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mercoledì 20 febbraio 2019

Lady Eva - Preston Sturges (1941)

(The lady Eve)

Visto in Dvx.

Una ragazza fa la truffatrice professionista sulle navi da crociera con l'aiuto del padre. Durante un di questi viaggi incontra il figlio di un magnate della birra che è un vacuo scienziato con scarso senso della realtà, torna dopo aver passato un anno nella foresta dell'Amazzonia a studiare serpenti. Inutile dire che proveranno a truffarlo, ma lei si innamorerà. Le cose, però si fanno più complicate quando lui scoprirà chi sono e lascerà la ragazza che vorrà vendicarsi; tornata negli USA si fingerà un'altra persona (identica alla truffatrice) e lo farà innamorare di nuovo.

Commedia romantica uscita in tutto e per tutto dagli anni '30, con iperboli poco credibili (il doppio innamoramento ovviamente), ma utili alla storia e inserite in un contesto con cui risultano, se non credibili, almeno tollerabili. La sceneggiatura, anzi sembra essere più compatta rispetto a molti film simili di qualche anno precedente.
La coppia centrale del film è perfettamente in parte con una Stanwyck abbonata a parti del genere che illumina lo schermo con il suo sorriso e un Fonda che fa una versione edulcorata degli ingenui picchiatelli di Grant assomigliando agli impacciati personaggi di Stewart.

I veri punti di forza di questo film però sono altri.
La trama, anche se evidentemente prevedibile, si affida a più twist cercando la via più inusuale per arrivare alla solita conclusione e, nel farlo, si butta molto sul lato sensuale della vicenda piuttosto che su quello più schiettamente romantico (la prima seduzione in cabina con i protagonisti abbracciati, il famoso finale che si conclude con i due che fuggono nella loro stanza e la macchina da presa che attende al di fuori). Questa sensualità molto forte in alcune scene e la decisione della Stanwyck di odiare chi ha amato hanno spesso paragonato il suo personaggio alla femme fatale dei noir, ma in chiave comica.
Il tono è sempre solare, il ritmo non altissimo, ma costante; ma il vero pregio (il secondo) sono le trovate comiche. Un mix di sceneggiatura e capacità di regia (vogliamo citarlo, finalmente, il povero Sturges? qui paragonato, un poco esagerando, a Lubitsch) che riesce a costruire scene perfette (basti pensare la partita a carte in cui il padre imbroglia per vincere contro Fonda, mentre la figlia imbroglia per fermare il padre).

lunedì 1 gennaio 2018

Com'era verde la mia valle - John Ford (1941)

(How green was my valley)

Visto in Dvx.

La gioventù di un ragazzo gallese ultimo nato di una famiglia numerosa. La chiusura della miniera, l'emigrazione e la morte romperanno l'idillio.

Un anno dopo "Furore" Ford non sembra intenzionato a lasciare l'arena della spiritualità del quotidiano e del disagio sociale che sfocia mai nel film politico. Anche qui, come in "Furore" c'è la storia di una famiglia unita e granitica, che viene distrutta pezzo a pezzo dagli sconvolgimenti sociali, dalla crisi economica e dalle angherie; disperdendosi, pur senza mai allontanarsi moralmente.
Qui, anche più che nel film precedente, il lato sociale è messo in evidenza; c'è la dignità di una condizione disagiata, ma ricca di speranza, c'è l'evoluzione del mondo del lavoro che lascia dietro di sé cadaveri e conflitti; ma tutto questo viene fatto con sentimento e senso del melodramma, mai con risvolti sociali veri e proprio, mai politica franca.

E il film funziona. Pur essendo costruito a episodi disgiunti (e nella sequenza della scuola si percepisce un pò troppo il distacco con i resto delle vicende) riesce a mantenersi coeso; riesce sempre a far trasparire i sentimenti enormi dei protagonista, spesso senza esagerare con il sentimentalismo (...senza esagerare significa che ce n'è, ma sempre in maniera accettabile); riesce a mostrare una religiosità delle piccole cose che è solo in parte collegata alla religione.

Ma in aggiunta a tutto questo si aggiunge un'iniezione di mezzi da parte della MGM che permettono a Ford di sfogare il proprio lato estetico. Tutto l'incipit con la presentazione del villaggio gallese è una serie di fotografie che meriterebbero di essere messe in un museo; il colpo d'occhio del giovane protagonista che re-impara a camminare in mezzo ai fiori è quasi eccessivo per teatralità, le scene del lavoro in miniere sono dei capolavori del cinema sociale,

Unico vero difetto è il giovane, amimico, protagonista...

lunedì 14 marzo 2016

Situazione pericolosa - Bruce Humberstone (1941)

(I wake up screaming AKA Hot spot)

Visto in Dvx in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un uomo viene accusato dell'omicidio di una ragazza, non ci sono prove e la sorella dell'assassinata lo difende, ma un ispettore sembra essere certo della sua colpevolezza. Rilasciato si metterà a indagare per conto proprio.

Film atipico dalle atmosfere perfettamente noir (le luci e le ombre dell'interrogatorio di Mature sono da manuale; e in una scena successiva ci sono pure le ombre delle persiane proiettate sul viso dell'ispettore), tutte le sequenze nella stazione di polizia sono costruite in maniera impeccabile e l'uso del flashback sembra venire direttamente da un film di Siodmak. Tuttavia se il comparto tecnico è preso dal genere in voga i quegli anni, il mood è molto diverso, al di fuori delle scene dell'interrogatorio il resto è un dramma con sfumature da commedia romantica piuttosto fastidiose.

Dal punto di vista della regia è un film da vedere; magnifica la sequenza noiresca dei due interrogatori in parallelo; per il resto vi sono molti movimenti di macchina che inseguono i volti, pan focus e inquadrature oblique (ma quasi mai fini a sé stesse, sono invece necessarie per inquadrare tre personaggi seduti allo stesso bancone o il primo piano del protagonista con il mezzo busto del poliziotto che lo sovrasta).

Ma il vero punto di forza è nel personaggio dell'ispettore, una sorta di Quinlan al contrario che da il destro per un twist plot finale interessante; purtroppo l'intero film è affossato dalla scelta di registro completamente sbagliato; è come se Humberstone abbia creato un film tecnicamente perfetto, ma che all'ultimo gli abbiano cambiato la sceneggiatura.

Divertente la scena in piscina completamente avulsa dal resto della vicenda e con un mood ancora più sbagliato; scena utile solo a mostrare i pettorali di lui e le gambe di lei.

venerdì 3 ottobre 2014

I dimenticati - Preston Sturges (1941)

(Sullivan's travel)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un regista hollywoodiano di commedie sciocche vuole fare una virata verso il cinema impegnato e a parlare di scottanti temi sociali. I produttori non sono affatto d'accordo e sottolineano come la cosa risulti stucchevole dato che lui della povertà, della disoccupazione e dei viaggi nei treni merce non ne sappia nulla. Il regista decide quindi di fingersi un senzatetto per alcuni giorni per toccare con mano la povertà di cui vorrebbe parlare. Nel suo vagabondare incontra una ragazza, ovviamente si innamorano, lui viene derubato, il ladro muore schiacciato da un treno con addosso i documenti e il cadavere viene scambiato per quello del regista. Verrà messo ai lavori forzati dove vedrà a cosa servono le commedie sciocche da cui tanto voleva allontanarsi.

Misconosciuta commedia drammatica di Sturges, dal titolo italiano che sembra neorealista e invece nasconde un film esplosivo. Questa è prima di tutto una commedia, la prima parte in particolare è una sequenza rapidissima di battute fantastiche (per lo più contro Hollywood) come nel miglior Howard Hawks. Poi si trasforma, proprio come vorrebbe fare il protagonista il film diventa dapprima una commedia agrodolce con risvolti sociali, per poi sfociare nella commedia amara sulle condizioni di vita dei diseredati, senza mai dimenticare le proprie intenzioni iniziali. Il finale poi è un inno a alla prima missione del cinema (poi persa gradualmente negli anni '30 a causa della depressione), l'intrattenimento, prima dell'impegno e prima del documentario, il cinema è sempre stato intrattenimento.

Se la sceneggiatura è eccezionale (è vero, nella seconda parte si fa troppo enfatica in diversi punti, ma riesce comunque a scorrere bene), la coppia di attori protagonisti è affiatatissima, sui due però spicca Veronica Lake (che io vedo qui per la prima volta), non sembra recitare, risulta naturale qualunque cosa faccia, dall'innamorata, alla ragazza travestita da uomo, alla donna apatica ed indifferente.

lunedì 31 dicembre 2012

Il sospetto - Alfred Hitchcock (1941)

(Suspicion)

Visto in tv.

La Fontaine è una donnicciola d’altri tempi (per il 2012, ma quello era il ’41) che si innamora dello sfrontato tombeur Grant. Pare che pure lui ne sia attratto e decidono di sposarsi. A cose fatte la donna si rende conto di diverse menzogne che il marito le propina, si accorge della cronica fame di denaro e comincia a sospettare che lui stia tramando qualcosa alle sue spalle… forse vuole addirittura ucciderla.

Uno dei primi di Hitchcock che sembra avere gli stessi presupposti di “L’ombra del dubbio” (un uomo perfetto che sembra lasciar trapelare alcune ombre, una ragazza innamorata che diviene vittima, il romanzo giallo come presenza fisica), ma ne disattende diversi punti cruciali.

Il film appare divertente in buona parte e repentinamente si trasforma in un thriller tout court che potrebbe anche funzionare; però  l’intera trama sembra essere affetta da una fretta cronica che fa fare dei balzi di sceneggiatura troppo repentini, e pertanto, poco credibili, anche il finale soffre dello stesso problema. Il difetto nella trama non toglie gusto al film, ma lo declassa a visione adatta alla domenica pomeriggio su rete quattro. Qualche tocco di stile di Hitchcock c’è, dalla famosissima scena espressionista del latte “illuminato”, alla macchina da presa che gira intorno ai protagonisti che si baciano; personalmente però, ritengo che non bastino a sollevare il valore complessivo.

lunedì 19 dicembre 2011

Una pallottola per Roy - Raoul Walsh (1941)

(High Sierra)

Visto in DVD. Un esperto di rapine a mano armata (Bogart) viene fatto uscire di galera da un suo vecchio compagno di merende che gli propone il solito colpo che vale una vita. I suoi compagni di avventure sono due sbarbatelli che però… si portano dietro la Ida Lupino che si innamorerà di Bogart… Ovviamente le cose non andranno per il verso giusto…

Un buon film con una visione d’insieme piuttosto europea (strano, non ho ben presente se sia un pregio da imputare a Walsh) che butta tutta l’attenzione sui personaggi fregandosene abbastanza della storia e descrive con particolare grazia un amore impossibile (quello della Lupino nei confronti di Bogart; che non si concretizza mai in nulla perché Bogart la rispetta, ma ama un’altra), che in un film meno originale sarebbe stato possibile (in fondo il personaggio della donna è tipico in un melodramma amoroso più che in un film di gangster).

Poi è affascinante l’unione fra il film di gangster (perché questo è) ed il noir, che spunta fuori proprio per l’interesse particolare nei confronti dei personaggi, l’amore impossibile, e il destino ineluttabile (qui incarnato in un cane ben prima di Kubrick).

Piuttosto enfatico, ma pregevole il finale esplosivo per le emozioni esposte e per le inquadrature dall’alto.

PS: ma quanto ha la faccia facciosa Henry Travers?! Mette proprio una nota di positività. Anche se è perfetto, io non lo avrei mai messo in un noir, nenache nella parte del padre di famiglia bonaccione e sfortunato del sud.

domenica 19 dicembre 2010

La corona di ferro - Alessandro Blasetti (1941)

(Id.)

Visto in Dvx.

Il secondo Kolossal dell’Italia fascista (il primo fu "Scipione l'africano") è un fantasy ambientato nel primo medioevo in un luogo non precisato, in cui un re, che ha preso il potere tradendo il fratello e massacrando i nemici, viene perseguitato da una maledizione. Tutti i suoi tentativi di salvare la figlia dal destino la porteranno, ovviamente, proprio verso la terribile fine che era stata predetta.

Un film d’epoca fascista stranamente pacifista e antitotalitarista (pare che dopo averlo visto Goebbels commentò che se un regista tedesco avesse fatto un film simile l'avrebbero messo al muro immediatamente...). La storia appare evidentemente intrisa di tragedia greca e dramma Shakespeariano con il fantasma premonitore e il continui tentativi di allontanare la profezia che invece la avvicinano inesorabilmente. Il film risulta una macchina da tragedia perfetta, ricca di riferimenti (certamente kitch, come il vestito orientaleggiante del personaggio di Valenti) fantasiosi.

Ed è proprio qui il punto di forza del film; l’indipendenza delle idee che fanno riferimento ad ogni influsso culturale dell’epoca (il riferimento al cristianesimo è pesante, e i richiami alla roma dei cesari evidente, ma vi sono anche i già citati influssi orientali, i riferimenti ai barbari ecc…).

Questa fantasia nella messa in scena di un dramma classico, ma spietato (ok c’è il finale felice, ma fino ad un certo punto) è il motivo principale per cui guardare questa pellicola d’epoca.

lunedì 8 novembre 2010

Il falcone maltese - John Huston (1941)

(The maltese falcon)
Visto in DVD.
Questo è il primo film realizzato da John Huston, un film in cui nessuno credeva particolarmente, fatto con 2 soldi (risulta infatti interamente girato in interni) e dal successo inaspettato.
Per ovvi motivi guardando l’opera prima di Huston non sono riuscito a togliermi di testa “Il grande sonno”. Ma mentre il film di Hawks risulta un opera organica ben realizzata sotto ogni punto di vista, ma decisamente superiore nella sceneggiatura; il film di Huston batte l’avversario nella regia. Non avendo i mezzi Huston ci mette le capacità, ed incastra i personaggi in sapienti movimenti di camera, sfrutta ogni angolo degli spogli interni, si concentra sulle ombre e sui corpi realizzando un film decisamente oltre le aspettative.
Se Spade è un Marlowe più spavaldo e disprezzabile (fa il figo in ogni inquadratura e alla fine risulta un banale buonista), l’interpretazione di Bogart risulta più convincente, o quantomeno più dinamica, che nel film tratto da Chandler.
La storia è decisamente cretina, a malapena decente; tuttavia questo riesce ad essere comunque un film imprescindibile nel genere noir.

martedì 8 giugno 2010

Le piccole volpi - William Wyler (1941)

(The little foxes)

Visto in VHS.

Il film mostra la storia di 3 fratelli (2 fratelli e una sorella, la Davis) e delle loro fame di denaro, delle loro macchinazione per guadagnarne ancora e della presa di coscienza da parte della figlia della Davis di cosa sia in realtà la sua famiglia.
Questo è un film sulla meschinità e la sete di potere, la trama gira completamente attorno al denaro senza staccarvisi un attimo, rendendo la meschinità ancora più becera e i personaggi ancora più piccoli. Si insomma un buon soggetto, scenegiato in maniera troppo verbosa forse (in diversi punti i personaggi spiegano troppo, rendendo palese che stanno parlando ad un pubblico) ma l'ottima recitazione di tutto il cast rende credibile ogni frase.
La Davis domina su tutti, con un personaggio finalmente cattivo e creando il suo standard recitativo, con scatti d'irritazione, sguardi perfidi, labbra strette ed un espressione sempre compresa tra l'isterico ed il represso; stupendo quando la Davis lascia morire il marito, semplicemente smette di parlare (ed è uno dei pochi momenti) e si siede in poltrona...
Alla fotografia Toland fa un lavoro egregio, non ai livelli di "Quarto potere", ma decisamente fa la differenza, con il solito sperimentalismo nella profondità di campo, che permette a Wyler di costruire le scene su più piani realizzando inquadrature oggettivamente magnifiche.
Il titolo si riferisce ad un passo della bibbia più volte citato nel film in cui si invita a cacciare le piccole volpi che distruggono le vigne...

lunedì 29 marzo 2010

Gli Invasori, 49esimo parallelo - Michael Powell (1941)

(49th parallel)

Visto in VHS.

Film di propaganda anti-nazista firmato da Powell e Pressburger. La storia è abbastanza originale. Un gruppo di nazisti si salvano dall'affondamento del loro sottomarino vicino alle coste canadesi. Qui comincia il loro pellegrinaggio verso gli Stati uniti che rappresentano la loro unica salvezza, visto che il film è stato realizzato agli inizi del 1941, quando gli Usa erano ancora neutrali. Il 49esimo parallelo è infatti quello che separe il Canada dagli Stati uniti. Ad uno ad uno i nazisti moriranno, verranno uccisi o verranno catturati dai vari personaggi incontrati nel loro peregrinare; i personaggi a loro volta rappresentano le varie personalità che costituiscono lo stato canadese, si tratta infatti di un franco-canadese, un anglo-canadese, degli eschimesi, dei tedeschi utteriani fuggiti dalla Germania, degli indigeni (indiani d'America), uno studioso di usi locali appassionato d'arte e buone maniere e un militare.

Per carità, i nazisti anche qui sono beceri, fanno cose cattive (sparano su donne e bambini) o stupide (bruciano un Matisse, un Picasso e un libro di Mann...così, per cattiveria) però il film mantiene una sua originalità.
In primo luogo i militari tedeschi vengono battuti a livello dialettico prima ancora che sul piano fisico, tutte le loro motivazioni vengono via via distrutte dai vari incontri con persone sempre più intelligenti o sensibili di loro. Inoltre non c'è una condanna totale; uno dei nazisti si redime e vorrebbe unirsi agli utteriani, ma ovviamente non la passerà liscia; e anche gli utteriani stessi sono visti di buon occhio, senza essere vittime dell'assioma tedesco=nemico.
Per tutto il resto il film non offre niente di che; ma nell'ambito dei film di propaganda (genere mediamente pessimo) è decisamente positivo.

venerdì 26 febbraio 2010

L'uomo lupo - George Waggner (1941)

(The wolf man)

Visto in VHS.

Questo film è pessimo. Per innumerevoli motivi, di cui alcuni (ma non tutti e forse non i principali) si vanno ora ad elencare:

1) Lon Chaney Junior. Il mozzarelloso protagonista è un morphing tra Bogart, Jerry Lewis e Dan Aykroyd affetti da elefantiasi. Ha in sostanza il fascino di un ritardato che gioca a bocce, e in questo film fa la parte di un seduttore che circuisce con successo la promessa sposa di un manzo locale. Terribile.

2) Lui seduce lei spiandola con un cannochiale e tampinandola poi di notte. Nel 41 l'approccio funzionava, oggi sarebbe stato denunciato per stalking.

3) Recitano tutti come se fossero da Madame Tussaud's. Rains, se non vuoi muovere niente dall'ombelico in su lo accetto, ma almeno toglieti quelle mani dalle tasche, cazzo!

4) Il simbolo del lupo che compare sul petto del licantropo è uno stiloso tatuaggio di una stellina... (Rains, il padre di Chaney chiosa, non senza arguzia, "quello è un morso che qualsiasi animale avrebbe potutto fare"!)

5) L'uomo lupo cammina sulla punte dei piedi, ha una pettinatura da nerd e nel complesso assomiglia tanto ad un mio compagno di classe delle medie affetto da labirintite; se lo incontrassi in un vicolo buio non ne fuggirei, casomai lo accompagnerei a centro di salute mentale più vicino.

6) Gli effetti speciali fanno più schifo di quelli degli anni '30.

7) A quanto dice la zingara un lupo mannaro si può uccidere solo con una pallottola d'argento, un pugnale d'argento o un bastone con il pomo d'argento... e questo solo perchè Lon Chaney ha appena comprato un bastone del genere, è evidente. E se invece avesse comprato forcine per capelli? o 2 etti di prosciutto crudo? o un fallo di plastica? come si sarebbe evoluto il film?

8) Il film ha il pregio d'avere una delle peggiori e più inutili comparsate di Lugosi.

9) Il film è evidentemente stato finanziato dai produttori di macchine per la nebbia. E io odio le lobby.

martedì 2 febbraio 2010

Il signore e la signora Smith - Alfred Hitchcock (1941)

(Mr. & Mrs. Smith)

Visto in Dvx.

Uno dei pochi film di Hitchcock che non centrano nulla con il giallo, non hanno suspence nè tensione in ogni senso... ed è un peccato.
Il film è una commedia brillante con una coppia che scopre che il loro matrimnio risulta nnulato per un inghippo burocratico, si faranno (amorevolmente) pagare i piccoli screzi dei 3 anni di vita insieme... Si esatto è una cazzata.
Per carità parte anche con un certo brio, divertente per gag e per trovate, ma presto deraglia verso l'inverosimile e si fa lento anche da seguire.
Talvolta Hitchcock si fa vedere dietro la macchina da presa, ma una cnsolazione da poco. Alla fin fine, è un film inutile.

PS: ovviamente non centra nulla col film di Mr. & Mrs. Pitt.