venerdì 30 settembre 2011

Il buio si avvicina - Kathryn Bigelow (1987)

(Near dark)

Visto in Dvx.
There’s a new girl in town e un ragazzo, una sera, ci prova peso; quando lei, finalmente, sembra starci, in realtà da di matto con discorsi folli sulla notte, poi quando sembra starci di nuovo… lo morde e lo trasforma in una vampiro. Lei però ne è innamorata e lo porta nella roulotte della sua “famiglia” vampira acquisita (una galleria di sbandati più idioti che cattivi) girano un po a caso, poi il ragazzo vorrà tornare dalla sua famiglia… ah si; ora della fine l’amore batterà il vampirismo.

Nella filmografia maschilista della Bigelow mancavano i vampiri (prima che diventassero roba da regazzine), solo che se il formato è (palesemente povero, ma) torbido e sporco, il contenuto è un Twilight in salsa anni ’80 (primo ’90).

Tutto in questo film è sbagliato, la Bigelow è sbagliata e non riesce mai a creare neppure una parvenza di atmosfera (come invece riuscì in Blue Steel); la storia è sbagliata perché noiosa e realizzata da una galleria di personaggi odiosi (giuro, non ce né uno che non sia odioso, forse il cavallo si salva); gli attori che non sono convincenti neanche quando prendono fuoco ecc…
Si salva a mio avviso solo una battuta, quando uno dei vampire sta per addentare il collo di un tamarro frequentatore di bar e grida incazzato “Non sopporto quando non si lavano”.

giovedì 29 settembre 2011

Bleeder - Nicolas Winding Refn (1999)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale con sottotitoli in inglese.
Un uomo frequenta tre amici con cui condivide la passione per i film, nel frattempo scopre di aspettare un bambino (ovviamente la sua ragazza non lui). Le cose iniziano lentamente a degenerare, lui si sente sempre più frustrato e sotto pressione, conteso fra una richiesta di responsabilità che non vuole, il fratello di lei che lo minaccia piuttosto apertamente e gli insuccessi, o le incapacità, dei suoi amici che sono i riflessi delle sue o le alternative che non ha.

A metà strada fra Pusher e Fear X, Refn sforna un film che stilisticamente è molto debitore dalla sua opera prima (con una fotografia e un’ambientazione molto più luminosa) con solo qualche breve avvisaglia di quello che verrà dopo (quel fade to red di alcune scene sembra essere stato rielaborato proprio per il film con Turturro); il tutto però viene declinato in maniera molto diversa (almeno nella prima metà), l’incipit è uno stupendo esempio di post-moderno (con la presentazione dei personaggi), poi c’è una sequenza dentro la videoteca che sembra presa da Clerks; poi arrivano piccoli scoppi di violenza (sono pochi e tutto sommato contenuti… eppure colpiscono tantissimo) fino alla deriva finale con le scene di due “omicidi” che si iscrivono fra i più crudeli di sempre, anche se non viene mostrato nulla. Quello che colpisce è l’idea dell’omicidio e la banalità con cui questo è mostrato.

Detto ciò il film non ha la forza e il dinamismo del prima, ne la perfezione formale del terzo; rimane un film godibile, ma non mi ha entusiasmato.

mercoledì 28 settembre 2011

Il vampiro del pianeta rosso - Roger Corman (1957)

(Not of this earth)

Visto in Dvx. Allora, diciamo subito come stanno le cose. Un alieno con forma umana è mandato in missione sulla terra per vedere se il sangue umano può essere utilizzato come sostentamento per il suo pianeta morente; per fare ciò foraggia un ladruncolo umano come tuttofare e una infermiera per fargli continue trasfusioni; ovviamente i comportamenti astrusi del loro padrone incuriosiranno i due.

A me la fantascienza anni ’50 piace; così ingenua e sempliciotta che non può non essere godibile; e questo film è totalmente su quella scia, niente di epico e non inventa nulla, ma si lascia guardare senza annoiare anche se già si sa come finirà… e poi c’è una specie di verza di gommapiuma volante che uccide che vale la visione (a chi piace il genere).

Un Corman senza guizzi, ma piacevole.

martedì 27 settembre 2011

The faculty - Robert Rodriguez (1998)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.Allora, in una scuola dove ci sono gli alieni che si pigliano ad uno ad uno il corpo insegnante a partire dal T-mille/coach, un gruppo di ragazzotti pensa di essere i più fichi e di riuscire a sfangarla, tra loro troviamo Frodo, il tizio che non è il marito di Demi Moore e la Neve Campbel dei poveri (presa, palesemente, dopo il successo di Scream). Ecco, il tizio che non ha fatto that 70’s show scopre che è sufficiente far pippare della droga agli alieni per smascherarli e farli fuori, e giù che tutti si mettono all’inseguimentod ella regina per liberare il pianeta, vuoi che lo sfigatello di Frodo non riuscirà a salvarci tutti di nuovo?!

Diciamolo subito, questo è un film di Rodriguez che non sembra un fil di Rodriguez, troppo contenuto, troppo pacato, troppo senza eccessi o trovate ultra kitsch…
Il film più che essere l’ennesima variazione sul genere sembra piuttosto essere un bignami che cita apertamente nei dialoghi o indirettamente (nella storia, nella presentazione degli alieni o nel cast stesso) tutto quello che c’è stato nella fantascienza da “L’invasione degli ultracorpi” a “La cosa” di Carpenter e si inserisce comunque nel ciclo dei film anni ’90 con gli Aliens vs Teens che vengono battuti con una cosa idiota (da Mars Attacks e le canzoni country o Evolution e lo shampo).

Di per se niente di enorme, ma il film è piacevole, il cast con gustose star del passato che è a gioia di ogni cinefilo nerd intrattiene anche più della trama e tutto sommato vedere un Rodriguez così intento a fare un film da nona vere troppo tempo per le cazzate non capita spesso.

lunedì 26 settembre 2011

Desiderio - Frank Borzage (1936)

(Desire; anche noto in Italia come Canaglie di lusso)

Visto in DVD. Per mera pigrizia ricorro all'amico di sempre il CTRL-C per la trama: Madeleine de Beaupre, una ladra internazionale ruba una collana di perle. Per tentare di sfuggire a un normale controllo di dogana la fa scivolare nelle tasche di Tom Bradley, un ingegnere in vacanza. La donna si lascia seguire, visto che entrambi si stanno recando nello stesso posto e corteggiare da Tony. L'unico scopo di Madeleine è quello di recuperare il gioiello, ma, alla fine, non sa resistere al fascino di Tony e se ne innamora. La ladra, in vista delle nozze, sente il dovere di confessare tutto a Tony che riesce a strapparla dalle grinfie dei suoi complici.

Leggera commediola romantica firmata con stile, ma senza guizzi, da Borzage. I punti di forza sono l’incipit, decisamanete divertente (con una la sequenza della truffa che è un’ottima pagina di commedia degli errori con buoni caratteristi) e gli attori protagonisti. Cooper è fantastico nella parte dell’americano che sprizza americanità positiva e ottimismo da tutti i pori (la cena con il discorso sulla discesa in guerra dell’america è un buon esempio), e la Dietrich è, per me, nel primo ruolo leggero, brava e, per la prima volta, non sensuale.

venerdì 23 settembre 2011

I ruggenti anni venti - Raoul Walsh (1939)

(The roaring twenties)

Visto in DVD.
Tre reduci della prima guerra mondiale tornano in patria dimenticati dai connazionali e finiscono presto nelle fauci della depressione (economica); uno si ricicla come avvocato (mica male), gli altri due (Bogart e Cagney ovviamente) si inseriscono nel giro del proibizionismo.

Film che chiude il genere gangsteristico classico, quello degli anni ’30; un film che affronta l’argomento dall’ultimo punto di vista che rimanesse, quello sociale. Mostra la nascita della deriva criminale degli anni ’20 a partire dalla prima guerra mondiale e ne spiega le mutazioni con inserti quasi documentaristici (nel senso moderno del termine) con voice over (tra l’altro la sequenza sulla crisi del ’29 è una delle scene migliori del film).

Che dire, da un pedigree del genere mi sarei aspettato uno Scarface che mi chiudesse in gloria un genere, invece questo è un film, certamente affascinante per l’approccio, ma decisamente più contenuto nei modi. Non c’è quasi mai una vera empatia (forse per il pessimo doppiaggio della versione italiana, o per l’attrice protagonista indegna e poco credibile sempre), mai un’idea sensazionale e mai una sequenza memorabile (a dire il vero il finale sui gradini di una chiesa è sia un’ottima chiusura, sia un’occasione persa, visto che avrebbe potuto essere molto più enfatico senza perdere credibilità).

La vera nota positiva è Cagney, perfettamente in parte, che da volto ad un personaggio non negativo, ma vittima degli eventi.

giovedì 22 settembre 2011

Perdita Durango - Alex de la Iglesia (1997)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese. Una ragazza, Perdita Durango, dal passato duro che la resa anch’essa piuttosto dura, incontra un santero pazzo con il vizio dei lavori illegali (chessò, dico la prima cosa che mi viene in mente; trasportare feti umani ad una ditta di cosmetici a Las Vegas) e se ne innamora. Prima di ogni misisone, la coppia, deve sacrificare qualche umano (cadavere o vivente) ai suoi dei, prima dell’ultima missione purtroppo succede un po di casino, sono costretti a fuggire portandosi dietro i due ragazzotti che avevano rapito per il sacrificio.

Primo film americano di de la Iglesia, che per l’occasione utilizza i topoi classici degli USA, il road movie, gli ampi spazi, la storia d’amore ecc; ma non rinuncia ai proprio, l’ispanicità, il sangue che scorre spesso (le scene cruenti non mancano di certo e arriva pure a mostrare l’omicidio di due bambini; e siamo solo negli anni ’90!), l’amoralità dei protagonisti, la società in cui sono immersi che è amorale quanto loro (o troppo stupida per esserlo). Se nella storia il regista ci ha messo se stesso, nella regia invece rimane in disparte; niente svolazzi strappa applausi, ma neppure l’originalità e la sicurezza del mezzo che utilizza anche soltanto nel precedente El dia de la bestia.

Per carità il film è dinamico e divertente e certo non è più puritano degli altri (ripeto, ammazzano bambini e tagliano cadaveri come bere un gingerino), però non funziona, risulta confuso, pretenzioso, senza idee originali che non siano palesemente della pacchianate alla Rodriguez (no dico, il carico di feti per l’industria farmaceutica chi poteva pensarlo?!). Complessivamente il film non riesce mai a creare atmosfere realmente disturbanti, cupe o inquietanti (come invece riescono a fare gli altri film del regista nei momenti migliori), al massimo fa arredamento kitsch.

Bardem, nella parte del santero, è sensazionale, sempre credibile qualunque cosa faccia, dallo stupro con la ragazzina, allo squartamento di cadaveri, dalla lotta corpo a corpo allo sputare in faccia sangue alla gente dopo aver mangiato un cuore; riesce a fare tutto e a sembrare sempre e comunque autentico, neanche da dire che rubi completamente la scena alla tenutaria del titolo (e un bravo pure a Gandolfini).

mercoledì 21 settembre 2011

Cabaret - Bob Fosse (1972)

(Id.)

Visto in DVD. Nella Germania anni ’30 una cantante di cabaret (che oggi diremmo Burlesque, ma che tecnicamente credo fosse il Vaudeville) incontra un giovine ed inibito inglese di cui s’innamora, poi c’è un triangolo decisamente equilatero, poi tornano ad essere in due, poi la gravidanza ecc…
Quanti musical coi nazisti hanno fatto?! Io ne conto almeno tre, più di quanti ne abbiano mai fatti sui gatti, o sul re del Siam.

Vabbe comunque, ho visto questo film sull’entusiasmo per l’ottimo All that jazz… beh mai sbaglio più grande. Per carità questo Cabaret è un film curatissimo, con costumi, scenografia e mood che sembra proprio quello degli anni ’30, non una ricostruzione, ma proprio quello originale; gli attori sono bravi e molte canzoni orecchiabili il giusto, le sequenze coreografiche (che riassumono tutto Fosse, con sesso esplicito, cappelli, bastoni, guanti e sedie) che sembrano adattissime ad un night berlinese d’epoza… tuttavia il film è inutile. È la solita storiella d’amore che non aggiunge nulla di nuovo, anzi sembra più inutile della media dato che nona sembra avere ne un capo ne una coda, si dipana per due ore senza suggerire nulla se non la personalità dei personaggi (anche questa molto ben curata). Si insomma è un film con tutte le finiture perfette, ma purtroppo manca della struttura centrale.

martedì 20 settembre 2011

Schegge di follia - Michael Lehmann (1988)

(Heathers)

Visto in tv. Winona Ryder è una delle ragazze in vista della scuola grazie al gruppo che frequenta, lei ci sta stretta in questi panni, quindi quando conoscerà il bel tenebroso Slater comincerà ad ammazzare a uso ridere.

Folle film adolescenziale che comincia come una commedia nera idiota (ed è la parte migliore) per finire con un ending serioso e thrilleristico che francamente stanca, perché rompe il ritmo, rompe il divertimento, rompe le balle e rimane comunque idiota come nella parte iniziale.

Questo è uno di quei film fatti senza pretese coi dialoghi copiati dai discorsi che si fanno d
a ubriachi e che fanno tanto ridere fin quando il mattino dopo non ci si veglia con il mal di testa e un posacenere al posto della bocca, si rilegge quanto detto la sera prima e si chiosa con un “quante minchiate”. Ecco in quest’ottica una commedia teen anni ’80 ci sta, funziona, diverte volontariamente ed involontariamente ed il risultato è più che gradevole (e poi c’è sempre il vantaggio di poter dire, “va che film che facevano negli anni ottanta, si sta meglio oggi anche se c’è la crisi”)… però quel finale li che si prende troppo sul serio, la deriva verso una critica sociale che francamente è ridicola di per se (sempre il solito discorso sugli outsiders nella società…scolastica statunitense) figuriamoci in un film del genere. Nel finale si svacca.

Va detto che sull’internet però questo film sembra essere un piccolo (incomprensibile) cult…

lunedì 19 settembre 2011

Buried, Sepolto - Rodrigo Cortés (2010)

(Buried)

Visto in Dvx. Ogni film dovrebbe iniziare con il protagonista che si sveglia e non sa com’è finite nella situazione in cui si trova; ogni film. A pensarci è proprio questo il peggior difetto di film come Quarto potere o Via col vento.
Se un film del genere poi fa risvegliare il protagonista dentro una bara e tu, spettatore, hai una buona percentuale di probabilità che il protagonisti rimarrà nella bara fino alla fine del film, allora è chiaro che un film del genere devi andare a vederlo al cinema al primo weekend di programmazione pagando almeno 5 euro in più come mancia…
Nello specifico l’ho visto in dvx e me la sono spassata lo stesso.

Ecco il film la cui storia è che Ryan Reynolds è chiuso dentro una bara dall’inizio alla fine. Diciamolo subito, la regia è fantastica, inquadra costantemente in maniera diversa dalla precedente facendo un bignami dei punti di vista di una macchina da presa in una serie di sequenze fantastiche.

La trama invece ha l’indubbio vantaggio di non far cadere quasi mai l’interesse per una storia che, bastava un nulla a far crollare… però, però gli unici veri difetti del film sono proprio qui, da una parte il fatto che la gran parte degli accadimenti siano implausibili (e personalmente di una cosa del genere io me ne frego), dall’altra il fatto che alcune sequenze sono palesemente inutili messe li sono ad aumentare il minutaggio affinché il film duri almeno un canonico 90 minuti (la scena del serpente o quella della telefonata alla madre).

Complessivamente però, tra i film tutti realizzati in un unico ambiente è uno dei meglio riusciti e fra tutti quelli ambientati interamente in una bara è il migliore in assoluto.

sabato 17 settembre 2011

Come ammazzare il capo... e vivere felici - Seth Gordon (2011)

(Horrible bosses)

Visto al cinema. Tre amici sono vessati, ognuno a modo suo, dal proprio capo; dopo una serie di situazioni sempre più gravi decidono che l’unico modo per sopravvivere è fare fuori i loro principali; ma come insegna Hitchcock decideranno che ognuno farà fuori il boss dell’altro per non avere movento e farsi un alibi. Ovviamente le cosa non andranno come previsto.

Diciamolo subito, è divertente. Non ho visto un film comico come questo al cinema da Una notte da leoni. Si ride eccome. E si ride pure su battute pesanti e politicamente scorrette; meglio di così.
Che altro si può volere da un film comico? Che non abbia un finale banale?... peccato ce l’ha, ma è tutto l’andamento della storia che merita e la conclusione prevedibile e prevista non disturba dopo un film del genere.

Poi un encomio all’idea geniale, quella di dare agli attori più importanti le parti minori (non protagonisti) dei boss. Idea magnifica perché in questo modo i tre antagonisti vengono immediatamente caratterizzata dai 2 tic pensati dallo sceneggetore e dal volto dell’attore che li interpreta, basta veramente poco e tutto il background cinematografico e il carisma dei 3 interpreti delinea perfettamente dei personaggi che tutto sommato stanno in scena poco (soprattutto Colin Farrell).

Infine questo è il film dove, finalmente, la Aniston interpreta una ninfomane; si insomma il miglior suo miglior film.

venerdì 16 settembre 2011

Vera Cruz - Robert Aldrich (1954)

(Id.)

Visto in DVD. Data la mia alta professionalità ecco un CTRL-V da wikipedia con la trama, fatto con tutti i crismi.
La vicenda si svolge in Messico nel 1866, durante il breve impero (1864 – 1867) di Massimiliano d'Asburgo, contrastato dalle forze rivoluzionarie dell'ex presidente messicano Benito Juárez, detronizzato dalle truppe francesi di Napoleone III, al seguito del sovrano austriaco. Al gruppo di sbandati statunitesni, ex combattenti nella Guerra civile americana, guidati dall'acrobatico e sorridente a trentadue denti Joe Erin (Burt Lancaster), decisi ad offrire le loro capacità militari, quali mercenari, all'imperatore Massimiliano, si unisce Benjamin Trane (Gary Cooper), anch'egli ex ufficiale sudista fuggiasco dagli Stati uniti d'America a causa di alcune pendenze irrisolte. Al gruppo, sfuggito abilmente alle trappole tese loro dai rivoltosi juaristi, cui farebbero comodo le capacità d'azione dei transfughi americani, viene offerto dall'ambiguo diplomatico marchese Henry de Labordère (Cesar Romero), dietro congruo compenso, l'incarico di scortare, insieme ad un plotone di dragoni francesi comandati dall'antipatico capitano Danette (Graham Stark), la carrozza della contessa Duvarre (Denise Darcel) fino al porto di Vera Cruz. Accettato l'incarico, i due leader del gruppo si accorgono presto che in realtà non è la contessa l'oggetto della scorta, bensì un carico d'oro, celato nel doppio fondo della carrozza e destinato, apparentemente, ad essere imbarcato al porto della città e quindi inviato in Europa per l'acquisto di armi. Ma più d'uno ambisce a papparsi l'oro: in primis, il marchese de Labordère con il suo scherano Danette, poi la contessa Duvarre, che cerca in Erin un alleato ed un sostegno (ed a prima vista anche un amante), e da buoni ultimi Trane, Erin ed i suoi uomini. Ma anche i rivoltosi del generale Ramírez (Morris Ankrum) gradirebbero che l'oro entrasse nelle casse della rivoluzione. Alla resa dei conti finale, con l'attacco delle forze rivoluzionarie volto al recupero dell'oro alla loro causa, Trane, innamoratosi della pasionaria juarista Nina (Sara Montiel), pretende di consegnare ai rivoltosi il ricco carico: Joe Erin non è ovviamente d'accordo e, dopo che il gruppo di mercenari nordamericani, capi esclusi, è stato fisicamente eliminato, la questione viene risolta fra i due a pistolettate.

Certamente il film è per molti versi originalissimo per essere un western “classico”, l’ambientazione è particolare, i protagonisti sono due e non uno solo, entrambi sono moralmente riprovevoli, solo uno lo è più dell’altro, ma entrambi non possono non attirare simpatia. Tuttavia il film non mi ha preso molto, tutto teso in un girare intorno lento e un’azione anni 50 che non soddisfa più, per carità sarà stato anticipatore di almeno un decennio all’epoca, ma oggigiorno appare comunque invecchiato. L’ultima mezzora però è una bella sorpresa, diventa una sorta di noir, un tutti contro tutti, un lavoro di tradimenti e voltafaccia continui fino allo scontro finale. Se anche il ritmo rimane lo stesso di quello della prima ora almeno la trama comincia a dare soddisfazioni.

Bravi gli attori, con un Lancaster che gigioneggia per tutto il tempo ed un Cooper un poco imbolsito per la parte…

giovedì 15 settembre 2011

Alta tensione - Mel Brooks (1977)

(High anxiety)

Visto in tv.
Thriller comico dedicato a Hitchcock. Brooks è uno psichiatra appena trasferito in un manicomio di fama di cui è divenuto direttore causa morte del predecessore. Ovviamente non è stata morte naturale. Indagando sugli ospiti del manicomio scoprirà esserci un famoso industriale di cui conoscerà la figlia ad un convegno, che sia lui la causa della serie di morti che si trascinano anche dopo il suo insediamento?

Solita parodia di genere che, nello specifico, parodia proprio i film del regista inglese in maniera più o meno evidente; palesi le situazioni tratte da Psyco, Vertigo e Uccelli (quest’ultima è forse la scena parodiata migliore). Complessivamente Brooks azzecca alcune situazioni comiche, ha alcune intuizioni geniali (nel viaggio in macchina iniziale la musica enfatica che accompagna uno svelamente che dovrebbe essere sconvolgente, proviene da un autobus che passa a fianco in cui un’orchestra sta facendo le prove, scena che verrà poi ripresa praticamente inalterata nei Simpson), ma complessivamente il film risulta invecchiato, con battute adatte ad un pubblico anni ’50 (ok, sto esagerando, ma mi fa strano pensare che negli anni ’70 ridessero per battute del genere) che ormai non hanno più la forza di sostenere un filmetto senza nessun altra forma di interesse. Frankestein Jr sembra essere una gemma solitaria.

mercoledì 14 settembre 2011

Il giorno della bestia - Alex de la Iglesia (1995)

(El dia de la bestia)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.
Un prete/teologo/studioso dell’Apocalisse capisce il significato criptato nella Bibbia, comprende la data in cui comicerà la fine del mondo (con la nascita dell’anticristo) e, ad intuito, arriva anche a capire che tutto prenderà il via da Madrid(?). Con l’aiuto di un metallaro strafatto e un Giacobbo stiloso e kitsch cercherà di fermare l’inevitabile.

De la Iglesia mette in scena la sua classica commedia nera fatta di perdenti che cercano di sopravvivere in un mondo pessimo comportandosi nel peggiore dei modi possibile (perfetto in questo senso tutto l’inizio del film in cui il prete, per poter incontrare satana e carpirgli informazioni, cerca di compiere più peccati possibili); in questo caso siamo in una Madrid oscura e noiresca che poco ha a che fare con l’immaginario che la capitale spagnola crea normalmente. Ovviamente ci sono più di un momento schiettamente divertente, come sempre nei film del regista spagnolo ci sono diverse sequenze d’azione e il politicamente scorretto… solo nel finale il film si appiattisce un poco nel prevedibile/WTF? e nel serioso, anzi proprio nel momento in cui comincia a prendersi sul serio perde punti.

La regia in questo caso è meno funambolica dei film successivi di de la Iglesia, ma la precisione delle inquadrature, i carrelli e i piccoli piani sequenze e le molteplici inquadrature lo fanno assomigliare, più di chiunque altro, al Tarantino più asciutto (e senza le inquadrature “dal bagagliaio”).

martedì 13 settembre 2011

Faster, pussycat! Kill! Kill! - Russ Meyer (1965)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato. Un trio di lapdancers con la passione per le macchine veloci viene abbordata da una giovane coppietta di adolescentelli, lui con la fissa delle gare di velocità, lei semplicemente irritante. Incomprensibilmente Varla (Tura Satana), la capa del trio, finirà per ammazzare il ragazzo, anziché la ragazza che se lo meritava di più, con colpi di karate degni del Cobra kai. Poi ovviamente devono portarsi via la ragazzetta che sennò le denuncia. Nella loro, poco frettolosa, fuga vengono a sapere di un vecchio in sedia a rotelle pieno di soldi nascosti chissà dove, il vecchio c’ha pure un figlio sexy e ritardato e uno normodotato in tutto; Varla pare interessata, ai soldi almeno. Giunte dal vecchio la situazione esploderà, Varla si farà sempre più aggressiva, il vecchio si dimostrerà psicotico nei confronti delle ragazzine (che sono la causa della sua sedia a rotelle), ci saranno innamoramenti e morte.

Se Lorna era un film girato da dio (con qualche pretenziosità piuttosto idiota), ma dalla storia lentissima, dialoghi ridicoli e attori cani questo film di Meyer mette a posto tutte le pecche (tranne l’ultima) e mantiene il suo stile. La regia è magnifica e curata come nel primo, con scene ragionate per estetica e inquadrature non convenzionali (molte le visuali dal basso) e un buon utilizzo del montaggio; già il solo incipit è veramente magnifico.

Detto ciò risponderò alla domanda che chiunque si farebbe su un film di Meyer, ci sono le tette? Si ci sono, ne ho contate almeno sei superdotate e altre due normodotate. E qui credo che si spieghi l’unica pecca del film, le tre protagoniste non sanno recitare col volto, ma neppure credo sia stato richiesto, loro recitano con le tette e donano anche qualche breve momento di catfight fatto con passione. A conti fatti questo film tratta di tettone che fanno il culo a tutti, mica è Shakespeare. Assolutamente da vedere e rivalutare (pregevole pure la canzone molto da film americano “Faster pussycat”).

lunedì 12 settembre 2011

Niagara - Henry Hathaway (1953)

(Id.)

Visto in DVD. La Monroe progetta di uccidere Cotten, suo marito, con l’aiuto dell’amante, gettandolo dalle cascate del Niagara… purtroppo quando le cose sembrano essere riuscite Cotten “tornerà” dalla tomba e cercherà vendetta. No non è un film di zombie, è un wannabe noir che però non vuole neppure scontentare la casalinga di Winnipeg e quindi ci mette la coppietta felice spensierata come coprotagonista e anche qualche siparietto ironico (ma in stile anni 50).

La regia di Hathaway è canonica e fa di tutto per mostrare le cascate del Niagara in tutta la loro possenza, credo sia stato finanziato dalla pro loco del comune; la storia si dipana senza sussulti o entusiasmi, ligia al già visto e al prevedibile e all’enfasi portata all’estremo. Ho deciso che da oggi disprezzerò garbatamente il sig. Hathaway che fa film dogmatici come “I migliori anni della nostra vita”, ma senza l’ariosità e la voglia di innovare di Wyler.

L’unico motivo di interesse è il cast, che presenta per la Monroe il suo primo grande successo (e mai come in questo film, proprio come diceva Hitchcock, ha davvero il sesso scritto in faccia e non solo…) e un Cotten che però fa tristezza a vederlo recitare una parte del genere…

venerdì 9 settembre 2011

Fear X - Nicolas Winding Refn (2003)

(id.)

Visto in DVD. Un uomo rimane ossessionato dall’omicidio della moglie in un parcheggio avvenuto per motivi ignoti, cerca il colpevole visionando di nascosto le registrazioni delle telecamere di sicurezza. Più grazie al caso che non al proprio acume riuscirà a trovare una pista che lo porterà in un altro stato e lo invischierà in questioni interne alla polizia locale.

Prima prova americana di Refn e quanto di più diverso da Pusher si possa immaginare, se quello era adrenalinico questo è lento, se quello era grezzo questo è curatissimo in ogni dettaglio. Quello che ne viene fuori è un film dalle atmosfere sospese ed inquietanti, dove l’ambiente esterno è tanto perfetto quanto gelido, dove gli edifici e i luoghi trasudano fantasmi, visioni e ricordi che ossessionano il protagonista, tutto è distaccato, il protagonista è chiuso in se stesso e nella sua inutile ricerca di un colpevole tanto da impazzirne e l’intero film risulta non spiegato e senza risposte perché le uniche immagini autentiche sono quelle della sicurezza, tutte le altre possono essere solo il frutto della fantasia. Una fotografia piena e profondità di campo come se piovessero rendono l’ambiente ancora più solido facendolo diventare parte integrante della storia e, in un certo senso, un personaggio (Refn è proprio un regista di luoghi).

Inutile dire che Refn in questo film trasuda Lynch da tutti i pori; le atmosfere sospese di cui sopra, gli ambienti presentati come non-luoghi, la provincia americana dei corridoi d’albergo e delle tavole calde, le risposte che non arrivano se non per dare altre domande, l’impossibilità a credere a nella realtà mostrata, l’insistito utilizzo del rosso ecc, tutto porta a Lynch, anzi tutto porta a Twin Peaks.

Poi il film ha i tempi dilatati come mezzo per raccontare una storia fatta di spazi, però questo certamente non aiuta l’andamento della trama. Di per se un buon film, ma non eccezionale. Ma soprattutto c’era da aspettarsi il fiasco al botteghino che ha ottenuto, il che di per se non è un male, visto che ha portato al fallimento la casa di produzione di Refn costringendolo a dirigere gli altri due Pusher per fare cassa.

PS: non so che farci, ma io quando vedo Turturro, mi vien sempre da ridere. È comico di suo.

giovedì 8 settembre 2011

Il club dei 39 - Alfred Hitchcock (1935)

(The 39 steps)

Visto in VHS. Un uomo viene avvicinato da una donna dopo uno spettacolo finito in un fuggi fuggi generale per un colpo di pistola sparato a caso. La donna si fa portare a casa dell’uomo dove afferma d’essere una spia inglese che cerca di impedire che un’informazione importantissima venga trafugata da spie straniere… purtroppo muore prima di poter dire di più se non “Scozia”… ah già muore con una mappa della Scozia dove è sottolineato un paese dal nome complesso. L’uomo capisce di essere braccato allo stesso modo e cerca di capire cosa sta succedendo andando in Scozia, mentre viene accusato pure dell’omicidio della donna.

Classica trama alla Hitchcock dove l’uomo comune è portato in una situazione estrema dagli eventi, poi incontra una donna e comincia il solito rapporto di coppia alla Hitchcock.

Allora, niente di che ne nel bene ne nel male. Un Hitchcock classico senza infamia, interessa, si fa seguire, diverte, ma la tensione è poca. Per la regia direi che Hitchcock è migliorato col tempo (come sostenne Truffaut direi che i film americani sono migliori di quelli inglesi…), per carità fa un ottimo lavoro, specie negli interni (si veda la sequenza nella casa del contadino scozzese), però niente a confronto con i suoi lavori a partire dagli anni ’40.

mercoledì 7 settembre 2011

Rampage - Uwe Boll (2009)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.
La storia è semplice, un ragazzotto americano messo, più o meno, alle strette dalla società (questo è solo per dare l’idea, in realtà non gli succede praticamente niente) decide che è il caso di fare una strage bella organizzata. Si arma di tutto punto, si veste di kevlar, scende in città e ammazza a più non posso e completamente a caso, SPOILER ammazza i passanti, delle parrucchiere, un barista che gli stava sul culo, un’inserviente di tavola calda verso cui non provava molto se non comprensione, un po di gente in banca, pure un suo amico, lo veste con la sua armatura, gli mette le sue armi addosso poi se ne torna bello tranquillo a casa. FINE SPOILER.

Questo è il film più nichilista che abbia mai visto negli ultimi tre giorni. La storia semplice e lineare è però preceduta da una mezzoretta preparatoria, dove il protagonista si diletta in discorsi anarchico-insurrezionalisti, viene mollato dai genitori che gli chiedono di diventare indipendente offrendogli effettivamente parecchio aiuto e tutto sommato cazzeggiando in giro per il paese; in definitiva il protagonista risulta un viziato ragazzo medio senza aspirazioni che decide di ammazzare tutti; poi nel finale si scoprirà che è pure piuttosto matto… matto e stronzo comunque. Quello che però viene costantemente suggerito è che questa non è la situazione estrema, ma la normalità e che la differenza fra il fare una strage e continuare a subire sta tutta nella volumetria delle palle che si hanno.

Boll, che non conoscevo se non per fama non è che mi sia apparso come il peggior regista di sempre; oggettivamente l’uso della camera a mano da un maggiore senso di realtà, ma probabilmente è usata perché ormai non si può più fare un film in cui si spara senza usare la camera a mano. Salvo il fatto che mi irrita sempre, in questo caso ci sta pure benino…

Bellissima (anche se stupidamente enfatica) la scena al bingo, dove tutti quei vecchiotti (e non solo) sono troppo presi dal gioco per notare un tizio armato di due mitra che gli passeggia accanto.

martedì 6 settembre 2011

Un giorno di terrore - Luther Davis (1964)

(Lady in a cage)

Visto in Dvx, in lingua originale con sottotitoli in italiano. Una donna (Olivia de Havilland) recentemente vittima di una frattura all’anca vive in una grande casa in cui ha fatto installare un ascensore, vive da sola con il figlio, che se ne va per una breve vacanza. Subito dopo la partenza del figlio un guasto al cavo che porta la corrente elettrica all’edificio blocca la donna proprio nell’ascensore. Le cose sembrerebbero tragiche, bloccata senza cibo ne acque ne alcuna possibilità di contatti con il mondo esterno… se non fosse che presto le cose peggiorano, quando la sua insistenza nel suonare l’allarme (che sbatte pesantemente contro l’indifferenza di chi passa per la strada) attira l’attenzione di un avvinazzato vagabondo, il quale, entrato in casa, capisce cosa accade e va a chiamare un’amica dai bassifondi per depredare tutto il predibile (guardandosi bene dall’aiutare la donna). Le cose possono sembrare tragiche, ma presto peggiorano, nel momento in cui un gruppo di 3 balordi (tra cui un esordiente James Caan) si accorgeranno degli strani movimenti del vecchio e capiranno cosa sta accadendo, prenderanno in mano la situazione, rubando, vandalizzando e uccidendo. Ovviamente le scene migliori sono tutte per il lungo finale, quando lo scontro fra la de Havilland e Caan diventa fisico, lui cerca di uccidere lei, lei acceca lui e tenta la fuga uscendo di casa e gridando disperatamente di nuovo fra l’indifferenza di chi passa per la strada (compresa la polizia impegnata a scortare un politico).

Ecco questo è un proprio un film da vedere, ha difetti enormi, ma permette il lusso di godersi James Caan che rutta in faccia ad Olivia de Havilland. Questo è il motivo principale, poi neanche il resto del film è malvagio.

La storia, che qui non ho detto nei dettagli perché c’è pure una questione con il figlio della protagonista che rimane aperta, inizialmente mi si presenta come il classico film girato tutto in un unico ambiente, quindi il solito virtuosismo piuttosto pretenzioso, ma presto mi va più dalla parte di un Funny games dal sapore di Natural born killer per la critica sociale di bassa lega (e piuttosto enfatica, vero punto debole del film), per finire in un drammone umano e famigliare come pochi. Alla fin fine questo è tutto un film sull’indifferenza (dichiarato fino alla prima scena dell’investimento del cane a cui nessuno fa caso), dove tutti non si curano di ciò che gli accade intorno o del male che causano direttamente o indirettamente.

La regia è pesantemente ‘60s con zoomate qui e là, macchina da presa mobile talvolta pure a caso e inquadrature da punti di vista non convenzionali; si sente che è datata, ma in realtà è dinamica e non crea confusione, quindi buona. L’interpretazione di Caan è stupenda, gigioneggia con fare strafottente e sopra le righe come un Ledger che fa il Joker o un Nicholson in quasi qualunque film. Poi c’è la de Havilland; che la de Havilland non può non piacere; la de Havilland (oltre a esser stata una bellissima donna) è una che mi passa dal Via col vento ai noir psichiatrici di Aldrich con la stessa naturalezza con cui si cambia le scarpe; e ovviamente fa pure sti film dove viene brutalizzata dall’inizio alla fine.

Un bel film dimenticato, ma da riprendere in mano assolutamente, che è pure l’esordio col botto di James Caan.

PS: i titoli di testa molto anni sessanta sembrano una scopiazzatura di Saul Bass, solo più disturbanti; in effetti creano un ambiente malato già così, il che non li rende belli (sarebbe eccessivo), ma funzionali

lunedì 5 settembre 2011

Nessuna festa per la morte del cane di Satana - Rainer Werner Fassbinder (1976)

(Satansbraten)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.Non conosco ancora molto bene Fassbinder, ma, a quanto pare, gli piaceva molto sorprendere il pubblico con repentini cambi di registro; e si vede, a soli due anni da Un anno con 13 lune si mette a girare questo film; una farsa urlata e ironica sull’arte e sul suo rapporto con la società (borghese).

Un poeta rivoluzionario non riesce più a scrivere e si trova in una cronica mancanza di soldi, vive con la maltrattata (ma solida) moglie ed il fratello ritardato che colleziona mosche (è lo stesso Spengler che sarà il protagonista delle 13 lune), nel mentre intreccia rapporti amorosi/sadomasochisti con diverse donne e prostitute. I suoi insistenti tentativi di scrivere di nuovo lo porteranno involontariamente a copiare Stefan George e sarà in quel momento che penserà che fra loro due (il protagonista ed il defunto poeta tedesco George) ci sia una sorta di connessione e tenterà pertanto di copiarlo in ogni ambito della sua vita, nei versi, nell’aspetto, nei vestiti fino ai gusti sessuali (Stefan George, come dice la moglie del protagonista, ha inventato l’omosessualità).

Il film come detto è una farsa casinista e sopra le righe praticamente in ogni momento, ma nonostante questi ed altri difetti risulta decisamente ironica e a tratti divertente, veicolando il messaggio (il crollo dell’arte sottoposta al peso della condiscendenza e del gusto borghese tutta improntata al guadagno e non alla creazione di idee nuove ecc….) tutto sommato con leggerezza.

Fassbinder si fa riconoscere decisamente nell’incipit dove una serie di inquadrature che fanno capire chi comanda lasciano il segno, poi affoga in una regia perfetta formalmente, ma portata avanti con il pilota automatico.

Non un capolavoro, ma decisamente originale, utile per vedere un Fassbinder meno tetro del solito.

venerdì 2 settembre 2011

Notorius, l'amante perduta - Alfred Hitchcock (1946)

(Notorious)

Visto in DVD. Grant è una spia americana che assolda la Bergman (figlia di un collaborazionista nazista) per incastrare Rains una sua vecchia fiamma, tedesco, che lavora in Brasile in oscuri traffici; purtroppo anche lui si innamorerà della donna e il lavoro diventerà sempre più difficile.

Stupendo film di Hitchcock che mescola il melodramma sentimentale con il mystery, mix che gli riesce benissimo come il successivo Vertigo. Ecco, qui sembra esserci il meglio di Hitchcock, non limitandosi a fare un film giallo canonico mette in risalto alcune capacità davvero notevoli, tutta la lunga scena finale è un capolavoro, di romanticismo con l’incontro tra Grant e la malata Bergman e di minaccia suggerita messa in un ambiente che più borghese non si può, con la parte della “fuga”. Affascinante anche il gioco delle parti tra i due protagonisti che non esplicitano mai (almeno Grant) i sentimenti se non quando sembra troppo tardi. Curioso anche notare come il buono della vicenda subordini i propri sentimenti al dovere di stato risultando spesso sprezzante e aggressivo, mentre il nazista della vicenda risulta mostrare un sentimento ingenuo ma onesto… questo Hitchcock fa sempre vedere un lato positivo nei nazisti.

L’altro grande pregio del film è nella regia. Se Hitchcock è sempre grandioso qui lo è di più. La famosissima scena della festa in cui da un’inquadratura a campo lungo finisce sul dettaglio della mano con la chiave della cantina è solo al punta dell’iceberg. Mille sono i momenti meritevoli, i continui ed insistenti dettagli sparsi per tutto il film, il primo piano dei due innamorati che li segue per le varie stanze nella loro prima scena d’amore nell’albergo, l’inquadratura che suggerisce l’avvelenamento tramite il caffè senza bisogno che nessuno l’abbia mai detto e la successiva inquadratura della tazzina che incombe sulla Bergman, ecc…

Un film sorprendentemente buono che mette in ombra anche gli altri film dello stesso regista; probabilmente uno dei migliori Hitchcock anni ’40.

giovedì 1 settembre 2011

Zombi Holocaust - Marino Girolami (1980)

(Id.)

Visto in Dvx.
A New York vengono rubati pezzi dai cadaveri dalla scuola di medicina e, WTF, si decide di non avvertire la polizia, un po’ perché senno dopo magari vuole pure venire in sala operatoria ad indagare e un po’ perché sarà uno studente diligente che vuole esercitarsi a casa… e invece è un cannibale che si bulla nello strappare i cuori e mangiarli freschi freschi. Pare non essere l’unico, ma altri negli stati uniti sono stati rintracciati, tutti quanti sembrano essere originari delle Molucche; vuoi che un ispettore e la bionda dottoressa con la passione dell’antropologia non vadano a vederci più chiaro? Una volta giunti laggiù troveranno una tribù violenta e assetata di sangue che… (e finalmente arriva lo zombie del titolo) teme solo alcune creature zombesche che popolano l’isola…

Film realizzato palesemente ricalcando i successi di “Cannibal holocaust” e “Zombie 2”, talmente palese che la trama immotivata attacca col bostik la presenza degli zombie, andando avanti con il cannibalismo per la maggior parte del tempo (che poi perché i molucchesi spolpino cadaveri negli USA non sarà mai spiegato).

Forse in parte vuol mostrare che il vero selvaggio è l’uomo civilizzato che rovina tutto e non chi vive in un’apparente inciviltà; ma se questo concetto era espresso per tutto “Cannibal holocaust” e detto solo alla fine di quel film, qui viene chiaramente espresso nelle primissime scene e mostrato, a mala pena, nelle ultime.

Il cast si distingue soprattutto per l’insolita capacità di recitare con le chiappe al posto delle guance dall’inizio alla fine, nessuno escluso, mentre i dialoghi sembrano copiati da un harmony e poi mischiati a caso.

Ok, però non voglio si pensi che ne stia parlando male; certo non è un’opera geniale ed è pure mal realizzato, ma talmente male che fa il giro; il ritmo non cede mai alla noia in nessun momento; lo splatter abbonda ed è pure realizzato in maniera sufficientemente credibile (tranne il manichino a cui si stacca un braccio cadendo, mentre l’attore dopo mica è monco); quando il film diventa idiota riesce ad essere (involontariamente) comico, il che è un bene; c’è uno scienziato pazzo come non se ne vedevano dagli anni ’50 che vuol fare il solito trapianto di cervello da donatrice donna a ricevente uomo; due tette messe li al posto giusto; un motore di un motoscafo usato per scavare la faccia di uno zombie; ed infine, talvolta c’è pure una musica anni ’80 che noi ggiovani definiremmo truzza, ma che oggigiorno Refn userebbe in un film serissimo. Più di così cosa si può desiderare? Il film è godibilissimo e consigliabile a chi ama il genere.