned - Dick Maas (1988)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
venerdì 21 dicembre 2012
Ashik Kerib, storia di un ashug innamorato - Sergei Parajanov, Dodo Abashidze (1988)
Registrato dalla tv in lingua originale sottotitolato.
venerdì 11 maggio 2012
Le relazioni pericolose - Stephen Frears (1988)
Registrato dalla tv.
Frears costruisce un film sontuoso, esteticamente perfetto tutto improntato nel seguire gli attori, con una continua sequenza di primissimi o primi piani, alcune figure intere quando necessario e rari campi lunghi. Il regista capisce che il fulcro di tutto sono i personaggi ed il modo in cui sono resi e si attacca ai volti e agli sguardi senza mai perderli.
martedì 20 settembre 2011
Schegge di follia - Michael Lehmann (1988)
Visto in tv.

Folle film adolescenziale che comincia come una commedia nera idiota (ed è la parte migliore) per finire con un ending serioso e thrilleristico che francamente stanca, perché rompe il ritmo, rompe il divertimento, rompe le balle e rimane comunque idiota come nella parte iniziale.
Questo è uno di quei film fatti senza pretese coi dialoghi copiati dai discorsi che si fanno d
a ubriachi e che fanno tanto ridere fin quando il mattino dopo non ci si veglia con il mal di testa e un posacenere al posto della bocca, si rilegge quanto detto la sera prima e si chiosa con un “quante minchiate”. Ecco in quest’ottica una commedia teen anni ’80 ci sta, funziona, diverte volontariamente ed involontariamente ed il risultato è più che gradevole (e poi c’è sempre il vantaggio di poter dire, “va che film che facevano negli anni ottanta, si sta meglio oggi anche se c’è la crisi”)… però quel finale li che si prende troppo sul serio, la deriva verso una critica sociale che francamente è ridicola di per se (sempre il solito discorso sugli outsiders nella società…scolastica statunitense) figuriamoci in un film del genere. Nel finale si svacca.
Va detto che sull’internet però questo film sembra essere un piccolo (incomprensibile) cult…
lunedì 15 agosto 2011
Ariel - Aki Kaurismaki (1988)
Visto in DVD, in lingua originale con sottotitoli in inglese.

Il film è un esempio classico del cinema di Kaurismaki; un film muto moderno, ambientato nel basso della società, ma non nei bassifondi; dai toni soffusi, i sentimenti inespressi e gli attori invitati a non recitare, eppure tutta questa freddezza naif funziona da dio e crea un marchio di fabbrica sempre vincente; anche perchè il regista finlandese sa narrare da dio anche senza il bisogno di fronzoli. Ah si, e con molta ironia.
Questo film nello specifico mette in sequenza quasi tutti i generi che vengano in mente, su tutti, una storia d’amore; la storia di un’amicizia virile e, nella sequenza della fuga dal carcere, una palese citazione di Un condannato a morte è fuggito.
venerdì 22 aprile 2011
Nightmare IV: il non risveglio - Renny Harlin (1988)
Visto in Dvx.

La domanda che mi perseguita da quando l'ho visto è: è più brutto questo o il secondo film della serie?
Se è vero che quello era un film che le provava tutte per essere originale financo instillando il germe dell'horror-gay; questo invece sembra aver messo insieme la storia con i rigurgiti di pelo del gatto dellos ceneggiatore. Tutto sa di già visto, tutto è banale, senza originalità e senza quelle idee soprattutto visive che, a mio avviso, avevano reso grande il capostipite della serie. Il fatto che ci sia un assassino che si aggira nei sogni non riesce a dare input e Freddy va in giro a infilare le sue unghie svogliatamente e ripetitivamente in omicidi schematici, privi di fantasia. Non c'è neppure molta ironia.
Se si considera poi che il secondo capitolo aveva tanta comicità involontaria che teneva ben desta l'attenzione, in questo mi pregio di sottolineare solo il cane che piscia fuoco; il fatto che questo è il film che più di tutti puzza di anni 80 (la musica, i vestiti, il karate per pezzenti post-Karate Kid del fratello della protagonista); ma soprattutto Robert Englund vestito da infermiera!
I lati positivi non mancano, come una regia che gioca bene con gli interni; una buona sequenza, quella ripresa dall'alto della protagonista mentre si addormenta e qualche effetto speciale venuto bene (come la ricostruzione del cadavere di Freddy).
Tutto considerato comunque il film è orribile, inguardabile e noioso; e per rispondere alla mia prima domanda, direi che è decisamente peggiore del secondo capitolo, perchè a quello gli si può obbiettare l'involontaria idiozia delle idee, ma non la totale assenza di fantasia. Al momento quindi, il peggiore della serie.
Forse vi ricorderete di me per scene come: Come detto non ce ne sono un granchè, visto che sono buono e voglio mettercene almeno una direi la trasformazione in scarfaggio; ironica, grottesca, motivata e ben realizzata. Poi in un film con idee mosce come questo spiccano anche la fuga delle anime dal corpo di Krueger o la pizza con le facce delle vittima, ma in un film adeguato non le avrei neanche notate.
venerdì 4 marzo 2011
Essi vivono - John Carpenter (1988)
Visto in VHS.

Un futuro working class hero entra in possesso di alcuni occhiali che permettono di vedere il mondo reale e viene pertanto a conoscenza del fatto che l’umanità è assoggettata ad una razza di alini (dall’aspetto zombesco) che ci schiavizzano tramite messaggi subliminali tutti inerenti all’ubbidienza e al denaro. Assieme ad un gruppo della resistenza tenterà di renderlo noto al mondo.
Film incredibilmente originale di Carpenter in cui la trama horror/fantascientifica è una sfacciata presa di posizione contro il sistema capitalistico spinto che serpeggia negli USA reganiani.
Dal canto suo la trama non è proprio strutturata da dio, e il protagonista è, in molti momenti, un idiota integrale; tuttavia il film è dirompente, non solo originale, ma ben congegnato nell’idea di base che preannuncia già nei modi e nella forma la teoria del complotto dei rettiliani che va tanto di moda fra noi ggiovani. Un film imprescindibile.
lunedì 14 febbraio 2011
Frantic - Harrison Ford (1988)
(Id.)
Visto in VHS.
Polanski realizza un nuovo incubo.
Una coppia normale in viaggio a Parigi per un convegno va subito in albergo, mentre il marito (che non parla una parola di francese) si fa la doccia, la moglie scompare. Nessun indizio. Zero… che farebbe una persona normale? Non lo so, ma Harrison Ford, cammina sui tetti, s’infila nudo nel letto della moglie del regista e vende attrezzi per azionare bombe atomiche ai nemici dell’America.
No, seriamente; un gran film. Un thriller di gente comune che ha a che fare con meccanismi immensamente più grandi solo per un terribile gioco del destino. Per una cazzata come una valigia sbagliata. Si insomma, un film alla Hitchcock.
E il bello è che il ritmo è perfetto, il protagonista anche credibile e il meccanismo funziona. Poi io preferisco la parte iniziale quando nulla si sa e tutto è ancora in alto mare, però è solo questione di gusti. Il film funziona come non mai e Polanski si dimostra uno dei più grandi registi di thriller di sempre.
giovedì 23 settembre 2010
Milagro - Robert Redford (1988)
Visto in tv.
Commediola buonista, sentimentalista, ecologista e qualche altra ista, targata Redford.
Non sto neppure qui a descrivere bene la storia, basti sapere che siamo nel sud degli stati uniti in un qualche stato molto ispanico, in cui un tizio che usa l'acqua per irrigare il suo campo di fagioli e questa cosa destabilizza i progetti di costruzione di un possidente locale, capitalista e tanto tanto cattivo... il tutto è condito con quello che, credo Mereghetti, definisce realismo magico, in realtà è solo un vecchio che idolatra i santi (cosa che fa tanto tanto ispanico) e parla con un tizio morto...
Il film è noioso, procede per clichè irritantissimi e terra terra, descrive come cattivi quelli che già tutti pensano essere i cattivi, e descrive come buoni quelli che tutti già pensano siano i buoni.
Cosa c'è di decente? Walken... che avrebbe almeno la parte del Mr. Wolf dei cattivi, dello stronzo più stronzo... peccato che Redford preferisca lasciarlo a giusto 4 o 5 scene e continua a inquadrare attori ispanici che fanno cose che sanno di ispanico...