lunedì 31 maggio 2010

Halloween: la notte delle streghe - John Carpenter (1978)

(Halloween)

Visto in DVD.

Un pazzo ricoverato in manicomio, che ha un passato da bambino molto cattivo, fugge per ammazare tutti a destra e a manca; il suo medico si mette sulle sue tracce conscio che cercherà di tornare nella sua vecchia abitazione.
Parliamone sinceramente, questo è un film vecchio, o meglio, invecchiato; non fa più paura, no c'è un gusto splatter che tenga accesa l'attenzione e non mostra una trama fenomenale che giustifichi l'assenza delle due caratteristiche precedenti. Si insomma è noioso.
Fermo restando questo punto, il fatto che non è più un gran film, mostra delle caratteristiche positivissime che nel complesso possone essere riassunte con: Carpenter non è l'ultimo degli idioti.
Inutile dire che il piano sequenza iniziale è da manuale, stupendo, assolutamente perfetto e pure col colpo di scena finale (se solo non lo sapessero già tutti), si insomma, una piccola lezione su come dovrebbe cominciare sempre un buon film. C'è anche da concedere un certo senso si incertezza, e una certa dose di costante claustrofobia anche nelle scene in cui Mike Myers non c'è, oppure è dall'altra parte della strada nella casa della vicina. Non c'è mai paura, ma la giusta atmosfera.
Ciò che però più mi ha colpito è che pur essendo questo un film che ha istituzionalizzato gli stilemi del cinema horror così com'è conosciuto oggi, gioca con le aspettative dello spettatore; sembra sempre l'occasione buona perchè Myers compaia a far fuori la sgallettata di turno, eppure non arriva mai. Considerando la cosa dal giusto punto di vista, mi pare quindi che gli epigoni di Carpenter abbiano guardato il dito senza vedere la luna; hanno cioè preso le situazioni di rischio dei personaggi usandole come scene per il massacro, quando invece nelle intenzioni del regista originale erano solo utili per la tensione e per la presa in giro dello spettatore.
Il film lo boccio, ma Carpenter è decisamente promosso.

domenica 30 maggio 2010

Una lunga domenica di passioni - Jean-Pierre Jeunet (2004)

(Un long dimanche de fiançailles)

Visto in DVD.

Amélie va alla guerra.
In un paesino bretone una ragazza attende il ritorno dell'uomo che ama dalla prima guerra mondiale, inutile dire che non tornerà, soprattutto perchè ci si è messa di mezzo pure la corte marziale che lo avrebbe condannato per automutilazione. Lei però non si da per vinta, e tra un gioco infantile per assicurarsi che lui sia ancora vivo e l'altro, comincia a cercare i superstiti della trincea dove sarebbe dovuto morire il suo amore...
Film dello stesso regista, sceneggiatore, attice protagonista e qualche comprimario de "Il favoloso mondo di Amélie". Lo stile è assolutamente quello favolistico del film precedente da cui si differenzia per diversi dettagli. In primo luogo la fotografia (elemento importantissimo e molto curato in entrambi i film) è virata verso il seppia e colori terrei in genere che fanno tanto inizio secolo. La regia assolutamente libera e giocosa come nel precendete qui tende molto di più alla sovrapposizione di immagini o all'inserimento di piccoli dettagli che indicano tanto l'inizio del secolo. Il tono generale poi, seppure positivo ha più i passi della tragedia regalando più d'un momento di commozione facile facile. Infine qui la voce fuori campo (si c'è anche in questo) ha uno scopo, dare alla storia l'epica del film di guerra, facendo assurgere gli eventi della ragazza bretone a livello delle grandi battaglie.
In poche parole il film è decisamente bello, non facilissimo da seguire, ma rapido e interessante, più proteso verso le lacrime che non le risate ma poi tutto finisce (quasi) come deve finire; un copia-incolla del modello Amélie venuto bene.

PS: nel film ci sono una Cotillard ancora non famosa (finalmente in un personaggio oscuro) e una Foster che non ti aspetti in un film francese.

sabato 29 maggio 2010

Il profeta - Jacques Audiard (2009)

(Un prophète)

Visto in streaming.

Film di formazione morale (o amorale) di un ragazzo musulmano in Francia, seguito durante i 6 anni di carcere che gli sono stati inflitti per non si sa quale colpa (non viene mai spiegato).
Il film risulta immediatamente duro, diretto, senza fronzoli, realista fino in fondo non da speranza, è sporco ovunque deve esserlo e squallido fin quanto riesce, non lascia niente sottointeso; utilizza tutti gli stereotipi dei film di prigione, ma in maniera abbastanza intelligenti da non dare mai l'impressione del già visto, ma donando un'aura di originalità, di sincera onestà ad ogni idea. Ma mentre il realismo del film non può essere messo in discussione, bisogna però sottolineare la surrealtà di molte scene, soprattutto quelle in cui appare il fantasma (ma non solo), momenti dove tutto è straniante pur utilizzando pochi trucchi da film gotico e molto spingendo, ancora, sul realismo.
Il film passa rapidamente da un sottogenere ad un altro, dal film di prigione, al film di gangster, da quello più propriamente mafioso al film di formazione tout court, fino al biopic di un self made gangster al pari di Tony Montana, con un'attenzione ossessiva per il suo protagonista che aleggia continuamente in ogni inqudratura (anche quando non c'è), con una perseveranza (tipica di audiard) che non si vedeva almeno da "The wrestler".

Audiard fonda la sua regia sull'instabilità. La maggior parte delle inquadrature sono realizzate con una camera a mano che fa di tutto per farlo capire, i movimenti sono rapidi e nervosi, e anche la tecnica che lui chiama mano nera (realizzare una maschera da cinema muto con le mani direttamente davanti all'obbiettivo) utilizzata diverse volte all'inizio aiuta il clima generale. Una regia del genere riesce infatti a sposarsi perfettamente con la storia di questo ragazzo sempre in bilico.

venerdì 28 maggio 2010

La città dei mostri - Roger Corman (1963)

(The haunted place)

Visto in Dvx.

Il film cita Poe come se piovesse, anche se in realtà è preso a mani basse da Lovecraft...ma poi uno si chiede pure chissenefrega?
In ogni caso parte bene, con un Vincent Price in forma che riesce a sostenere con stile 2 parti, sia il cattivo che il buono; poi c'è una costruzione degli ambienti e delle scenografie essenziale (che vuol dire poco costosa) ma non shlock; e Corman ci piazza pure delle mostruosità quasi subito, così, come se non ne avesse vergogna. Poi ci sarebbe pure tutto un bel tema sulla vendetta attraverso i secoli, persone bruciate vive, un bel ritratto di Price in stile Van Gogh...
Però il film mi scade, o meglio non riesce li dove la strada è già spianata. Non è il finale banale a rovinarlo, uno se lo aspetta che finisca così, ma è il come ci si arriva; la storia (firmata da Beaumont, già insigne penna di Twilight zone, e pare pure da un Coppola non accreditato) si confonde troppo spesso tra troppe nicchie e sottostorie, il personaggio di Price sembra preso dalla smania di far troppe cose contemporaneamente, e soprattutto il mostro finale non viene visto! Viene inquadrato solo con un obbiettivo distorto e comunque appare evidentemente una statua immobile...
Peccato perchè inizia nel migliore dei modi possibili, ma si rovina presto per la voglia di strafare.

PS: comparsatona di Lon Chaney Jr, decisamente meno ridicolo che ne "L'uomo lupo".

giovedì 27 maggio 2010

Oliver Twist - Roman Polanski (2005)

(Id.)

Visto in DVD.

Polanski è sempre altalenante, fra lavori assolutamente personali e opere... più per il mercato, istituzionali, mainstream. Questa è una di quelle.
Come sempre il regista polacco si fa scudo di un formalismo estremo che unisce ad una narrazione assolutamente limpida e spedita un'estetica notevole e perfetta nei dettagli. Tutto è perfetto in questo film, le scenografia ben fatte e lo sporco per le strade, i volti degli attori e i fatti narrati; tutto credibile, tutto adatto, tutto palesemente finto (nel senso buono).
Ma il film comincia e finisce li. La storia raccontata da dio, che in 2 ore non concede nulla alla noia, appare particolarmente inutile, vuota, priva di interesse.
Anche questa volta mi viene da citare King, le cui parole si adattano perfettamente a questo film; è solo "una cadillac senza motore".

mercoledì 26 maggio 2010

Tempesta su Washington - Otto Preminger (1962)

(Advise & consent)

Visto in DVD.

Il presidente degli Stati Uniti sceglie come segretario di stato un uomo dal passato non limpidissimo, nel senato, organo che deve accordare la "fiducia" sulla scelta del candidato si innalzano la barricate, si contano i voti, si creano commissioni ad hoc, si minaccia, si muore per portare avanti o per fermare questa scelta.
Un film che porta all'interno del sistema politico americano mostrando come avvengono le cose, come le differenti personalità reagiscono ad uno stimolo unico e a come si possono portare avanti o bocciare le iniziative del capo di stato. Tutti sono disposti a tutto ed i più deboli rimangono schiacciati; ma alla fine nessuno riesce a vincere.
Film stupendo e grottesco magistralmente interpretato, fra gli altri qui c'è l'ultima interpretazione di Laughton, cosa che di per se sarebbe motivo sufficiente per vederlo, e fa pure il senatore repubblicano del sud tipico.
Girato con impressionante maestria mette spesso a confronto la realtà della vita (la famiglia, le relazioni, le visite guidate nei palazzi del potere) con il diverso piano di realtà della politica. Nelle scene dentro al senato usa panoramiche ariose e immensi piani sequenza per dare continuità ai dialoghi fra senatori. Anche questo sarebbe di per se un motivo sufficiente per vederlo.
Unico difetto è un pò troppo didascalismo all'inizio, specie quando la moglie di un senatore spiega alla moglie di un diplomatico francese come funziona il sistema americano...situazione che blocca tutto il film, ma oggettivamene necessaria per l'esportazione del film in Europa.
Inoltre è il uno dei primi film a parlare di omosessulità e a girare una scena in un locale gay!
Da vedere.

martedì 25 maggio 2010

Il bidone - Federico Fellini (1955)

(Id.)

Visto in Dvx.

Film di Fellini successivo a "La strada" a cui assomiglia molto, sospeso com'è fra la favola amara ed il realismo della storia.
La trama gira attorno a 3 truffatori che raggirano poveri e contadini di tutto quello che hanno senza andare tanto per il sottile coi sentimentalismi.
I tre arriveranno ad una crisi, beh, a crisi diverse, tutte in rapporto con il concetto di salvezza (il film, credo sia l'unico della carriera del regista a tirare in ballo la religione in maniera diretta), e tutti e tre risponderanno in maniera diversa; chi accasandosi con una vecchia ricca, chi rifugiandosi nella famiglia (di cui fa parte una Masina molto in secondo piano), chi...beh tantando a suo modo di rifugiarsi anch'esso nella famiglia, ma er farlo dovrà tornare a truffare e a compiere il male... ma ovviamente ormai la sensibilità è cambiata.
Film sulla salvezza dunque, che nella parte iniziale prende i toni leggeri della farsa (momento che più risulta riuscito) per poi scivolare nel dramma vero e proprio del finale. Salvezza cercata e solo talvolta trovata, forse da chi tenta d'ottenerla abbandonando proprio la strada che lo ha condotto a perdersi.
Un buon film che mostra l'impronta del regista soprattutto nella scena della festa di capodanno...ancora una volta.

lunedì 24 maggio 2010

Il dottor Jekyll - Rouben Mamoulian (1931)

(Dr. Jekyll and Mr. Hyde)

Visto in VHS.

Beh, la storia la sanno tutti.
Quello che prima di tutto colpisce in questo film è la assoluta libertà ed inventiva della regia. Inizia con una lunghissima soggettiva di Jekyll (che riesce addirittura a guardarsi allo specchio!) che verrà più tardi ripresa durante la sua prima trasformazione; passa poi ad usare degli stranissimi mascherini trasversali per raffrontare situazioni ai limiti opposti; mostra in maniera insinuante il tentativo di seduzione di una donna. Per dirla brevemente una regia da urlo, come poche altre.
La seconda cosa che colpisce sono gli effetti speciali. Le trasformazioni del protagonista sono realizzate senza tagli o spostamenti di camera, ma solo con gli effetti e l'uso delle luci realizzando sequenze che, per quanto invecchiate e ormai sorpassate, ancora colpiscono.
Infine colpisce, per chi ha letto il libro originale, quanto il film non banalizzi il contenuto. Non c'è una netta divisione tra il bene ed il male, in questo film Jekyll è un represso a livello sessuale che cerca di scnfiggere Hyde anticipando il matrimonio di 8 mesi così da potersi sfogare; Hyde è semplicemente la sua voglia di fare sesso che è pronta a tutto pur di soddisfarsi (un film realmente esplicito in questo senso). Il cattivo quindi è certamente Hyde, ma solo in quanto parte repressa e finalmente libera di Jekyll.
Unico difetto evidente è il trucco. Mister Hyde sembra una fusione fra una scimmia e Jerry Lewis... si insomma è uguale al Lupin dei cartoni giapponesi... e la cosa ha il suo peso...
RImane comunque un capolavoro assoluto, senza mezzi termini.

sabato 22 maggio 2010

Il nastro bianco - Michael Haneke (2009)

(Das weisse band - eine deutsche kindergeschichte)

Visto in streaming.

Piccoli nazisti crescono.
Anni 1913-14, in un paesino tedesco cominciano ad avvenire atti di crescente violenza assolutamente gratuiti causati da non si sa chi... e ovviamente ad Haneke non gliene frega niente di dare una risposta certa.
Il tema fondamentale è però la preparazione del terreno per la nascita d'una cultura nazionalsocialista ben prima del partito in se. Il villaggio infatti è tenento in piedi da un potere verticale severo, distante e completamente anaffettivo, guidato da una religiosità ottusa e fondato sul sopruso (soprattutto sulle donne) come mezzo di rapporto tra il potere e chi lo subisce; chi sta sotto rimane schiavo di una forma di dipendenza che lo porta a morire stritolato piuttosto che cercare di reagire.
In un ambiente come questo i bambini (che saranno i futuri nazisti, anche se questo non verrà mai detto) crescono senza sentimenti, asettici e svuotati, privi di una qualsiasi compassione.
Un piccolo villaggio dei dannati d'inizio secolo.

Lo stile di Haneke è sempre lo stesso, freddo e distaccato come un entomologo al lavoro, non partecipa, semplicemente mostra. Ma mentre lo fa si diverte a maltrattare il più possibile i suoi personaggi; in questo caso poi da il meglio di se, tutti sono dei mostri e tutti sono brutalizzati fisicamente o psicologicamente, tranne il protagonista, mentre nella sua produzione classica di solito si ha l'opposto.
Manca in questo caso la strizzata d'occhio metacinematografica che quasi sempre è presente nei film di Haneke, a meno che non siconsideri il bianco e nere utilizzato in quest'ottica, il regista ha ifatti precisato che ha scelto di eliminare il colore perchè tutto il materiale visivo di quel periodo storico è b/n e sarebbe assurdo dare colore ad un tempo che nell'immaginario iconografico non ne ha; una scelta quindi non utile ai fini del racconto, ma all'occhio dello spettatore.

Decisamente un buon film, anche se piuttosto noiosetto, in linea con la produzione precedente del regista, ma ancora gli preferisco "La pianista".

PS: pare che il regista abbia scelto gli attori in base alla somiglianza con foto d'epoca, per poter avere un ambiente il più possibile fedele all'originale.

venerdì 21 maggio 2010

Mai dire ninja - Dennis Dugan (1997)

(Beverly Hills ninja)

Visto in VHS, registrato dalla tv.

Un film comico che parodia il genere arti marziali, con un ingenuo e obeso protagonista che dopo essere stato allevato in un monastero giapponese se ne esce (sfigato e incapace) pensando di valere qualcosa alla ricerca di una donna, che ovviamente abita a Beverly Hills.
Battute per lo più molto terra terra, con un uso dello slapstick che neanche gli stooges si sarebbero permessi (mi son chiesto per quanti anni ancora tenteranno di far ridere la genete con le botte in testa) e, quel che è peggio, la classica morale hollywoodiana alla fine. Quasi irrita la stupidità del protagonista, e ancora di più infastidisce che riesca sempre ad averla vinta.
Bisogna però concedere al film diverse scene in cui si ride per davvero, e soprattutto una sequenza che, a mio avviso, trasuda anni '90 da ogni fotogramma, quella in cui due ninja si colpiscono l'un l'altro le palle con un colpo aereo...
Incredibile pensare che il mozzarelloso protagonista all'epoca stesse realmente vivendo i sui 15 minuti di celebrità.
C'è pure un Chris Rock alle prime armi...

giovedì 20 maggio 2010

Marrakech Express - Gabriele Salvatores (1989)

(Id.)

Visto in Dvx.

Salvatores confeziona un film sull'amicizia on the road, e sul valore catartico del viaggio, con una certa puzza di morale in molte inquadrature e con tanta crescita interiore dei protagonisti, ovviamente c'è pure il senso del tempo che passa... insomma, il solito; solo che qui almeno era la prima volta che lo faceva.
In una parola, è ruffiano come al solito, e come al solito funziona; il film diverte, avvince e interessa fino all'ultima inquadratura, i personaggi sono identici a quelli del successivo "Mediterraneo", film quest'ultimo che forse è addirittura più convenzionale di questo, ma che a mio avviso risulta migliore, forse per quel senso di fine che lo rende più sincero.
Non un film vitale, ma chi lo guarda di sicuro non si lamenterà di aver perso del tempo per niente.
Buono il cast.

mercoledì 19 maggio 2010

Ponyo sulla scogliera - Hayao Miyazaki (2008)

(Gake no ue no Ponyo)

Visto in Dvx.

La sirenetta in versione Miyazaki. Alla fin fine è tutto qua.
Quindi ci si ritrovano frecciatine ecologiste, il rapporto con gli anziani, avvenimente mai del tutto chiariti, gli splendidi personaggi blobbosi, e grandi sentimenti resi con piccoli gesti che rendono dolce e ricco un pò tutto il film, il solito insomma. Poi c'è l'ottima animazione e si è detto tutto...
Il problema per questo film però è il caos. Succede un pò di tutto, e non molto comprensibilmente.
Se il film precedente di Miyazaki soffriva per un'eccessiva velocità della trama nel finale che rendeva tutta la storia eccessivamente compressa nelle sue parti importanti e il resto del film quasi un esercizio di stile... beh qui siamo dalle stesse parti, con l'unica differenza che in questo caso non c'è davvero nulla in più, nulla di nuovo.
Certo i buoni sentimenti e la dolcezza con cui sono esposti colpiscono sempre; ma questo è il minimo che ci si aspetta da Miyazaki.

martedì 18 maggio 2010

Crocevia della morte - Joel Coen, Ethan Coen (1990)

(Miller's crossing)

Visto in DVD.

C'è poco da fare, quando i Coen fanno un film, semplicemente si masturbano per un'ora e mezza... quando però sono particolarmente ispirati, con la loro pratica autoerotica fanno godere anche te... e qui siamo esattamente in una di queste situazioni.
Crocevia della morte è un noir in un'ambientazione più propriamente gangster che salta dalla commedia alla tragedia con una semplicità ed una naturalezza impressionanti.
Negli anni '30 è in corso (o meglio comincia con l'inizio del film) uno scontro tra gang rivali per il controllo della zona (anche se tecnicamente non è questo il motivo), uno dei boss si scontra anche con il suo consigliere e amico che passa dall'altra parte cercando di rimanere a galla... il film è uno scontro tra menti con una mente sola (solo il protagonista è effettivamente un genio) dove tutti presto o tardi tradiscono. Un protagonista granitico magnificamente interpretato da Byrne, come non mai, conclude una trama degnissima; complicata quanto lo può essere un noir e terribilmente interessante.
Fotografia splendida e colpi di scena a non finire coronano un film che è un capolavoro, forse superiore anche a "Non è un paese per vecchi". Per quello che li conosco, al momento, questo è realmente il vertice dei fratelli Coen.

PS: solita comparsata di Turturro e Buscemi.

lunedì 17 maggio 2010

Il caimano - Nanni Moretti (2006)

(Id.)

Visto in Dvx.

Non sono un fan di Moretti, e non apprezzo proprio il suo primo stile di fare film, con episodi spezzettati senza connessioni vere e proprie... quindi non posso che apprezzare un film più canonico come questo.
Canonico di sicuro, eppure questo film è una mosca bianca nel panorama italiano. Un film sul cinema, sull'attualità e sui punti d'incontro fra opera e autore.
La storia è semplice, un produttore allo sbando professionale e famigliare, abbandonato da tutti, si getta a produrre un'opera, che troppo tardi s'accorge essere un biopic su Berlusconi. Tutti i retroscena del mondo cinematografico sono trattati con acuta ironia e sono inframezzati con spezzoni del film in realizzazione, così come la vita privata è inframezzata con spezzoni di un film realizzato dal produttore ed interpretato dalla moglie... film magnificamente di serie B (ed è un piacere vedere che Moretti può realizzare film del genere).
Il film è terribilmente divertente, con solo qualche eccesso melò che certamente viene messo per rendere il film "serio", ma che non fa altro che ammazzare il ritmo. Le parabole di Berlusconi e del produttore sono l'una la metafora dell'altra, anche se speculari e non identiche. La politica è solo una scusa, è lasciata da parte per permettere allo spettatore di vedere cosa si muove dietro uno schermo.
La comparsata di Moretti (che disprezzo ampiamente come attore) è geniale e perfetta; interpreta se stesso, anche se non viene mai detto, e, semplicemente, dice cosa magnifiche.
Cast magnifico, giusto Orlando mi sembra che qualche volta si sforzi troppo di voler recitare, senza riuscirci.
Comunque un film da vedere.

PS: gustosissime comparsate di Garrone, Sorrentino e Virzì. Come a dire che in un unico film c'è tutto il meglio del cinema italiano contemporaneo.

sabato 15 maggio 2010

L'uomo nell'ombra - Roman Polanski (2010)

(The ghost writer)

Visto al cinema.

Polanski ritorna alle origini, con uno dei film più polanskiani degli ultimi anni.
Un ghost writer di un ex primo ministro inglese prende il posto del suo predecessore morto in circostanze oscure; dovrà scrivere la biografia di un personaggio ambiguo, accusato di crimini di guerra.
Il film parte nel migliore dei modi, Polanski ripropone il confronto tra il protagonista ed un personaggio morto ma costantemente presente negli oggetti, nei discorsi, e le cui scelte sembrano ricalcare quelle fatte dal protagonista stesso, proprio come ne "L'inquilino del terzo piano", e come in quel film la casa è il luogo principe dove avviene la vicenda (ma questa è un po una costante di Polanski), con la casa come prigione, asettica ed essenziale ma sempre sconosciuta e piena di trabocchetti. In questo film però si aggiunge un elemento quasi nuovo al regista, quello del tempo atmosferico e della sua azione sui personaggi (tema forse presente in "Chinatown" e poco altro), un tempo costantemente plumbeo e umido, oscuro come la trama.
Non c'è che dire, con pochi elementi, quasi nulla, Polanski crea tensione, e avvince rapidamente, portando l spettatore in un ambiente ambiguo fin dall'inizio, e maledettamene senza speranza (e questo a mio avviso giustifica il finale). A questo bisogna poi aggiungere una fotografia stupenda ed una costruzione degli ambienti minimal ma perfetti, oltre ad un cast all'altezza (devo essere sincero, Pierce Brosnan mi ha stupito per quanto è bravo).
Finalmente Polanski è tornato grande, peccato che non si sa quando potrà rimettersi dietro la macchina da presa....

PS: c'è pure una comparsata di Eli Wallach... mamma quant'è invecchiato

venerdì 14 maggio 2010

Tramonto - Edmund Goulding (1939)

(Dark victory)

Visto in VHS.

Bette Davis
è una viziata ragazza piena di vita e di soldi che, toh, scopre di avere un tumore al cervello (un tumore molto teatrale tra l'altro, visto che non le darà alcun segno di se salvo cecità 3, massimo 4 ore prima della morte)... povera cara, si innamorerà del suo medico e vivrà una splendida storia d'amore prima dell'inevitabile.
Filmone strappalacrime anni '30 che dura troppo per quello che mostra e tende a strappare pure qualcosa d'altro oltre alle lacrime.
Ovvio che non è consigliabile vederlo; però ha dei pregi notevolissimi.
Prima di tutto Bette Davis, che mi piace pure se recita l'elenco del telefono. Poi la regia, che nella prima mezzora è davvero notevole, sembra ballare con la protagonista. Terzo il tema, in se ha i germi di Automn in november è vero, ma non bisogna dimenticare che è uno dei primi film che affronta a muso duro il tema della morte, senza possibilità di salvezza. Quarto il finale, pacchiano e zuccheroso oltre la decenza, però conquista. Infine vi è un'inutile comparsata di Ronald Reagan quando ancora recitava...

giovedì 13 maggio 2010

Fuggiasco - Carol Reed (1947)

(Odd man out)

Visto in VHS.

Un gruppo dell'IRA (immagino, anche se non viene mai nominata, ma essendo ambientato a Belfast...) locale decide di finanziarsi con una rapina ad un'azienda, le cose di mettono male per il capo che viene ferito in una colluttazione in cui uccide un poliziotto, e viene poi abbandonato dai suoi. La trama si sviluppa sulla fuga del protagonista (Mason), sulle persone che girano intorno a lui, e sui motivi che li spingono ad aiutarlo o meno; in parallelo viene mostrata la ricerca da parte del suo gruppo, nonchè della polizia che organizza un'imponente retata per riuscire a catturarlo.
Il film si sviluppa in una notte, in cui si susseguono varie vicissitudini, scandite dal tempo atmosferico che peggiora con il passare del tempo. Reed, utilizza in maniera eccellente il bianco e nero, donando alle inquadrature in esterni un tocco estetizzante adatto alla vicenda, ed in un paio di punti si lascia andare a qualche inquadratura obliqua o ad un uso delle ombre; ma "Il terzo uomo" rimane comunque un altro film.
Buona opera, tesa ed interessente, dal finale dichiarato, ma toccante.

mercoledì 12 maggio 2010

Dies irae - Carl Theodor Dreyer (1943)

(Vredens dag)

Visto in VHS.

Dreyer si cimenta col sonoro per davvero, e ci prova con un'opera teatrale. Stavolta (al contrario del successivo "Ordet") il film riesce in tutto.
La trama è incentrata sulla giovane moglie di un pastore di mezza età, e dei suoi rapporti con il di lui figlio e la suocera. Nel secondo caso ovviamente non scorre buon sangue, nel primo ne scorre fin troppo. Siamo nel 1600 circa e tutti ci danno dentro a cacciar streghe; sarà l'incontro fra la protagonista ed una vecchia accusata di stregoneria che scatenerà cambiamenti in tutti. lancerà una maledizione che sembrerà avverarsi, avvertirà la protagonista dei suoi parenti invischiati nella magia, aumenterà i sospetti della suocera...
Su tutto il film regna però l'ambiguità. La magia esiste? la vecchia ha davvero mandato una maledizione? la protagonista ha dei poteri? ma sono soprattutto le psicologie dei personaggi ad essere ambivalenti; nessuno in questo film è complessivamente innocente, ma ancora meglio, nessuno dei personaggi è giustificabile in tutto dallo spettatore. Chi guarda il film, non può identificarsi con nessuno nello specifico, perché ognuno ha colpe, e visto che si è portati ad immedesimarsi nei buoni o nelle simpatiche canaglie, tutti i personaggi di questo film rimangono fuori dalla portata di chi guarda.
Splendidi i soliti movimenti di camera a cui il regista abitua fin dai primi film, ma ancora più belli i volti e alle ombre, che ritornano a rivestire importanza capitale come non succedeva dalla "La passione di Giovanna d'Arco", pure senza raggiungerne le vette.

martedì 11 maggio 2010

Takeshis' - Takeshi Kitano (2005)

(Id.)

Visto in DVD.

Il primo film metacinematografico di Kitano inizia da dio. Con il regista ch einterpreta se stesso in versione vagamente stronza, finchè non incontra un suo sosia vagamente sfigatello, la trama quindi vira su di lui e segue il nuovo Kitano (perchè hanno pure lo stesso cognome). I fatti ed i personaggi fino a quel punto incontrati ritornano, si mischiano si ritrovano in continue variazioni sul tema, tentando di mantenere il tutto su un piano surreale e dando un significato per accumulo... e fino ad uncerto punto la cosa funziona (fino al sogno da tassista più o meno).
Poi il film esagera. E' evidente che Kitano vuole fare il suo 8 e mezzo, ma seppure con molta ironia ed altrettanta leggerezza, comunque non è nelle sue corde, e si perde troppo nei fronzoli e nei rimandi, volendo a tutti costi l'ermetismo, perdendo in significato o in semplicità.
Per carità, poi nel finale si rialza pure, ma ormai è troppo tardi.
Un tentativo lodevole, ma fallito.

lunedì 10 maggio 2010

Piccolo Cesare - Mervyn LeRoy (1931)

(Little Caesar)

Visto in DVD.

Il primo film di gangster del cinema è un'opera dura (per l'epoca) e violenta (per l'epoca) che si avvale di un'ottima interpretazione di Robinson, in una parte scritta magnificamente.
E' infatti sul protagonista che verte, e si regge completamente, la storia. L'ascesa e la caduta di un gangster italoamericano dei roaring twenties, fino alla morte; il tutto, dal successo all'uccisione, dovuto alla sfrenata megalomania del protagonista.
Il film non mi pare offrire molto altro. Non avvince molto e viene continuamente invaso da un sentimentalismo datato...
Niente di che.

sabato 8 maggio 2010

L'udienza - Marco Ferreri (1971)

(Id.)

Visto in VHS.

Un ragazzo, piuttosto ingenuo, vorrebbe porre una domanda al papa; a questo scopo si trova in fila per un'udienza pubblica a cui è già stato ammesso... purtroppo ha la poco brillante idea di palesare il suo desiderio ad un porporato che gli è accanto; sarà l'inizio di un'avventura kafkiana (come lo stesso protagonista dirà più volte). Kafkiana in tutto, un sistema di potere a cui tutti sono assoggettati e di cui tutti fanno parte, che serve più ad evitare la comprensione dei meccanismi interni piuttosto che facilitare i rapporti fra l'istituzione ed il pubblico. Kafkiano pure il finale.
Il film parte da dio, ricalcando proprio le cadenze dei romanzi dello scrittore ceco e creando personaggi perfetti, sia l'attonito protagonista interpretato da Jannacci, sia il capo della sicurezza fatto da uno splendido Tognazzi. Il senso di labirintica complessità, di impossibilità d'ottenere il necessario e di mancanza di motivazioni a tutto ciò che accade è realizzato perfettamente... ben presto però, esce troppo dal seminato, concentrandosi sul rapporto con la prostituta e giocando di sentimenti elimina quanto fatto in precedenza, introduce personaggi meno credibili ed avvincenti (quello del principe interpretato da Gassman ad esempio). Il film diventa quindi ripetitivo, qui e la noioso, ma soprattutto inutile. Un peccato, ma anche un buon tentativo.

venerdì 7 maggio 2010

La piccola bottega degli orrori - Roger Corman (1960)

(The little shop of horrors)

Visto in DVD.

Da un fioraio di periferia, un dipendente mezzo idiota, porta una pianta strana che ha trovato... Presto si accorge che la pianta per crescere ha bisogno di sangue (e tra le altre cose parla pure), e dopo un pasto cresce a dismisura...proporzionalmente cresce la sua fame.
Piccolo gioiello di surreale comicità spicciola anni '50, che si avvale di una trama assurda ma splendida, di una struttura assolutamente libera e di una serie di gag inutili ma completamente inaspettate (come il cliente che mangia i fiori); non fa mai ridere, ma mantiene un tono, un livello stabile per tutta la sua durato fin nel non porevedibilissimo finale.
Non è certo privo di difetti, i personaggi (più che altro il protagonista) sono talvolta esagerati e ripetitivi e presenta alcuni inserti che tentano di strappare risate ma risultano solo patetici (come il becchino masochista, cameo, questo, di Jack Nicholson).
Complessivamente il film funziona, più che altro perchè non si sa dove voglia andare a parare e quindi non può fallire gli obbiettivi. Rappresenta il Corman più libero e anarchico possibile, non soffocato da patetiche scenografie gotiche o da assurde storie di brividi che riecheggino o copino Poe; qui siamo di fronte a semplice intrattenimento surreale.

giovedì 6 maggio 2010

L'angelo sterminatore - Luis Buñuel (1962)

(El angel exterminador)

Visto in VHS.

Ad una festicciola molto borghese, in cui ci si diverte proprio un sacco, la servitù comincia a fuggire, con scuse patetiche, ma piuttosto sincere. Rimane un solo cameriere... e la festa prosegue, spostandosi in un salone, con chiacchericcio faceto, musiche e quant'altro. Arriva l'ora di congedarsi, ma chi con una scusa chi con un'altra, nessuno lascia la stanza, e tutti si ritrovano a dormire in quel salone, la maggior parte chiedendosi il perchè... La mattina dopo , nessuno sembra ancora intenzionato ad andarsene e la colazione viene servita... finalmente qualcuno prova ad uscire dalla stanza, e semplicemente si rende conto che non può; non riesce. Non si può attraversare l'uscio. Una forza, un muro invisibile impedisce la fuga. E finalmente si entra nel vivo. Una decina di persone chiuse nella stessa stanza, senza sapere il perchè, il come uscirne, il quanto durerà. Senza acqua (la troveranno nei tubi dentro i muri), ne cibo. Con i consueti problemi fisilogici, ald isperazione del momento, le malattie e le pastiglie da prendere. Ma ovviamente anche con tutte le tensioni interne, rese evidenti dalla situazione estrema e senza speranza; lanci di accuse, sospetti e odi si palesano fin nel finale quando incredibilmente la situazione viene risolta.
Nel frattempo da fuori hanno pure provato ad entrare, ma senza riuscirvi, ovviamente.
Il secondo finale, ambientato in chiesa, è piuttosto prevedibile, ma oggettivamente adatto a compeltare il film.
Splendido film, stranamente godibile, di Bunuel; che certo accusa una certa lentezza; ma decisamente meno degli standard soliti del regista spagnolo. Il film riesce pure ad avere un senso superficiale evidente e geniale, completamente basato su un'unica splendida idea assolutamente surreale.
Si insomma il film di un surrealista che tutti vorrebbero vedere.

mercoledì 5 maggio 2010

Rififi - Jules Dassin (1955)

(Du rififi chez les hommes)

Visto in Dvx.

Un noir realmente nero, fatale fin dalle prime scene, dove tutto è già scritto eppure si rimane comunque col fiato sospeso nel frenetico finale.
Un ladro viene scarcerato dopo 5 anni e subito viene reclutato in un nuovo colpo praticamente perfetto... ovviamente nulla andrà come deve andare, e tutti pagheranno.
un film magnificamente interpretato e splendidamente diretto; con scene di pace e amore famigliare all'inizio che preludono solo al disastro finale; con una macchina da presa che si muove per i corridoi, che finge una soggettiva, che inquadra più elementi, più dettagli con brevi piani sequenza su più piani di ripresa.
Su tutte vanno ricordate la scena della rapina completamente muta per tutta la durata e le scene finali.
In Italia ci sono state diverse censure, quelle in cui si parla apertamente di droga, quelle in cui si ammicca troppo al sesso e, credo, quelle in cui è evidente che uno dei ladri sia italiano.

martedì 4 maggio 2010

E' nata una stella - William Augustus Wellman (1937)

(A star is born)

Visto in DVD.

Classico film sul sogno americano, sull'ostinazione e l'impegno (più l'ostinazione in questo caso) per avere successo nel lavoro e nella vita; buoni sentimenti che veleggiano anche sopra le tempeste peggiori... poi si passa alla seconda metà del film...
La storia è quella di una ragazzotta di provincia che vuole diventare una stella del cinema e grazie ai soldi di sua nonna riesce ad arrivare a Hollywood, dove verrà notata da un noto attore dedito all'alcool che si innamorerà di lei, la sposerà, la renderà celebre... poi si passa alla seconda metà del film, lui non attira più il pubblico, nonostante la vicinanza e l'aiuto della moglie e degli amici produttori (ebbene si, non c'è quasi nessuno che lo ostacoli se non le leggi del mercato e un pubblicitario) ricomincia a bere, maltratta e fa soffrire la compagna (splendida la scena dello schiaffo involontario alla consegna degli Oscar), finchè non si rende conto di essere per lei un peso.
Il film si innalza sopra tutte le banalità di cui è infarcito, riuscendo perfettamente nella costruzione di un melodramma spietato (anche se pieno di speranza ovviamente).
Il film rappresenta anche uno di quegli splendidi esempi di cinema americano che osserva se stesso, rivelandone i retroscena, prendendone in giro i vizi e mostrando il vero volto di personaggi superuranici; il tutto con un gusto per l'ironia che il cinema europeo, sullo stesso argomento, non ha, preferendo mantenere un senso di sacralità.

Il film, curiosamente è il remake di un film di Cukor ("A che prezzo Hollywood?" del 1932); ed inoltre sarà riutilizzato dallo stesso Cukor per realizzare l'omonimo film del 1954.

lunedì 3 maggio 2010

Departures - Yojiro Takita (2008)

(Okuribito)

Visto al cinema.

Un violoncellista viene licenziato e si vedrà costretto a tornare nella cittadina natale dove, per sbaglio sarà assunto come tanato-esteta. Dopo un'iniziale repulsione capirà l'importanza ed il valore di quel lavoro e comincerà ad apprezzarlo, ma cominceranno pure i problemi, fra amici che gli tolgono il saluto e la moglie che non vorrà neppure farsi toccare da lui...si perchè i morti sono impuri e toccarli degrada.
Il film si muove con grazia fra sentimenti semplici ed ironia, unendo questi due volti anche in una stessa scena (cosa questa in cui gli orientali sono maestri). La messa in scena è pulita, essenziale e ben curata, proprio come ci si aspetta dai giapponesi.
La trama non rivela nessuna verità assoluta sulla morte, non ha queste pretese, tende invece ad avvicinare i due mondi (quello dei vivi e quello dei morti) e cerca di far accettare il trapasso come una conseguenza del vivere, una necessità ed una progressione naturale della vita. La morte viene di volta in volta utilizzata per accettare ciò che era il defunto (come nel caso del travestito) o ciò che ha fatto (come nel caso del padre del protagonista), come mezzo per trarre un beneficio (il cibo) e, più semplicemente come accadimento naturale (come nella scena dei salmone, o nella discussione, quando la moglie scopre il lavoro del marito). In quest'ottica, semplice ma francamente non banalissima, si inserisce il lavoro del protagonista, che con il suo trasformare il cadavere in un'immagine della persona quand'era in vita, con il suo entrarci in diretto contatto con grazia, permette a chi lo osserva (i parenti del defunto, la moglie, l'amico, ma anche lo spettatore) considerare la morte nell'ottica giusta, di quotidianità.