lunedì 31 agosto 2015

Quella villa accanto al cimitero - Lucio Fulci (1981)

(Id.)

Visto in Dvx.

Famigliola si trasferisce in una casa in una nuova cittadina;  questo senza badare ai ripetuti avvertimenti soprannaturali e nonostante il precedente inquilino (collega e amico del padre di famiglia) si sia suicidato male.

Fine de "La trilogia della morte"; più solido e meno randomico dei due assurdi precedenti, qui la storia c'è, decisamente più banale dei precedenti, ma pur sempre costruita meglio; peccato per i molti elementi inutili che fuorviano e fanno perdere il filo; peccato inoltre per uno spiegoncino nel pre-finale che non si capisce da dove venga fuori.

Costellato di bei momenti (senza molta soluzione di continuità l'uno con l'altro) e molte diluizioni perde del tutto la sfida dello splatter fantasioso con i due predecessori; inoltre entra direttamente in competizione per la scena più idiota di sempre nella lunga sequenza dell'aggressione del pipistrello...

Alla regia anche più dinamico (pur essendo realizzato nello stesso periodo degli altri film della trilogia); movimenti di macchina, zoom e parecchie soggettive oltre a molti dettagli sugli occhi. Fulci di nuovo in un cameo, qui fa il professore dell'incipit.

venerdì 28 agosto 2015

Diaz: don't clean up this blood - Daniele Vicari (2012)

(Id.)

Visto in tv.

La descrizione degli ultimi due giorni del G8 di Genova estrapolata dagli atti giudiziari che ne seguirono. Non c'è una trama precisa né un protagonista unico, è un film corale dove vengono esposti fatti e mostrate le situazioni che vicari ritiene interessanti. Chiaramente le descrizioni (superficiali) dei personaggi che si alternano sulla scena risulta romanzata, ma questa è semplice necessità
Le scene non si muovono in senso cronologico univoco, ci sono diversi ritorni sui propri passi, riproposizioni delle stesse scene e gli stessi momenti mostrati da punti di vista differenti.

Il ritmo regge benissimo dall'inizio alla fine; ma il vero colpo di genio è come ha gestito l'incursione della polizia nella scuola Diaz gestita con gli stilemi di un film horror (i ragazzi del social forum che fuggono verso l'alto, si sentono i rumori dei pestaggi che si avvicinano e loro che aspettano nascondendosi) davvero ben realizzato.

Evidente il propendere del film per una tesi (non tanto per i fatti che quelli sono, ma per i personaggi, tutti carini quelli del social forum, quasi tutti pessimi quelli della polizia), tutto sommato trovo apprezzabile che siano stati inseriti un paio di personaggi positivi anche fra i poliziotti, giusto per dare una parvenza di equilibrio.
Cast con qualche nome famoso messo li solo per avere risonanza, ma totalmente non sfruttato (e d'altra parte il film riesce benissimo anche senza il loro aiuto).

lunedì 24 agosto 2015

10 cose di noi - Brad Silberling (2006)

(10 items or less)

Visto in tv.

Un attore di Hollywood in declino e lontano dagli schermi da 4 anni sta valutando un copione in cui dovrebbe interpretare il direttore di un supermercato; per decidere si fa portare in un supermarket di quartiere (un quartiere ispanico di Los Angeles... credo) dove si mette a seguire i movimenti di una cassiera, bella, brava e irritabile. Verrà abbandonato dall'autista e seguirà la cassiera per tutta la giornata.

Commediola leggera e consolatoria nata con un budget molto basso (ma sostenuta da produttori grossi come Freeman, anche protagonista, e De Vito, che appare in un cameo), che ha però sorpreso i botteghini americani.
Il perché del suo successo è difficile a dirsi (i motivi sono sempre complessi, anche se la scorrevolezza di una trama positiva sono sempre ben accetti), il perché invece sia un buon film è più semplice. Questa è una commedia consolatoria perché vincono tutti, ma assolutamente inusuale per la totale mancanza di eventi (la trama è praticamente tutta riassunta li sopra con l'aggiunta di un paio di epifenomeni), per il suo basarsi solo sui dialoghi e sulla contrapposizione fra i due personaggi e per la sua mancanza di copiaincollatura dei cliché base del genere (su tutti il finale, positivo, non è assolutamente irrealistico come al solito, anzi è dolce, senza essere buonista).
Quello che però colpisce è la cura delle immagini, fotografate divinamente (l'interno del supermercato riesce a sembrare squallido quanto dev'essere eppure bello come un quadro) che fanno ignorare una regia buona, ma normale.
Anzi, non è vero, la fotografia colpisce, ma quello che colpisce di più sono i due protagonisti. Spigliati, simpatici, empatici; Paz Vega, completamente in parte sostiene gli abiti della ragazza problematica, ma piena di vita; Morgan Freeman fresco e scattante come non si vedeva da anni (erano anni che non lo vedevo neppure protagonista, specie in un film che non fosse di nicchia) nella parte di uno svampito, ma ottimista, attore ormai bollito (unica vera caduta di stile è stato il fargli dire che in fondo la sua vita non è granché per i soliti motivi da commedia americana; tranne quello scadere nell'ovvio, il suo personaggio è bellissimo, complesso senza darlo a vedere).

Non un film memorabile, ma decisamente una bella sorpresa.

PS: ci sono anche, in due parti molto marginali, degli ancora sconosciuti Jonah Hill e Jim Parsons, oltre a Kumar Pallana (Pagoda) in un film che non è stato diretto da Wes Anderson!

venerdì 21 agosto 2015

Una 44 magnum per l'ispettore Callaghan - Ted Post (1973)

(Magnum force)

Visto in tv.

Callaghan è passato... oddio non ricordo a che branca della polizia è passato... beh nonostante non sia più alla omicidi continua a fare di testa sua nella gestione delle emergenze, quindi decide che è il caso che lui indaghi sulla serie di morti di noti personaggi della malavita locale.

Seguito de "Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!" ne riprende il personaggio e i modi sbrigativi, senza però bissarne l'impatto. Beh credo fosse inevitabile; il primo film era un film di rottura rispetto al genere del decennio precedente, questo ricalca. Il vero problema è che ricalca con meno efficacia, con meno fantasia e con meno capacità.
In ogni caso le prime scene d'azione (quella sull'aereo e quella nel negozio) funzionano bene, sono ben gestite e riescono ad accattivare l'attenzione; curiosamente ho trovato meno interessante il seguito, l'inseguimento in macchina e poi in moto, sulla nave; ritmi più lunghi, scarsa suspense e brutta gestione degli spazi.
Ovviamente il personaggio affascina comunque e appassiona; ma la cosa veramente buona del film è mettere Callaghan di fronte a sé stesso (SPOILER, gli assassini sono poliziotti che uccidono dei malviventi impuniti, STOP SPOILER), ai suoi metodi estremizzati (esagerando si potrebbe paragonare questo film a "The dark knight"; un eroe che viene messo di fronte alle conseguenze della propria presenza nel mondo); se però Callaghan è istinto messo al servizio di una causa; o meglio, utilizzato on the spot per sopravvivenza e voglia di concludere; l'antagonista invece è una storpiatura della giustizia, pianificato e programmato.
Ecco tolto questo concetto di un certo fascino e tolte le due scene iniziali, il film è abbastanza nella media (per i film di questo genere di quel decennio).

lunedì 17 agosto 2015

Breve incontro - David Lean (1945)

(Brief encounter)

Visto in Dvx.

Una donna sposata incontra un uomo sposato durante la sua visita settimanale in città. Tra loro comincia a nascere empatia, poi affetto e poi... chissà. Ma siamo negli anni '40, si fermeranno prima di cadere nel pantano del tradimento coniugale.

Film di romanticismo e agnizione strafamoso, complessivamente mi è sembrato molto bello, ma pure un poco sopravvalutato.
I difetti più evidenti sono un sentimentalismo semplicistico, un buonismo ingenuo molto retrò (ok, è un film degli anni '40, e infatti questa è un'attenuante); la voice off della protagonista che, soprattutto nell'inizio, è di una pedanteria minuziosa non facilmente sopportabile.
Inoltre, a parte i due protagonisti, quasi tutti i comprimari sono terribili.

Però David Lean non è mai stato l'ultimo dei cretini e si vede. Ci sono un paio di soluzioni interessanti: la sovrapposizione fra il sottopassaggio (nel ricordo) e il soggiorno di casa, così come una costruzione su più piani (di solito nella casa della protagonista) e delle bellissime luci (ma negli anni ’40 c’era un’attenzione enorme per le luci) si pensi, come esempio, alle immagini finali di lei sulla banchina mentre passa il treno.
A questo si deve aggiungere una storia ingenua, ma con una descrizione molto bella della nascita del sentimento, delicata e credibile; dei dialoghi vitali e verosimili; un'attenzione al contorno che da spessore al mondo in cui è ambientata la vicenda (si pensi alla barista della stazione che da sfondo diventa spesso protagonista di piccole scenette); infine c'è un uso della musica di Rachmaninov che... beh l'uso non è niente di che, ma apprezzo la scelta.


venerdì 14 agosto 2015

Il Signor Max - Mario Camerini (1937)

(Id.)

Visto in Dvx.

Un giornalaio di Milano una volta all'anno fa una crociera dove si immerge nel mondo della ricca nobiltà italiana; lo fa per il gusto di sentirsi un signore e lo fa con i propri risparmi. Li incontra una donna di cui si innamora e, conoscendola, viene scambiato per un ricco rampollo piuttosto sfuggente. Le cose prenderanno pieghe imprevedibili quando i nuovi "amici" lo porteranno a vivere una vita al di sopra delle proprie possibilità e, soprattutto, quando si accorgerà che la giovane cameriera della nobildonna è molta più interessante della vuota riccastra.

All'ennesima collaborazione fra Camerini e De Sica viene girato quello che sarà il film simbolo della coppia (il film più ricordato e quello con più remake...inguardabili).
Se alla regia Camerini sembra meno impegnato a dare un'impronta personale innovativa (come avvenne nei suoi film precedenti che sono riuscito a vedere; "Darò un milione" e "Gli uomini... che mascalzoni") sembra però molto più impegnato a dare più solidità a una trama tra le meglio scritte dell'epoca. La base è quella di una commedia degli equivoci tinta in rosa, ma il capolavoro che viene costruito da Camerini sta tutto nella leggerezza del racconto (la leggerezza è, forse, il vero marchio di fabbrica del regista) che rimane godibilissimo anche 80 anni dopo e nel sentimentalismo ben utilizzato. Se la parte della commedia dà agilità alla vicenda (senza mai scadere nel comico ottuso o nel macchiettistico come, purtroppo, verrà fatto nei remake successivi), la parte romantica riesce a non essere indigesta, anzi dona un'empatia altrimenti impossibile ai personaggi e credo possa essere ancora commovente nella sa semplicità.
De Sica poi si rivela veramente in parte quando recita la parte del bravo ragazzo del popolo.

lunedì 10 agosto 2015

Non rubare... se non è strettamente necessario - Ted Kotcheff (1977)

(Fun with Dick and Jane)

Visto in Dvx.

Un ingegnere che lavora per la NASA perde il lavoro; lui e la moglie (borghesi che ci tengono a vivere a un certo livello e a non mostrare il cambio di status) decidono di provare a trovare entrambi un nuovo lavoro. Dopo qualche tentativo infruttuoso si rendono conto che a rubare i soldi si fanno più facilmente; però bisogna esserne portati.

Non un film schiettamente comico, ma una commedia allegra con un livello sempre mantenuto.
I due protagonisti sono assolutamente in parte, si mettono in gioco e tengono botta con credibilità fino alla fine.

A parte questo quello che ho notato è che è un film avanti sui tempi. In primo luogo vi sono, per la prima volta sullo schermo, delle calze con le dita; c'è la battuta dell'eschimese che fa la pipì molto prima che ne "Il cliente"; la moglie fa la pipì di fronte al marito molto prima di "Eyes wide shut"; viene citato "2001: odissea nello spazio" durante la festa della compagnia aerospaziale molto prima di Tarantino.

Alla regia c'è un insospettabile Kotcheff che guida senza troppa enfasi (ma neanche troppa infamia) regalando qualche buon momento tutto suo (come la buona costruzione della scena dei soldi buttati per strada).

Infine, per chi come me l'ha conosciuta solo avanti con gli anni, si può notare che Jane Fonda è splendida e riesce a essere pure simpatica nello stesso momento.

PS: da questo film il remake con Jim Carrey e Tea Leoni.

venerdì 7 agosto 2015

It follows - David Robert Mitchell (2014)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

C'è una creatura, lenta nel muoversi, ma inesorabile, che può assumere le sembianze di qualunque essere umano. Questa creatura insegue una persona finché non la raggiunge e uccide... oppure, se la vittima fa sesso insegue il partner, ma una volta ucciso torna al primo obiettivo.

Una trama che verte tutta su un'unica idea che è una metafora enorme delle malattie sessualmente trasmissibili, ma riesce a farlo senza appesantire la storia e, soprattutto, senza perdere di vista l'obiettivo principale, realizzare un horror/thriller.
Perché prima di tutto bisogna ammettere che il film inquieta, costantemente, riesce a mettere assolutamente al centro della vicenda gli ambiente in cui la fa svolgere, le casette americane, i sobborghi disabitati, le spiagge, diventano tutti luoghi della paura; una gestione degli spazi ottima e funzionale alla vicenda. Il ritmo è indubbiamente rilassato, ma permette di sfruttare l'idea con i ritmi giusti.
In secondo luogo il film è girato benissimo, con una fotografia pulita e una regia ortogonale, senza fronzoli e con una volontà di essere chiara encomiabile; in più di un'occasione, lo spettatore si accorge di quello che sta per succedere prima dei protagonisti (si, esatto più che di paura questo è un film di suspense).

Di alti negativi ne ha, ma neanche troppi; fra tutti il principale è capire la logica della creatura che pensa che, assumendo le sembianze di uomini e donne nude o di ragazze senza denti che si pisciano addosso, riuscirà a catturare le sue vittime più facilmente che non trasformandosi nel postino.
Però questo è effettivamente un dettaglio.

Se gli si da il tempo di carburare il film funziona benissimo e, oltre agli spazi, gestisce ottimamente i tempi con un crescendo costante fino allo scioglimento finale.

PS: considerando che questa è quasi un'opera prima fa ben sperare.

lunedì 3 agosto 2015

Il figlio - Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne (2002)

(Le fils)

Visto in Dvx.

Complicato parlare del film senza svelarne un dettaglio importante... non è un colpo di scena epocale (oddio è abbastanza grosso), però è un velo che viene tolto da davanti gli occhi dello spettatore.
Comunque, è la storia di un uomo che lavora in una scuola professionale insegnando a diventare falegnami; arriva nel suo corso un ragazzo a cui lui sembra particolarmente interessato.

Lo stile è identico a quello di "Rosetta", ma qui è la trama che radicalizza lo stile. Nella prima mezzora non succede nulla, si vede solo quest'uomo che lavora, poi inizia la storia senza che lo spettatore se ne renda conto; il protagonista reagisce in maniera strana, fino allo scioglimento in cui viene rivelato quanto successo.
Questo è un film fatto per sottrazione; non succede nulla, il succo della storia viene nominato due o tre volte in tutto; il nome del ragazzo è detto solo una volta (poi nessuno lo nominerà più), il protagonista non tocca mai il ragazzo e non esprime mai le proprie emozioni (tranne nel finale) e, ovviamente, il film si conclude senza una conclusione. E grandissima la performance quasi impassibile di Gourmet.
Nonostante lo stile sia repulsivo (per tutti noi pentiti di "The Blair witch project") e la trama sia particolarmente scarna questo film colpisce ancora di più rispetto al precedente; il protagonista è una perfetta maschera tragica anche quando ancora non lo sa, la storia e l'emotività esposta (e anche non esposta) colpiscono nel segno e ti crescono dentro anche a film finito. Spettacolare; nessuno riesce a fare così tanto con così poco.